Un’analisi diffusa a gennaio 2024 dalla Banca centrale europea (BCE) ha svelato come gli istituti bancari che si definiscono attenti all’ambiente abbiano invece concesso un ingente volume di prestiti alle aziende inquinanti.
Sono cadute nel tranello del greenwashing, ma la verità è che l’attuazione di simili strategie da parte delle banche si traduce in un peggioramento delle loro performance finanziarie. Questo fenomeno e le sue conseguenze negative possono però essere contrastati dalla diversità di genere nei Consigli di Amministrazione (CdA).
Il campione analizzato
A dimostrarlo è uno studio condotto dalla professoressa Giuliana Birindelli del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, in collaborazione con la professoressa Helen Chiappini dell’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara e il dottor Raja Nabeel-Ud-Din Jalal dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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La ricerca, pubblicata di recente sulla rivista Research in International Business and Finance, ha riguardato un campione di 77 banche europee quotate in borsa (di cui 15 italiane) nel periodo 2013-2020.
La trasparenza delle informazioni contro il greenwashing
“Come dimostrano anche altri studi che abbiamo condotto, le donne sono più sensibili alle tematiche ambientali e più orientate alla trasparenza informativa: questi aspetti giocano un ruolo importante nel mitigare una pratica scorretta come il greenwahing, ampiamente diffusa anche nel settore bancario, attenuando gli impatti negativi in termini di performance finanziarie”, spiega Giuliana Birindelli.
Le banche, infatti, “sono imprese sulle quali l’attenzione della comunità è molto alta. Quando il greenwashing viene scoperto o anche solo percepito, il mercato reagisce con rabbia al tradimento della fiducia; i clienti diventano scettici e personale qualificato può allontanarsi dall’azienda, così come brillanti partner”, conclude Birindelli.
La direttiva europea Women on Boards
Nel 2022, le donne ricoprivano il 38 per cento delle posizioni nei CdA delle banche europee, percentuale in crescita rispetto al 36 per cento del 2021. Tuttavia, ricoprivano solo il 23 per cento dei ruoli esecutivi.
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La direttiva europea Women on Boards ha stabilito la necessità di delineare procedure di assunzione trasparenti affinché, entro il 30 giugno 2026, il 40 per cento degli incarichi di amministratore non esecutivo e il 33 per cento di tutti gli incarichi di amministratore siano occupati da donne.
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