Si muore silenziosamente a causa dell’amianto, ma il picco delle morti e malattie riconducibili a questo materiale, si avrà in questi anni, in seguito ai suoi effetti devastanti che si manifestano dopo venti, trenta o anche quarant’anni. A trent’anni dalla legge n.257/92 di messa al bando dell’amianto, è necessario riaprire una questione rimasta irrisolta. 

Secondo i dati Inail, sono 1.500 le diagnosi annue di mesotelioma, per i tumori dei polmoni invece, ogni anno si registrano da un minimo di 3mila ad un massimo di 6mila vittime riconducibili all’amianto, tenendo presente che sono stime per difetto.

Il tema è stato affrontato al Convegno nazionale amianto “Trent’anni dalla legge n.257/92 di messa al bando dell’amianto – Sindacato e Istituzioni a confronto su proposte e soluzioni nelle tre macroaree salute, ambiente e previdenza”, organizzato dal Cnel e da Cgil, Cisl e Uil nella Giornata nazionale dedicata ai morti sul lavoro e alle vittime dell’amianto.

Le principali criticità 

Angelo Colombini, segretario confederale Cisl, ha introdotto il tema facendo il punto sulle maggiori criticità, che dopo 30 anni rimangono: una mappatura non omogenea sul territorio nazionale dei siti, il fatto che si debba ancora prevedere un rafforzamento e finanziamento per garantire sul territorio nazionale un censimento, il tema delle bonifiche che vanno fatte e velocizzate, garantendo un incentivo Inail a tutte le imprese che fanno richiesta di contributi per la bonifica e che invece vengono escluse. 

E poi, il problema dello smaltimento: l’Italia non ha un numero di impianti sufficienti a smaltire l’amianto, oggi sono solo 19, quindi esportiamo all’estero, soprattutto in Germani e Spagna. Sarebbe invece utile prevedere dei depositi temporanei di prossimità, almeno uno per ogni regione e a chilometro zero. 

Il tema della ricerca, sorveglianza sanitaria e cure: i risultati raggiunti sono  importanti, ma c’è bisogno di continuità e di attività di verifica costanti. Si registrano ritardi importanti in regioni quali l’Abruzzo e la Campania dove sono state sospese le attività dei Cor (Centri operativi regionali deputati alla ricerca attiva dei casi di mesotelioma nel territorio di propria competenza). Inoltre, bisogna mantenere alta l’attenzione sui lavoratori dell’edilizia, tra i più esposti all’amianto, nonché sui lavoratori dedicati alle bonifiche.

Colombini ricorda il lavoro fondamentale svolto dall’Inail che dovrebbe essere maggiormente coinvolta sullo studio epidemiologico di tutti i tumori di origine professionale. Conclude:“Necessaria la riapertura dei termini per tutti i settori, affermando tra i diversi criteri la parità di trattamento previdenziale, diritto che deve essere riconosciuto a tutti, la malattia è democratica in questo caso. Importante il tema dell’accesso alla pensione per coloro a cui viene riconosciuto il mesotelioma. Infine, bisogna ripensare il Fondo per le vittime da amianto, inconcepibile la resistenza ad aumentare le prestazioni economiche, deve essere data una risposta pertinente alle famiglie”. 

I dati del Sistema nazionale di protezione ambientale

Il presidente del Snpa (Sistema nazionale di protezione ambientale) Stefano Laporta, ha ricordato le enormi quantità di amianto da smaltire, pari a 30 milioni di tonnellate, dovute al fatto che per le sue caratteristiche quali: resistenza alle alte temperature, proprietà fonoassorbenti e termoisolanti, che si lega facilmente con altri materiali da costruzione, è stato ampiamente impiegato in Italia fino agli anni ’80, anche negli edifici scolastici.

“Con il Decreto 18 marzo 2003 n.101 è stato previsto che fossero regioni e province autonome a mappare la presenza di amianto sul territorio e a definire gli interventi urgenti. Ad oggi, risultano censiti circa 108mila siti interessati dalla presenza di amianto, ma ci sono dei buchi nella mappatura, che la Snpa sta cercando di colmare”.

rifiuti da amianto per regione

Nel 2019, la produzione nazionale è stata di oltre 271mila tonnellate, la Lombardia presenta ben 76mila tonnellate di rifiuti da amianto, il 28%, di cui il 96% circa derivano da materiali da costruzione. Seguono il Veneto con 49mila tonnellate e l’Emilia-Romagna con circa 37mila tonnellate. La Toscana domina al centro con 15mila tonnellate, al sud la Puglia presenta i maggiori quantitativi prodotti con sette mila tonnellate. 

trend produzione rifiuti amianto

Nel 2019, il trend del quantitativo prodotto è stato decrescente rispetto al 2015, con una diminuzione di circa 98mila tonnellate, pari al 26,5%. Anche se potrebbe sembrarlo, non è una buona notizia, perché significa che le attività di bonifica non sono state pienamente attuate.

