Il 55 per cento dei prodotti cosmetici consumati nel mondo proviene dall’Italia, e la Lombardia è fra le regioni che trainano la produzione, con il potere di trasformarla in chiave sostenibile.
“La cosmesi rappresenta un asset importante nella nostra regione. Sostenibilità e innovazione guidano il nostro operato e quello delle aziende che operano sul territorio”. Lo ha confermato Barbara Mazzali, assessore a turismo, marketing e moda della Lombardia, in occasione del L’Oréal for the Future Day 2023, il 29 novembre a Milano.
L’Oréal for the Future
“La crisi climatica richiede una risposta urgente da parte di tutti gli attori della società”. Queste le parole di Alexandra Palt, Chief Corporate Responsibility Officer di L’Oréal. Anche il settore della cosmetica è chiamato, quindi, a fare la propria parte, riducendo i consumi energetici e idrici e lavorando sulla mitigazione dell’impatto ambientale in ambiti come l’estrazione delle materie prime, il packaging e la logistica. “Garantire il rispetto del Pianeta durante tutto il ciclo di vita dei nostri prodotti è l’obiettivo che ci siamo prefissati con la strategia L’Oréal for the Future”, ha spiegato Palt.
Una visione a 360 gradi
A prendere la parola è stato poi Simone Targetti Ferri, Sustainability Director di L’Oréal Italia, che ha illustrato le principali caratteristiche dello stabilimento di Settimo Torinese: carbon neutral dal 2015, è alimentato al 100 per cento da energie rinnovabili e vanta un innovativo sistema di riutilizzo delle acque. Il progetto Wall to Wall, ovvero la fornitura di flaconi a chilometro zero tramite l’integrazione di un fornitore terzo all’interno del sito produttivo, ha consentito una significativa riduzione delle emissioni di CO2.
Il product impact labelling e la progettazione ecocompatibile
Il gruppo sta lavorando anche sul product impact labelling, ovvero un sistema di etichettatura che consenta ai consumatori di scegliere i prodotti anche sulla base della loro impronta carbonica, e sull’ecodesign. La progettazione ecocompatibile, secondo la definizione dell’Unione europea, implica l’integrazione di valutazioni ambientali all’interno del processo di sviluppo dei prodotti, con l’obiettivo di concepire manufatti con il minimo impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita. Nell’ambito del negoziato in corso sul nuovo regolamento relativo all’ecodesign, la Commissione ha lanciato lo scorso 31 gennaio una consultazione pubblica che potrebbe portare i cosmetici a essere regolamentati per primi.
Leggi anche: L’impatto ambientale del settore cosmetico
L’economia circolare
Come spiegato da Brice Andre, Global Director Sustainable Packaging & Development, sono tre i pilastri della strategia di L’Oréal:
- Reduce: ridurre il packaging del 20 per cento entro il 2030 rispetto al 2019 (sia in termini di peso, sia in termini di quantità);
- Replace: sostituire la plastica vergine con quella riciclata o bio-based entro la fine del decennio e impiegare materiali di origine biologica che non contribuiscano alla deforestazione;
- Recycle: fare in modo che tutti i flaconi in plastica siano ricaricabili, riutilizzabili, facilmente riciclabili o compostabili entro il 2025.
La transizione ecologica e il ruolo delle imprese
Passare a un’economia circolare e nature-positive è indispensabile per evitare le conseguenze peggiori della crisi climatica: “La comunità scientifica ce lo dice da anni, ma ormai non abbiamo più tempo, visto il moltiplicarsi dei fenomeni meteorologici estremi”, ha commentato Serena Carpentieri, vicedirettrice generale di Legambiente.
“Domani comincerà la COP28 e il primo dicembre si aprirà il nostro congresso nazionale che, quest’anno, avrà come tema ‘L’Italia in cantiere’ per raccontare i cantieri della transizione ecologica nel nostro Paese. Siamo convinti che una transizione veloce possa comunque essere equa, perché allevierebbe rapidamente la pressione sulle fasce più vulnerabili della popolazione”.
“In Europa si registrano 300mila morti premature l’anno legate all’inquinamento atmosferico, di cui 52mila solo in Italia. Le imprese sono chiamate a una grande trasformazione, a rivoluzionare il sistema capitalistico e farsi carico dei problemi ambientali e sociali che l’attività economica produce se non rispetta i criteri ESG, capaci invece di tradursi in guadagni a livello produttivo e occupazionale”, ha concluso Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS).
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.