Ritorno alle origini: minerali critici e geotermia

Sfide e opportunità per l'Italia nel contesto del CRMA. Se ne parla all’Italian Geothermal Forum

Di certo, c’è che in Italia ci sono materie critiche e brine geotermiche. Di incerto, c’è praticamente tutto il resto. A partire da una vetusta disciplina del settore minerario: il Regio Decreto 29 luglio 1927, n. 1443.

Ma cosa sono queste brine, il cui nome suscita freddo, quando invece si tratta di acque sotterranee caldissime, con temperature tra i 100 e i 200 °C?

Nel contesto dell’Italian Geothermal forum, che si sta svolgendo a Roma tra l’11 e il 12 marzo,  si parla dell’argomento poiché le risorse minerarie hanno da sempre rivestito un ruolo cruciale nell’economia, soprattutto a fronte delle attuali sfide energetiche e ambientali.

L’attenzione è tornata a concentrarsi sulle materie critiche, in particolare quelle presenti nelle brine geotermiche: fluidi che, attraverso il processo di lisciviazione, assorbono minerali dalle rocce circostanti. Questa capacità li ha resi una potenziale fonte di approvvigionamento di materie definite critiche dalla UE nell’ambito del Critical Raw Materials Act (CRMA).

Principali Sistemi Geotermici In Italia Fonte UGI
Principali Sistemi Geotermici in Italia

Il rinnovato interesse è spinto dalla necessità di ridurre la dipendenza da paesi extra-europei, garantire la sicurezza di approvvigionamento e promuovere l’economia circolare. La globalizzazione e la crisi geopolitica hanno evidenziato la fragilità del sistema di approvvigionamento europeo, spingendo l’UE a invertire la rotta e a incentivare lo sfruttamento delle risorse interne.

Il potenziale geotermico delle materie prime critiche in Italia

L’Italia, con la sua ricca storia mineraria e le sue peculiarità geologiche, vanta un notevole potenziale geotermico, con anomalie significative in Toscana, Lazio e Campania, oltre che nelle Eolie e in altre aree. Il litio in particolare è sotto la lente di ricercatori e aziende. Le brine geotermiche italiane sembrano infatti contenere concentrazioni molto interessanti di questo metallo elencato tra le materie strategiche dell’UE. Studi recenti hanno rivelato tenori di litio eccezionalmente elevati in alcune aree italiane, superando quelli di altre regioni del globo.

Materie Prime Critiche E Strategiche UE
Materie Prime Critiche e Strategiche UE

L’Italia e il CRMA

L’Unione Europea, consapevole della propria dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche, ha varato il CRMA per rafforzare la propria autonomia strategica. Il Regolamento si basa su tre pilastri principali:

  • Sicurezza di approvvigionamento: in vista di una maggiore autonomia da paesi extra-europei e per diminuire la propria esposizione a rischi geopolitici.
  • Transizione ecologica: materiali come litio, cobalto e terre rare sono fondamentali per i componenti della transizione energetica, per la produzione di batterie nei veicoli elettrici e in generale per le tecnologie rinnovabili.
  • Economia circolare: il recupero di materie critiche da RAEE e fonti alternative, come le brine geotermiche, riduce l’impatto ambientale e promuove maggiore sostenibilità.

Pubblicato a maggio 2024, il CRMA ha delineato una strategia specifica per conseguire questi obiettivi entro il 2030, e cioé:

  • Estrarre almeno il 10% delle materie critiche in ogni Stato membro.
  • Trasformare il 40% delle materie critiche in Europa.
  • Riciclare il 45% delle materie critiche dai rifiuti (REAA).
  • Limitare al 65% l’approvvigionamento da un singolo Stato estero.

Il nostro paese si trova di fronte a diverse sfide nell’attuare questo Regolamento, tra cui la necessità di aggiornare una disciplina obsoleta, riattivare le dovute competenze tecnologiche (andate pressoché perdute negli scorsi decenni con il progressivo abbandono delle miniere tradizionali e la conseguente chiusura di scuole minerarie e dipartimenti di geologia). Le sfide da affrontare si riassumono in quattro aree principali:

  • Sfida tecnologia: È necessario sviluppare tecnologie innovative per l’estrazione e il trattamento delle materie prime dalle brine geotermiche.
  • Sfida normativa: L’attuale quadro normativo deve essere aggiornato per incentivare gli investimenti e semplificare le procedure autorizzative.
  • Accettabilità sociale: È fondamentale coinvolgere le comunità locali e garantire che i progetti di estrazione siano realizzati in modo sostenibile e trasparente.
  • Formazione: C’è bisogno di ricostituire le competenze e formare nuove figure professionali.

