Giappone, Stati Uniti, UK le opportunità per le aziende italiane all’estero

aziende italiane all'estero greenLa rubrica delle  aziende italiane all’estero questa settimana ci porta dal Pacifico al Mid West degli Stati Uniti con una deviazione verso l’arcipelago britannico

Fimer sbarca in Giappone

Iniziamo il nostro tour delle aziende italiane all’estero con la Fimer. La multinazionale, quarto produttore di inverter fotovoltaici a livello globale, con sede legale a Roma ha inaugurato il 5 ottobre scorso un ufficio a Shinagawa, il quartiere di affari di Tokio. La scelta del paese nipponico è stata facilitata dalle scelte del governo locale, indirizzate verso l’obiettivo del 22/24% di elettricità prodotta da rinnovabili entro il 2030; implementando la costruzione di infrastrutture per l’energia solare. La nuova sede ospiterà una squadra completa per ampliare le opportunità di supporto ai settori industriali e commerciali nel Sol Levante. Dopo l’acquisizione della divisione solar di Abb a inizio anno, prosegue così la proiezione internazionale di Fimer. Filippo Carzaniga, presidente di Fimer, spiega genesi e progetti della nuova apertura: “Vorrei esprimere le mie più sentite congratulazioni a Fimer Giappone per l’apertura del nuovo ufficio. In seguito all’acquisizione da parte di Fimer del business degli inverter solari di Abb a marzo la nostra strategia si è concentrata sulla creazione di valore per il cliente in tutti i segmenti del mercato fotovoltaico, oltre a sfruttare le opportunità di espansione nei territori ad alta crescita. Il Giappone è un mercato strategico dove attualmente stiamo assistendo ad una forte domanda, soprattutto nel settore delle utility. L’apertura della nuova sede centrale di Fimer e del prossimo centro servizi rafforzano il nostro impegno nei confronti dei clienti, che hanno così accesso ad una gamma completa di offerte. Ho piena fiducia che il team sia preparato per soddisfare al meglio le esigenze dei nostri clienti”. Da parte sua Go Sekiguchi, country manager di Fimer in Giappone, conferma: “In qualità di quarto più grande fornitore di inverter solari, Fimer possiede una forte esperienza nel segmento delle energie rinnovabili. La filosofia di Fimer unisce l’affidabilità di una grande azienda con la flessibilità di una realtà più piccola. Siamo pronti con installatori, Epc e distributori per esplorare la natura dinamica del settore solare. Negli ultimi mesi ci siamo concentrati sulla creazione di un team tecnicamente esperto e culturalmente diversificato pronto per la transizione verso l’energia solare pulita”.

Il gruppo Sofidel continua l’espansione negli Stati Uniti

È pienamente operativo l’impianto integrato, realizzato ex novo, situato a Inola in Oklahoma negli Usa di Sofidel spa. L’azienda produttrice di carta per uso igienico e domestico (Regina è il prodotto più noto), incrementa la sua presenza oltreoceano con un impianto che si occuperà sia del passaggio dalla cellulosa alla carta, che di quello successivo verso il prodotto finito: carta casa, igienica, tovagliolini e quant’altro. Lo stabilimento, che si aggiunge agli altri già presenti in Wisconsin, Ohio, Nevada, Mississippi, Florida e Pennsylvania, impiegherà oltre 300 dipendenti e ha comportato un costo di 360 milioni di dollari. Luigi Lazzareschi, ad della multinazionale con sede a Porcari (LU), sottolinea l’importanza di questa nuova apertura negli Stati Uniti: “Il mercato statunitense è fondamentale per la crescita del gruppo Sofidel e la nuova capacità produttiva installata, così come l’ulteriore miglioramento della copertura geografica che il nuovo stabilimento di Inola consente, rafforza la nostra posizione su quel mercato e crea le condizioni per crescere ancora. Un passaggio importante, di cui siamo orgogliosi, tanto più alla luce di un primo semestre 2020 che, nonostante l’emergenza sanitaria, ha visto Sofidel migliorare i risultati già buoni dello scorso anno”.

La nuova fabbrica si inserisce in un contesto di risultati aziendali in forte crescita: nonostante la pandemia Sofidel, nel primo semestre 2020, ha registrato un aumento delle vendite nette del 17,88%.

Eni realizzerà il progetto di stoccaggio dell’anidride carbonica nel Regno Unito

Tra le aziende italiane all’estero citiamo spesso Eni. Lo scorso 8 ottobre l’Autorità britannica per il petrolio e il gas (Oga l’acronimo in inglese), ha diffuso il comunicato relativo all’assegnazione per Eni della licenza per la realizzazione del progetto di stoccaggio della CO2 nei giacimenti esausti di idrocarburi situati nella baia di Liverpool, nel mare d’Irlanda orientale.

La cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica (Ccs) sono realizzati mediante tecniche e processi che catturano le emissioni di CO2 prodotte generalmente da processi industriali.

Andy Samuel, ad di Oga, spiega le ragioni della scelta e gli sviluppi futuri: “L’Oga è molto lieta di concedere la licenza a quello che confidiamo sarà un progetto di grande successo. Il lavoro sull’Integrazione energetica che abbiamo condotto mostra che la combinazione di vari sistemi energetici, inclusi la cattura di anidride carbonica e la produzione di idrogeno, possono dare un contributo significativo all’obiettivo “zero emissioni” perseguito dal Regno Unito”.

Gli obiettivi promossi da Eni in questa impresa si muovono in varie direzioni: la prima è quella diretta a promuovere la decarbonizzazione nella porzione nordoccidentale dell’Inghilterra e del Galles settentrionale; la seconda prevede la collaborazione con le imprese industriali per la Ccs negli stabilimenti esistenti e nei futuri siti di produzione dell’idrogeno; infine promuovere effetti positivi per le comunità locali mediante la creazione di nuovi posti di lavoro.

Le parole di Claudio Descalzi, ad di Eni, riassumono queste finalità: “Sono molto soddisfatto e orgoglioso per l’assegnazione della licenza per lo stoccaggio di anidride carbonica nel Regno Unito, la prima licenza di questo genere per Eni. Questo è un progetto di vitale importanza per Eni e rappresenta un traguardo fondamentale per gli obiettivi di “zero emissioni” del Regno Unito, oltre a essere un pilastro essenziale della strategia per la transizione energetica e la decarbonizzazione in cui Eni è fortemente impegnata”.

Il periodo di licenza è di sei anni, tuttavia la richiesta di autorizzazione alle operazioni di stoccaggio può essere sottoposta in qualsiasi momento del suddetto periodo e verrà sottoposta a opportune perizie e valutazioni. Alcune attività proposte nell’ambito delle licenze di stoccaggio possono essere sottoposte a valutazioni ambientali specifiche dell’Ente di controllo per l’ambiente e la dismissione del petrolio offshore (Opred in inglese) che è parte del Dipartimento per il business, l’energia e la strategia industriale (Beis).


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Pubblicista dal 2007, scrive per il Gruppo Italia Energia.