Prosegue la crescita dei prodotti a marchio del distributore (MDD) in Italia, con un occhio di riguardo alla sostenibilità della filiera. Il mercato, rappresentato dai prodotti commercializzati all’interno dei punti vendita della grande distribuzione con lo stesso brand dell’insegna (nato come alternativa a basso costo delle marche più note), ha raggiunto i 26 miliardi di fatturato nel 2024, in salita del 2,4% rispetto al 2023 e del 35,4% sul 2019.
I dati emergono dall’analisi “Il ruolo guida della Distribuzione Moderna e della Marca del Distributore per la transizione sostenibile della filiera agroalimentare”, realizzato da TEHA (The European House – Ambrosetti). I numeri contenuti nel paper – anticipati nel corso di una conferenza stampa organizzata dall’Associazione Distribuzione Moderna presso l’hotel Palazzo Parigi di Milano lunedì 13 gennaio, prima della presentazione ufficiale a MARCA by BolognaFiere 2025 – parlano chiaro: se i prodotti a marchio del distributore fossero realizzati da un’unica azienda, questa sarebbe la quarta per fatturato nel nostro Paese.
Oggi più dell’80% degli italiani fa riferimento alla distribuzione moderna per la propria spesa alimentare: il 65% tra supermercati e ipermercati, mentre il 16% preferisce il discount. Il restante 20% circa si divide tra mercati rionali (6,2%), contatto diretto con il produttore (4,8%) e gastronomia (4,7%).
“L’aumento del fatturato è stato percentualmente inferiore alla crescita dei volumi, dimostrando come la distribuzione moderna abbia lavorato contro la spinta inflazionistica, venendo incontro alle necessità dei consumatori”, ha spiegato Mauro Lusetti, presidente di Associazione Distribuzione Moderna, dopo i saluti e una breve introduzione al tema di giornata.
Focus anche sulla sostenibilità ambientale: “La transizione sostenibile non è più una scelta, ma una responsabilità – prosegue Lusetti –. Il nostro settore sta dimostrando con i fatti come crescita economica, sociale e tutela ambientale possano andare di pari passo. Investiamo in innovazione, creiamo lavoro, riduciamo gli sprechi e sosteniamo il risparmio delle famiglie italiane garantendo prodotti di qualità accessibili a tutti. Questo impegno è e continuerà a essere la nostra priorità strategica per il futuro del Paese”.
L’approccio green trova riscontro nei dati raccolti da TEHA: dagli 8,7 kg di CO2 per euro generato dalla distribuzione moderna nel 2013 si è passati a 6,2 kg nel 2022. Le emissioni, quindi, sono diminuite con l’aumentare del fatturato.
Il tutto a fronte di numeri impressionanti: tra il 2015 e il 2023, le aziende fortemente legate alla Marca del Distributore hanno assistito a un incremento medio annuo di fatturato dell’8,5%, oltre il doppio della media dell’industria alimentare (+3,9%). Allo stesso tempo, le realtà che hanno proposto un aumento dell’offerta in MDD hanno creato più occupazione (+5,5% l’anno) e valore aggiunto (+9,3%, ovvero la differenza tra il valore finale dei beni prodotti e il costo dei beni acquistati e impiegati nel processo produttivo).
“La Distribuzione Moderna genera in Italia 208 miliardi di euro di valore aggiunto, il 10% del PIL tra il valore diretto (oltre 27 miliardi) e la filiera indiretta (181 miliardi) – ha sottolineato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di TEHA –. Un settore chiave che da anni coniuga la sostenibilità nella sua accezione più ampia alla crescita ascoltando le esigenze del mercato: secondo una nostra ricerca recente, tre quarti degli italiani intervistati sono stati disposti a spendere fino al 20% in più per un prodotto sostenibile”.
Secondo De Molli, oltre il 46% delle imprese dell’industria alimentare migliorerà l’efficienza dei processi produttivi. È la Distribuzione Moderna, tuttavia, ad aver assunto il ruolo di guida per il 58% delle imprese alimentari coinvolte: oltre la metà di loro ha dovuto introdurre cambiamenti per soddisfare i requisiti di sostenibilità su questo fronte, con un impatto “molto” o “abbastanza” significativo.
Una sostenibilità che non è solo ambientale: sul fronte sociale, la distribuzione moderna impiega direttamente 447.000 persone e, considerando la filiera, sostiene oltre 2,9 milioni di posti di lavoro. Sempre secondo il report di TEHA, i contratti a tempo indeterminato rappresentano l’89% dei rapporti di lavoro, con un’alta incidenza di donne (65%) e under 30 (20%).
C’è anche un riscontro positivo per quanto riguarda l’accesso democratico a stili alimentari sani e sostenibili. Nonostante negli ultimi anni l’inflazione alimentare abbia raggiunto picchi del 13,5%, dal 2020 al 2024 sono stati generati quasi 20 miliardi di euro di risparmi complessivi per le famiglie mediante i prodotti a Marca del Distributore. Il tutto, grazie a prezzi rimasti mediamente più bassi rispetto alla concorrenza brandizzata.
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