Al via il G7 Finanza, con i finanziamenti per il clima al centro del dibattito

Il think tank ECCO spiega quali saranno le possibili tematiche sul tavolo

“Ci impegniamo a lavorare per un sistema finanziario internazionale che fornisca risultati più efficaci e mobiliti tutte le fonti di finanziamento, compresi gli aiuti ufficiali allo sviluppo, le risorse nazionali e gli investimenti privati, rendendo i flussi finanziari coerenti con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”.

Questa è una delle dichiarazioni firmate dai Ministri dell’Ambiente dei Paesi del G7 a conclusione della Ministeriale su Energia e Clima di fine aprile, a Venaria Reale. Da oggi, 23 maggio, fino a sabato 25, la Ministeriale sulla Finanza di Stresa (VCO) sarà un’occasione importante per arrivare a ulteriori conclusioni riguardo ai finanziamenti per il clima.

La questione degli aiuti allo sviluppo

“Ci troviamo ancora in un contesto complesso a livello economico e geopolitico. I tassi di interesse rimangono elevati, e il costo del capitale per i Paesi in via di sviluppo resta estremamente alto. Più di tre miliardi di persone vivono in Paesi i cui governi spendono di più per ripagare il proprio debito che in salute, educazione o investimenti per il clima”, ha spiegato Chiara Mariotti, senior advisor sulla finanza internazionale, in un webinar organizzato il 22 maggio dal think tank ECCO. “Come evidenziato dall’OCSE, gli aiuti allo sviluppo hanno raggiunto un picco storico in termini assoluti, ma guardando alle risorse che effettivamente arrivano alle nazioni più povere si registra una diminuzione del 2 per cento”.

Il percorso verso un nuovo obiettivo finanziario per il clima

“Vediamo da un lato segnali di austerità e, dall’altro, una grande necessità di investimenti”, ha aggiunto Luca Bergamaschi, direttore e co-fondatore di ECCO. “Facendo riferimento agli investimenti per il clima nei Paesi in via di sviluppo, esclusa la Cina, serviranno 2.400 miliardi di dollari l’anno fino al 2030. Ad oggi, c’è una copertura di meno della metà. Bisogna capire come sfruttare al meglio le scarse risorse pubbliche a disposizione, anche in vista della COP29 di Baku”.

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Alla prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che si svolgerà nel mese di novembre in Azerbaigian, ci si aspetta infatti il raggiungimento di un accordo sul nuovo obiettivo finanziario per il clima (il cosiddetto New Collective Quantified Goal on Climate Finance – NCQG), a partire da una base di 100 miliardi di dollari annui.

La riforma dell’architettura finanziaria internazionale

Fra le questioni di cui si sta già discutendo c’è la “riforma dell’architettura finanziaria internazionale, così da renderla più giusta e inclusiva. Fra i principali temi sul tavolo, c’è il rifinanziamento dell’International Development Association (IDA), uno dei fondi principali della Banca Mondiale. Si auspica un aumento del 25 per cento dei contributi”, ha precisato Chiara Mariotti.

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Un’altra riforma che si sta valutando è quella delle banche multilaterali di sviluppo (fra cui la stessa Banca Mondiale). Due sono le proposte: la prima, che riguarda la cosiddetta “capital adequacy”, è di “introdurre delle nuove regole che consentano di aumentare il coefficiente di leva delle banche a parità di capitale esistente, così da poter investire di più. La seconda è di aumentare il rischio finanziario sapendo che il cosiddetto ‘capitale richiamabile’, sottoscritto dai Paesi come forma di tutela, probabilmente non verrà mai richiamato”, ha chiarito la dottoressa Mariotti.

Il tema dei Diritti speciali di prelievo

I Ministri del G7 avranno probabilmente modo di affrontare anche il tema dei Diritti speciali di prelievo (DSP, o SDRs in inglese), che corrispondono a una sorta di “moneta” emessa dal Fondo monetario internazionale (FMI). Come si legge sull’enciclopedia Treccani

I “Diritti speciali di prelievo” non sono una valuta vera e propria, ma piuttosto un diritto di acquisire una o più delle ‘valute liberamente utilizzabili’ detenute nelle riserve ufficiali dei Paesi membri (fra cui l’euro e il dollaro). Il Fondo monetario internazionale alloca i Diritti speciali di prelievo ai suoi Stati membri quando rinviene un bisogno di incrementare le attività di riserva globali. I DSP vengono allocati in proporzione alla quota versata da ogni Paese al FMI.

Un’eventualità potrebbe essere quella di rivedere l’allocazione delle quote così da favorire i Paesi più bisognosi, come hanno spiegato gli esperti di ECCO.

Fra le altre questioni, la tassazione internazionale e i sussidi alle fonti fossili

C’è poi la tematica della tassazione internazionale. Alla COP28, la Francia ha annunciato un gruppo di lavoro sul tema per finanziare la riduzione della povertà e l’azione climatica con Kenya, Barbados, Spagna, Antigua e Barbuda e la Commissione europea come osservatore. L’idea di introdurre un’imposta globale per i miliardari è appoggiata anche dal Brasile, alla presidenza del G20.

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Non bisogna dimenticare, infine, i sussidi alle fonti fossili che, a livello globale, hanno raggiunto i “140 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2022. L’Italia spende mediamente oltre 20 miliardi di euro per i finanziamenti nei combustibili fossili: ridurli avrebbe un effetto positivo sul debito e consentirebbe di incentivare maggiormente le rinnovabili”, ha concluso Luca Bergamaschi.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.