Idrogeno, serve un’energia green più economica

Le opportunità in essere del comparto visti da Enrico D'Angelo, founder e amministratore delegato di ErreDue

L’idrogeno ora è un tema altamente centrale nella visione della transizione ecologica ma per qualcuno è così da tempo. E’ la storia di Enrico D’Angelo, founder e amministratore delegato di ErreDue. “Sono quarant’anni che lavoro sull’idrogeno e già allora ero proiettato verso quello che ora è diventato il leitmotive degli ultimi anni. Usare energia che non porti inquinamento da anidride carbonica e altri inquinanti”.

In questo scenario però secondo D’Angelo “l’Italia è tra le nazioni europee la meno pronta, perché abbiamo un costo delle energie rinnovabili molto elevato, rispetto agli altri paesi europei“. Questo perché come lui stesso ricorda “il vettore energetico idrogeno verde, deve essere prodotto attraverso una fonte di energia rinnovabile” da qui si realizza un “immagazzinatore di energia prodotta da fonti rinnovabili che può essere riusata in tutte le forme che serve“.

Il bilancio economico tra le fossili e idrogeno verde vede uno sfavore economico importante verso quest’ultimo

Se in questo processo l’energia si ha a costi molto elevati il bilancio economico tra le fossili e idrogeno verde vede uno sfavore economico importante verso quest’ultimo. L’unica soluzione è “incrementare gli impianti energia rinnovabile per arrivare a dei prezzi accettabili per produrre idrogeno”.

Nonostante questo difetto, di costo dell’energia, il nostro Paese, come spesso accade, è tra i primi in termini di ricerca e innovazione, puntualizza poco dopo il founder di Erredue.

“Quando mi si presentò la possibilità di fare un controlli di processo in cui era previsto un elettrolizzatore mi ci buttai a capofitto” ricorda “anche perché conoscevo molti saldatori che usavano l’acetilene oppure il metano. il che voleva dire respirare continuamente gas nocivi. Quando vidi la fiamma dell’idrogeno: trasparente, completamente priva di inquinanti. Il cui residuo era acqua. Secondo me era il futuro”.

Dal saldo brasatura a l’elettrolizzatore PEM

Da qui si è cominciato dalle prime macchine di saldo brasatura per poi passare ai trattamenti termici e agli elettrolizzatori di cui ora si tratta sia la tecnologia alcalina che la Pem. Il tutto arrivando a raggiungere forse quello che è stato il sogno di una vita: un’azienda al cui centro ci sono i dipendenti. “Ho realizzato una micro public company costituita dalla ricchezza dell’azienda i suoi stessi dipendenti. Siamo andati in borsa con 22 persone socie che sovraintendono ai nodi aziendali”.

Un’azienda fatta di giovani e con una grande voglia di fare. “Oggi siamo 115, ma abbiamo acquisito un immobile che stiamo ristrutturando per fare le macchie da 1MW in su. Pensiamo che nei prossimi tre anni potremo crescere a 200 persone“.

E’ 40 anni che aspetto questo momento. Andavo 37-40 anni fa da ISPRA e li già si parlava di cambiamenti climatici e necessità dell’idrogeno, ma eravamo agli albori di tutte queste situazioni oggi.”

Una crescita e uno sviluppo che non vede solo Italia negli obiettivi di ErreDue. “Il 50% del nostro fatturato lo facciamo all’estero e in futuro penso anche di più”.  L’intendo è andare in paesi dove l’energia ha un costo minore rispetto dell’Italia.

Cosa si può fare e cosa sta accadendo in Italia sotto il profilo idrogeno

“Sono 40 anni che facciamo elettrolizzatori e macchine di azoto e ossigeno siamo in grado di aspettare che questa transizione energetica sia pronta” spiega D’Angelo entrando nel vivo delle opportunità date dall’idrogeno. Un viaggio che guarda alla transizione in ottica completa andando dal trasporto sulle conduttore gas per cui hanno dato i macchinari per la sperimentazione e da cui potrebbe anche scaturire metano sintetico alla mobilità “a partire dai muletti su cui si sta facendo molta sperimentazione e sono già attivi alle auto ma anche agli aerei”. L’idrogeno è un vettore energetico in grado di rivoluzionare tutto il comparto “ma serve lungimiranza politica”. 

Elettrolizzatori alcalini o PEM

L’azienda si occupa di elettrolizzatore alcalino “che esiste da 200 anni ed è la pila di Volta rivista” sottolinea D’Angelo. Alla proton-exchange membrane nota anche con l’acronimo Pem.

Si differenziano perché il generatore alcalino ha come catalizzatore un prodotto alcalino appunto che agisce nella reazione di scissione della molecola dell’acqua.

La Pem invece vede avvenire lo scambio attraverso la membrana con un catalizzatore solido che è ad oggi è fatto con terre rare e quindi è molto costoso. Si usano: platino, palladio, iridio.

“La tecnologia Pem ci da un prodotto più efficiente e più semplice però a un costo maggiore. Chiaramente è molto meno consolidata rispetto all’alcalino però ha un’efficienza maggiore“.

L’alcalino inoltre produce anche ossigeno. Il che da spazio a contesti di distretto industriale in cui magari servono entrambe le risorse.

Idrogeno e industria alimentare

“Nella nostra esperienza stiamo lavorando a un progetto in cui il nostro elettrizzatore avrà un uso per produrre idrogeno e ossigeno per un allevamento di salmoni”.

L’idrogeno è ampiamente usato nell’industria alimentare ad esempio per la idrogenazione dei grassi. In alcuni casi è anche parte dell’atmosfera controllata della conservazione dei cibi in cui si immette azoto e a volte anche idrogeno e ossigeno.


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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.