I rifiuti da amianto complessivamente gestiti in Italia sono pari a 275mila tonnellate, a cui se ne aggiungono 28mila che vengono esportate per essere smaltite in Germania e Spagna, quindi il totale complessivo è pari a 303 mila tonnellate. Queste vengono smaltite in discariche operative, attualmente 19 impianti, di cui 15 per rifiuti non pericolosi e quattro per rifiuti pericolosi, quasi unicamente smaltiti in discarica.

Le maggiori criticità riscontrate da Snpa

Tra le maggiori criticità, in primo luogo si riscontra la scarsa disponibilità di discariche sul territorio nazionale, 19 sono ritenute certamente insufficienti e contrarie al principio di prossimità. Fondamentale dunque un’implementazione del sistema impiantistico per garantire il fabbisogno dello smaltimento dei rifiuti contenenti amianto. Deve essere individuato a livello regionale il fabbisogno di smaltimento, anche sulla base della presenza di eventuali impianti di inertizzazione, nonché definire il potenziale fabbisogno impiantistico.

Gli impegni del ministero della transizione ecologica

Laura D’Aprile capo Dipartimento per la Transizione ecologica e gli investimenti verdi (DiTei) ha illustrato gli impegni concreti del ministero in materia, tra cui le bonifiche svolte o che stanno concretamente andando avanti, come nei casi del Sin di Casale Monferrato (a fine 2019 risultava già bonificato), il Sin di Balangero, dove è in corso un procedimento di messa in sicurezza della cava stessa; il Sin di Bari Fibronit, quello di Buoni su cui il primo lotto è stato completato nel 2015, il Sin di Biancavilla e la perimetrazione delle officine di Bologna. Il ministero ha messo a finanziamento circa 987 milioni di euro per altri siti. 

“Spesso la mancanza di capacità di spesa del comparto ambiente e lavoro dei bandi Inail, dichiara D’Aprile, non permette che le risorse esistenti vengano coordinate e così i progetti non vengono messi a terra. In merito alla mappatura: la Direzione del Mite raccoglie i dati regionali che ogni anno le regioni inviano entro il 30 giugno, a questo fine è stata implementata una piattaforma per raccoglierli e sono state finanziate tecnologie di telerilevamento per eseguire mappature più precise, con analisi spettrali attraverso i droni. Stipulata inoltre una convenzione con Invitalia per cercare di sviluppare la standardizzazione dei dati”. 

Tra gli interventi necessari, conclude D’Aprile: “Abbiamo solamente 19 discariche operative che possono accogliere amianto, è una condizione che non consente di gestire i rifiuti secondo un criterio di prossimità, dunque abbiamo fatto degli interventi correttivi con il Programma nazionale di gestione dei rifiuti, strumento strategico di indirizzo della pianificazione regionale e, grazie ad esso, istituito un tavolo con tutte le regioni e, sono stati individuati i gap impiantistici. Rimane la necessità di individuare a livello regionale non solo le discariche, ma anche ad esempio l’inertizzazione dei volumi di materiali pericolosi o altre tecnologie innovative. Quindi, bisogna spingere su una gestione secondo criteri di prossimità, come abbiamo fatto per la frazione organica dei rifiuti nelle regioni. Da parte del ministero, massima disponibilità all’ascolto e a cercare insieme soluzioni”.

L’aspetto della salute

Il Ministero della Salute mette a disposizione per monitorare e prevenire le malattie da amianto un Piano nazionale della prevenzione, la cui finalità principale è di avere dei programmi predefiniti per tutte le regioni che riguardano la prevenzione del rischio cancerogeno professionale e delle patologie professionali dell’apparato muscolo-scheletrico, il che permette di avere un buon dialogo tra territori e Ministero.

