Il 98% dei manager italiani, britannici e tedeschi è preoccupato per la capacità della rete elettrica di sostenere le flotte attuali e future alimentate a idrogeno. Lo rivela l’analisi commissionata dalla società di ingegneria specializzata Imi, secondo cui il 96% dei rappresentanti italiani ha dichiarato di aver già investito in veicoli a idrogeno e infrastrutture di rifornimento, o di avere intenzione di farlo nei prossimi due anni. Tuttavia solo il 26% ha confermato di avere accesso a infrastrutture permanenti per l’H2, evidenziando criticità nell’adozione del vettore nel trasporto pubblico italiano.
“Elettrolisi decentralizzata potrebbe aiutare”
Con Italia, Germania, Austria, Tunisia e Algeria che hanno recentemente firmato una dichiarazione per promuovere la costruzione del gasdotto SouthH2 Corridor, che collegherà il Nord Africa all’Europa tramite il nostro Paese, la ricerca si basa sulle interviste a 300 professionisti senior del trasporto pubblico in mercati chiave europei. Con molti stakeholder che ancora non hanno accesso alla tecnologia di rifornimento, la generazione in loco tramite elettrolisi decentralizzata potrebbe aiutare, “colmando il divario tra produzione e utenti finali, consentendo alle reti di trasporto di testare i veicoli senza aspettare la creazione di una rete pubblica di stazioni di rifornimento” si legge a commento nella nota stampa.
La ricerca identifica inoltre un’opinione condivisa tra i manager italiani, britannici e tedeschi. Si rileva cioè la necessità di un maggiore finanziamento governativo per promuovere l’adozione dei combustibili a idrogeno per decarbonizzare le flotte di trasporto pubblico. I rispondenti italiani sono più propensi a sostenere questa opinione (85%) rispetto all’83% e al 78% rispettivamente per Regno Unito e Germania.
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Idrogeno: “Stakeholder del trasporto sotto pressione”
In base allo studio, gli stakeholder del trasporto sarebbero sotto pressione per garantire il miglior rapporto qualità-prezzo, dimostrando però i percorsi intrapresi verso il net zero: “Con finanziamenti insufficienti e strutture di rifornimento e produzione di idrogeno soggette a lunghi tempi di costruzione, le organizzazioni devono esplorare diverse strategie per alimentare le loro flotte” affermano gli analisti di Imi.
Questa condizione “presenta una situazione difficile in un settore che potrebbe non avere competenze interne sulle fonti di energia alternative”. Tuttavia, si lascia aperta la possibilità di lavorare più da vicino con gli sviluppatori di elettrolizzatori su piccola e media scala: “Questo potrebbe minimizzare i rischi e consentire ai gestori del trasporto italiano di dimostrare il valore del trasporto a idrogeno, un vantaggio importante dato che i veicoli sono già stati ordinati”.
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