
I punti salienti del Manifesto della Meccanica 2025
Il fallimento e gli insegnamenti di Industria 5.0
Insomma serve un piano di ascolto continuo e una politica il più possibile in grado di permettere alle imprese di pianificare come più volte richiesto dalle imprese di diversi comparti. Perchè come sollecita Marco Nocivelli, vicepresidente Confidustria con delega alle politiche industriali: “le misure non possono avere il termine ghigliottina del Pnrr“. Per cui suggerisce sarebbe “Utile immaginare piani strutturali a tre anni”. Magari ispirandosi in parte ala misure della industria 5.0 per quanto scontenti in vari punti.
“Il Mimit agisce bottom up evidenziando ascolto delle istituzioni alle industrie” interviene Marco Calabrò, capo dipartimento per le Politiche per l’impresa al ministero. Che rassicura “faremo tutto quello che serve per portare a compimento il 5.0 ma non credo che verranno adottate nuove modifiche”.
Il Piano ad oggi ha un successo del solo 10% il che potrà comportare presto dei cambiamenti anche radicali. “Occorre prendere una decisione in occasione della prossima e forse ultima revisione del Pnrr. Questo vuol dire probabilmente riprogrammare queste risorse la cui stima che circola è di tre miliardi”.
“Uno scenario che vorremmo non dimenticasse le Pmi” incalza Almici. “Si tratta di liberare risorse nazionali che potranno tenere conto anche delle esigenze di Pmi” sorride Calabrò che sottolinea come il tema della fiscalità introdotta dal 5,0 andrà aumentando come sistema e vedrà anche una attenzione sempre più grande legata alla premialità della produzione europea.
“All’interno di un ripensamento strutturali immaginiamo che questa tipologia di spese possa rientrare in uno strumento come credito di imposta o similare che si andrà a definire una volta terminata la 5.0″ aggiunge.
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