Lo stato della sorveglianza epidemiologica

La disponibilità dei dati dimostra che oggi il nostro Paese si trova nel punto di maggiore incidenza del mesotelioma, ma in questo quadro la sorveglianza epidemiologica cosa può fare? 

Secondo Alessandro Marinaccio, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’Inail, può aprire la strada e connettersi agli strumenti di prevenzione. 

Il ReNaM (Registro nazionale del mesotelioma) è organizzato come un network regionale di ricerca dei mesoteliomi, che può entrare in connessione con l’identificazione dei rischi. In seguito a quest’ultima, oggi l’esposizione al rischio non dovrebbe esserci, invece la sorveglianza epidemiologica porta alla luce circostanze di esposizione non note ed inattese, con evidenti riflessi sulla prevenzione dei rischi e sull’efficienza  del sistema assicurativo.

“Sorvegliare i casi e portarli alla luce per fare prevenzione e stimare la dimensione dei casi dell’esposizione ambientale è fondamentale, ad esempio in regioni quali  Campania e Abruzzo, si registra l’assenza di rilevazione dei dati, esistono difficoltà in Molise, Sardegna e Calabria. Invece, il sistema ReNaM ha bisogno oggi più che mai di essere rinforzato, perché rafforzare la sorveglianza epidemiologica su questo tema permette di incrementare la sorveglianza dei rischi. Pertanto, bisogna rendere sistematico, agevole e uniforme fra le regioni l’accesso da parte dei Centri operativi regionali ai dati sanitari, occupazionali e previdenziali dei soggetti di interesse per il Registro”.

Le recenti stime dell’impatto dell’amianto in termini di mortalità

Lucia Fazzo, Dipartimento Ambiente e Salute, Istituto Superiore di Sanità ha esposto lo studio che fornisce una stima complessiva del carico di mortalità per malattie relative all’amianto, al fine di indirizzare nel modo migliore possibile le attività di prevenzione e assistenza alle vittime. L’amianto è un cancerogeno certo in tutte le sue forme e oltre alle malattie neoplastiche  (mesotelioma, tumore polmonare, ovarico e della laringe), causa asbestosi, placche e ispessimenti pleurici. 

A livello globale, il livello di malattie amianto-correlate è stato stimato intorno ai 231mila decessi/anno.

mortalità per mesotelioma

In Italia, nel periodo 2010-2016, ci sono stati 7.660 decessi per mesotelioma che hanno interessato gli uomini e, 2.947 le donne. I dati confermano che siamo nel pieno dell’epidemia, il dato è infatti in crescita a partire dal 2010 sia tra gli uomini che tra le donne. La mortalità per asbestosi registra per lo stesso periodo: 361 deceduti uomini e 44 donne, è meno letale, ma in termini di sanità pubblica si dovrà comunque tenere conto dei malati. 

Le stime dei deceduti per tumore del polmone da amianto (2010-2016) rivelano 2.718 decessi/anno per gli uomini e 112 per le donne. Mentre quelle per tumore ovarico attribuibili all’amianto sono 16 donne/anno, ma  dipende dal settore occupazionale.

Pertanto, complessivamente nel periodo 2010-2016 in Italia, sono stati stimati 4.410 decessi/anno per esposizione ad amianto, di cui 3.860 maschi e 550 femmine. Sono 1.515 quelli causati da mesotelioma maligno, 58 da asbestosi, 2.830 da tumore polmonare e 16 da tumore ovarico. 

“Questi dati però, come afferma Fazzo, potrebbero essere sottostimati a causa della mancanza di dati, ad esempio non sono considerati i lavoratori del settore delle costruzioni, anche se sappiamo che sono numerosi, così come il settore tessile è sottostimato per il tumore dell’ovaio”.

Il Fondo per le vittime da amianto 

Elio Munafò presidente Fondo Vittime Amianto ha parlato di come il ritardo nell’adottare misure adeguate per le vittime da amianto, sia stato successivamente recuperato grazie alla spinta impressa da parte dei sindacati. Infatti, nonostante l’Italia sia stato uno dei primi Paesi a livello europeo a fare una legge sull’amianto nel 1992, è solo nel 2007 che viene istituito il Fondo per le vittime, il quale solo dopo altri sette anni, nel 2014, comprenderà anche le vittime non professionali, grazie ad una grossa mobilitazione.

Nel 2014, le prestazioni del Fondo sono state estese ai malati di mesotelioma, dovuto a esposizione ambientale o familiare. Inizialmente, era prevista soltanto una prestazione aggiuntiva alla rendita Inail per i lavoratori affetti da malattie asbesto-correlate riconosciute di origine professionale. 

