Le barriere coralline potrebbero sparire quasi completamente entro il 2100 a causa dell’intensificarsi del cambiamento climatico che innalza le temperature degli oceani e ne aumenta il livello di acidità. A dirlo è uno studio dell’Università delle Hawaii Manoa, secondo cui a partire dal prossimo secolo saranno ben pochi gli habitat marini adatti alla sopravvivenza dei coralli.
Un esempio della difficile situazione di questi animali marini è rappresentato dalla Grande barriera corallina, che ha una lunghezza di 2.300 chilometri. Ormai da anni questa colonia di coralli deve affrontare diversi processi di sbiancamento legati all’incremento delle temperature. Ondate di calore marino nel 2016 e nel 2017 hanno ucciso circa la metà dei coralli in questa zona, così come in altri habitat del pianeta. Chissà se i cambiamenti apportati dal Coronavirus in questi giorni stanno dando un segnale di ripresa anche lungo la Barriera.
Zone più adatte al ripristino
Lo studio ha inoltre cercato di individuare quali zone sarebbero state più adatte al ripristino, una volta che si fosse verificato lo scenario più drastico prospettato. Tuttavia è emerso che non ci sarebbero zone adatte a consentire un reinserimento di specie coltivate in laboratorio, e che anzi entro il 2045 la metà degli attuali habitat sarà compromesso, dato che si estenderà alla quasi totalità dei coralli nel 2100. Le uniche opzioni a disposizione potrebbero essere la Bassa California e il Mar Rosso, ma a causa della vicinanza con i fiumi questi habitat non avrebbero secondo gli studiosi caratteristiche ottimali.
Chissà se i cambiamenti apportati dal Coronavirus in questi giorni stanno dando un segnale di ripresa anche lungo la Barriera.
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