Parallelamente all’Atto europeo, è stato emanato in Italia il DL 84/2024, secondo il quale un ruolo cruciale sarà svolto dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nell’identificare, valutare e monitorare le risorse minerarie italiane. Insieme ad altri enti regionali, a ISPRA è assegnata la funzione di vigilanza e controllo sul rispetto dei requisiti richiesti per i progetti di ricerca delle materie prime strategiche. Le viene inoltre assegnata l’elaborazione e l’esecuzione del programma nazionale di esplorazione. Le sue responsabilità maggiori includono:

  • Aggiornamento della carta mineraria nazionale.
  • Indagini geognostiche ed elaborazione dei dati raccolti.
  • Supporto scientifico e partecipazione a un tavolo tecnico governativo.
  • Monitoraggio ambientale.

Un quadro delle risorse italiane

Un panel di esperti, composto dal dottor Eugenio Trumpy (CNR-IGG Pisa), dal professor Stefano Naitza (Università di Cagliari), dall’ingegner Nando Ferranti (ANIM) e dal dottor Maurizio Guerra (ISPRA), ha fornito un quadro dettagliato delle risorse minerarie e brine geotermiche in italia.

Il litio geotermico viene nominato a più riprese come caso emblematico in Italia. Ma nel corso della discussione è anche emersa la presenza nel nostro paese di materie prime critiche come tungsteno e fluorite, minerale storico tornato di grande importanza per le nuove applicazioni e la difficoltà di reperimento in Europa. Ma l’Italia nasconde anche un potenziale per il cobalto e le terre rare, con particolare concentrazione in Sardegna, dove si trova l’unico titolo minerario italiano per terre rare. La miniera di Silius, ad esempio, estrae fluorite, estrarrà minerali di piombo, ma potrebbe estrarre anche terre rare.

“Sappiamo che le materie prime critiche ci sono. Ci sono in tutti i distretti d’Italia: c’è il manganese, il rame, il titanio, ci sono i fluidi geotermici. Ma oltre al problema dell’esplorazione, che richiede fondi, investimenti, volontà politica, investimenti e ricerca scientifica, c’è un altro aspetto fondamentale. Quello tecnologico, che nel campo dei fluidi geotermici si vede anche più che altrove. Cioè, io devo sequestrare la materia prima che sto cercando – il che, già di per sé, è una sfida tecnologica – dopodiché devo immaginare un processo di estrazione metallurgica che mi valorizzi la materia prima”, ha illustrato Stefano Naitza, docente Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche Università di Cagliari.

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Da Sinistra, P. Spagna, N. Ferranti, M. Guerra, S. Naitza, E. Trumpy_ Foto Ilaria C. Restifo

Il professore continua poi con un’iperbole, tutt’altro che scontata, per far comprendere il tenore della sfida:Ma devo anche avere un acquirente finale che abbia la tecnologia per utilizzarla. Quindi devo costruire tutta la catena del valore. L’esempio più lampante di questo tipo di problematiche è quello delle terre rare. In questo momento in Italia io posso anche avere concentrati di terre rare. Ma avrei difficoltà enormi a impostare un’estrazione metallurgica e, in più, dovrei anche individuare chi la può utilizzare. In pratica, in questo momento, se una miniera in Italia producesse davvero un concentrato di terre rare, potrebbe probabilmente venderle soltanto in Cina. Uno dei paradossi della situazione attuale”.


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Consulente e ricercatrice freelance in ambito energetico e ambientale, ha vissuto a lungo in Europa e lavorato sui mercati delle commodity energetiche. Si è occupata di campagne di advocacy sulle emissioni climalteranti dell'industria O&G. E' appassionata di questioni legate a energia, ambiente e sostenibilità.