“Noi, conclude Munafò, vogliamo che la platea degli aventi diritto all’accesso al Fondo venga tutta riconosciuta, non bisogna fermarsi, ma il Fondo da solo non può fare molto senza i Por e il sistema sanitario nazionale. Il Fondo è stato allargato e le risorse dedicate sono aumentate, però il Fondo di sostegno alle famiglie deve vedere ampliati i propri compiti”.

Gli impegni delle Istituzioni e dei Sindacati

ministro della salute Roberto Speranza
Ministro della Salute Roberto Speranza

A concludere la giornata, gli interventi del ministro della Salute, Roberto Speranza, che afferma: “L’Italia è tra i primi Paesi ad imporsi una legislazione nazionale sul tema, ma ancora tanti sono i Paesi nel mondo che non si sono dati una legislazione. Con il Snps – Sistema nazionale di prevenzione salute, approvato alla metà di aprile, per i rischi da ambiente e da clima, l’obiettivo di fondo è di avere una rete di prevenzione sanitaria costruita dai dipartimenti di prevenzione e poi avere un sistema di monitoraggio sul territorio di natura ambientale, costituito dalle Arpa. Queste due reti, una di sorveglianza, l’altra di monitoraggio ambientale erano sconnesse, ora con mezzo miliardo di euro a disposizione, metteremo a sistema questi due elementi cruciali per farli parlare tra loro, in modo che si crei un sistema organico e che possa consegnarci un approccio nuovo. La strategia di fondo che ci guida è la strategia “One Health” indicata dall’Oms, cioè una sola salute unica, facendosi carico della salute e del benessere animale e dell’ecosistema in cui viviamo. L’uomo non può stare bene dove stanno male animali e ambiente, dunque l’Snps ci consentirà di fare un passo in avanti significativo per il futuro, se lo avessimo fatto in passato probabilmente oggi avremmo potuto evitare alcuni dei problemi attuali”.

Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, dichiara: “Quest’anno, abbiamo riconosciuto una prestazione aggiuntiva del 15% che ha interessato anche i malati di mesotelioma non direttamente coinvolti nel lavoro. La misura delle prestazioni può essere ulteriormente alzata, ho provato a fare un riordino complessivo della normativa in materia, per questo ho dato mandato all’Inail di definire una proposta di aggiornamento del quadro regolatorio, proprio per superare questa frammentazione e poter affrontare compiutamente il fenomeno. Sulle tutele dei lavoratori del settore edile che potranno essere interessati dal fenomeno, anche in questo caso la migliore garanzia è quello di applicare le norme, qui c’è poi tutto il tema dei controlli, ma bisogna fare ciò che prescrive la legge. Il rischio può aumentare con i nuovi cantieri delle grandi opere, a questo proposito è stato siglato un accordo tra Inail e FS, quindi i protocolli che stiamo facendo sperimenteranno anche la prevenzione del rischio”.

“I lavoratori, conclude Orlando, devono essere formati e informati, ma anche gli ispettori del lavoro, abbiamo potenziato l’ispettorato e, a breve, faremo il concorso per altri 1.249 dipendenti. Il potenziamento sarà del 65% e sul fronte della vigilanza è stata prevista una specifica formazione sulle malattie da asbesto, in modo da evitare l’esperienza passata”.

Infine, i sindacati si dicono uniti nel voler affrontare le criticità sul tema, ma per farlo bisogna fare sistema, il che significa anche affrontare ritardi e disfunzioni ancora aperte. Le tutele devono riguardare tutti, non solo i lavoratori, ma anche gli “esposti”, la giornata odierna deve mettere al centro il tema delle bonifiche, per farlo diventare un elemento strategico, nonché lavoro. Rimane l’espressa volontà di partecipare attivamente ai tavoli presso tutti i ministeri interessati, in modo da fare un lavoro coordinato e riattivare un tavolo partecipato per affrontare in maniera sistemica il tema.


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Professionista delle Relazioni Esterne, Comunicazione e Ufficio Stampa, si occupa di energia e sostenibilità con un occhio di riguardo alla moda sostenibile e ai progetti energetici di cooperazione allo sviluppo. Possiede una solida conoscenza del mondo consumerista a tutto tondo, del quale si è occupata negli ultimi anni.