Creare prodotti di qualità con materiale di scarto. In una parola: Uptitude

UpttModa e riciclo nuovamente s’incontrano. Questa volta parliamo di Uptitude, una start up innovativa che, ormai radicata in Austria, ha alle spalle una storia di porte sbattute e opportunità sfuggite. L’intervista al fondatore Ermanno Zanella e all’altro pilastro del progetto Filippo Irdi.

Ermanno come nasce il tuo progetto?

L’idea è nata e cresciuta con la mia tesi di laurea per il corso di Design alla Libera Università di Bolzano: cercando il materiale per realizzare un paio di occhiali da sole sono sceso in cantina e lì ho trovato tavole da snowboard (nella mia terra sci e snowboard difficilmente vengono buttati…). In seguito ho raggiunto l’Austria – dove ho conosciuto Filippo (Irdi ndr) – e qui ho potuto adoperare i macchinari di una giovane impresa che produce tavole da snowboard.

Uptitude3Un esempio di “fuga di cervelli”?

Più che altro una “fuga di manodopera”. All’inizio non cercavo finanziamenti, ma un falegname che mi facesse sperimentare per capire se l’idea avesse un futuro nella commercializzazione. In Italia qualcuno si è offerto di aiutarmi, ma poi non ha accettato l’idea della replicabilità del prodotto, adottando come policy la sua unicità.

Potete spiegarmi il procedimento di taglio?

Intagliamo tavole da bordo e da sci con un trapano che fa il contrario delle stampanti 3D: invece di aggiungere materiale, lo toglie.  Il taglio procede all’altezza della punta e della coda e, una volta tolte le lamine, la tavola viene messa in una fresa a controllo numerico. Scolpite le forme degli occhiali queste vengono estratte e si procede con le fasi di rifinitura ed assemblaggio, a cui seguono quelle di assemblaggio e verniciatura. È per ottimizzare quest’ultima fase, in cui le aste e le montature vengono scartavetrate e passano sotto un laser per incisione, che stiamo cercando un artigiano.

Uptitude1 Uptitude2

Dunque manca un ultimo step perché il prodotto possa dirsi finito?

Esatto, mancano le rifiniture e i dettagli, quello che caratterizza un paio di occhiali da sole realizzato con macchinari professionali. In questo momento lavoriamo a mano e non riusciamo a raggiungere il risultato qualitativo desiderato: con i giusti macchinari potremmo trasformare il nostro semilavorato in un prodotto finito.

In media quanto tempo occorre per realizzare un occhiale?

La quantità di tempo varia a seconda dei materiali adoperati per realizzare la tavola da snowboard: alcuni si tagliano facilmente, reagiscono bene, altri non li abbiamo ancora sperimentati e, per questo, richiedono tempi aggiuntivi. Inoltre alcune problematiche, ad esempio fratture e rotture, emergono solo alla fine e, sempre nella fase terminale, si può verificare la reazione del materiale alle vernici.

Riuscite a recuperare tutto il materiale delle tavole o producete a vostra volta scarti?

A differenza dei tavoli in legno, le tavole da snowboard e sci sono composte da molteplici elementi, come il legno resinato o le plastiche. Il nostro è un multimateriale ottenuto resinando il legno per renderlo malleabile.  Ad oggi ne abbiamo addirittura troppo perché chi viene a conoscenza del progetto ci mette in contatto con snowborder professionisti o con chi li noleggia. Su ogni tavola incidiamo dalle 8 alle 15 forme e restano delle parti (scheletro o lamine, ad esempio) che non utilizziamo. Ancora non abbiamo capito come adoperarle, resta un obiettivo per il futuro.

Dove avete reperito i fondi per fondare questa start-up?

Io (Filippo) ho lavorato l’anno scorso e risparmiato parte del capitale. Io (Ermanno) ho avuto due lavori nell’ultima stagione, uno l’ho abbandonato per dedicarmi ad Uptitude.

Da chi arrivano le richieste maggiori?

Non c’è una fascia di età a cui piace maggiormente, anche se quella 40-50 anni registra meno richieste e gli under 20, pur comunicandoci il proprio apprezzamento, non hanno potenziale d’acquisto. Austria e Italia sono i paesi più interessati e, nonostante la poca pubblicità che facciamo, abbiamo attirato l’attenzione della Gran Bretagna. D’altro canto attualmente il nostro obiettivo resta quello di migliorare il prodotto, più che di commercializzarlo.

Speranze o aspettative per il futuro dell’impresa?

Speranze e aspettative coincidono: vogliamo trovare un artigiano che riesca a farci fare un salto di qualità nel prodotto finale e c’è anche l’intenzione di produrre occhiali da vista. Siamo sicuri e convinti dell’idea: il concetto piace a tutti, non abbiamo trovato nessuno che abbia bocciato l’idea. D’altro canto cerchiamo di raccogliere il maggior numero di feedback sull’interno dell’occhiale che non sempre ottiene l’approvazione degli utenti. Anche perché, all’inizio del lavoro, ho pensato (Ermanno) che, invece di imparare a produrre occhiali, era meglio imparare a costruire snowboard: è fondamentale conoscere il materiale per conoscere il prodotto finale.

Un’ultima domanda: perché questo nome?

Il nome deriva dalla fusione di due concetti, più che parole: upcycling attitude.

Leggi anche: Waste, anche il riciclo è di moda! 

                   Ligneah, la nuova pelle della moda


Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita

Tutti i diritti riservati. E' vietata la diffusione
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.
Giornalista professionista e videomaker, attenta al posizionamento seo oriented degli articoli e all'evoluzione dei social network. Si occupa di idrogeno, economia circolare, cyber security, mobilità alternativa, efficienza energetica, internet of things e gestione sostenibile delle foreste