Il flupyradifurone, pesticida di nuova generazione, compromette la sopravvivenza e il comportamento delle api. Un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari (Disafa) dell’università di Torino, coordinati dal professor Simone Tosi, ha portato alla luce i reali effetti di breve e lungo termine di questo pesticida, finora indicato come “sicuro per le api”.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista del gruppo Nature Communication biology. I ricercatori dell’ateneo sabaudo hanno elaborato un nuovo metodo per la valutazione dei rischi a lungo termine dei pesticidi, che è stato poi applicato in sei laboratori di altrettanti paesi d’Europa e Nord America. “Questo è un passo particolarmente importante perché, attualmente, i processi di approvazione dei pesticidi variano da Paese a Paese”, commenta in una nota stampa il professor Tosi.
L’esperimento ha riguardato diversi insetti impollinatori: molteplici sottospecie di api da miele sono state esposte a differenti livelli di contaminazione da flupyradifurone. È emerso che un’esposizione anche minima può provocare il disfunzionamento comportamentale delle api, come la perdita di coordinazione e l’iperattività. Se l’esposizione a questo insetticida neurotossico sistemico di nuova generazione, registrato per la prima volta nel 2014, è prolungata si provoca la morte delle api.
Inoltre, da precisare che gli studi hanno valutato la sicurezza per gli impollinatori sugli impatti letali e a breve termine, ma le api possono esposte ai pesticidi sul polline o sul miele fino a diversi mesi e, se non muoiono subito, possono avere alterazioni comportamentali che ne riducono la vita e la salute. “Per salvaguardare le api e il nostro ambiente, gli effetti letali e comportamentali a lungo termine dovrebbero essere regolarmente valutati, proprio perché i nostri risultati sollevano preoccupazioni sull’impatto cronico dei pesticidi sulla salute degli impollinatori su scala globale”, conclude Tosi.
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