Carta, gomma e plastica cosa hanno in comune? Oltre alla capacità di essere materiali riciclabili anche gli alti costi energetici necessari a produrli. Non a caso lo stesso giorno in due momenti diversi entrambi i comparti fanno sentire la loro voce.
“Le aziende energivore della gomma e della plastica – ha sottolineato presidente Marco Do della Federazione Gomma Plastica nel corso dell’Assemblea Pubblica dell’associazione che si sta svolgendo oggi a Milano- “sono particolarmente esposte a questa criticità, e per questo la Federazione chiede misure concrete per abbattere i costi dell’energia, agevolare lo sviluppo delle comunità energetiche e incentivare le fonti rinnovabili, garantendo così una base solida per la competitività industriale”.
Gli fa eco Massimo Medugno DG Assocarta intervenuto sempre oggi alla seconda edizione del Forum di Legambiente “L’Italia in Cantiere: la nuova occupazione verde della transizione ecologica Made in Italy” a Roma. Sottolineando come l’industria soffra “per un meccanismo che prezza anche l’energia da rinnovabili al prezzo di quella prodotta col gas – che da ottobre ad oggi – è aumentato più del 30% sulla base degli scambi sul mercato di Amsterdam, nonostante l’import venga nella sostanza da Sud” allerta Medugno.
Le cartiere sono principalmente alimentate da gas naturale, ma sono alla ricerca di altre soluzioni energetiche come biometano, bioliquidi, biomasse, residui di produzione e idrogeno.
L’SOS delle industrie della gomma e della plastica
La sfida della decarbonizzazione è al centro degli investimenti delle cartiere che ad oggi sono principalmente alimentate da gas naturale con il quale si ottiene energia elettrica e calore mediante auto-produzione in cogenerazione, ma il settore sta lavorando ad altre soluzioni energetiche come biometano, bioliquidi, biomasse, residui di produzione e idrogeno.
“Le crisi internazionali – ha sottolineato il presidente Marco Do – hanno avuto un impatto considerevole: nel 2024 si è registrata una contrazione della produzione del 3,84% rispetto all’anno precedente e una riduzione dell’export dell’1,25%. A questo si aggiunge l’applicazione di un Green Deal europeo che, pur perseguendo obiettivi condivisibili, impone vincoli eccessivamente rigidi senza un adeguato piano di transizione. La sostenibilità ambientale è fondamentale, ma deve essere accompagnata da politiche industriali che supportino le imprese italiane nella transizione, senza metterne a rischio la competitività. La Federazione chiede con forza un potenziamento degli investimenti europei e un dialogo costruttivo con la manifattura italiana per garantire una transizione sostenibile che non penalizzi la competitività delle imprese e tuteli i 160.000 lavoratori qualificati del settore”.
Marco Bergaglio, presidente di Unionplast, ha ricordato che l’industria della plastica in Italia è la seconda manifattura europea e leader nel riciclo, con il 90% dei rifiuti plastici raccolti e il 50% degli imballaggi riciclati, mentre sono oltre 1 milione e 300mila tonnellate le plastiche riciclate utilizzate per nuovi prodotti.
Livio Beghini, presidente di Assogomma, ha ribadito come “Il nostro comparto genera un fatturato di 5-6 miliardi di euro senza contare l’indotto. La gomma naturale, che rappresenta oltre il 44% dei consumi del nostro settore, è un materiale intrinsecamente sostenibile, ma rischia di essere messo sotto pressione dalle normative sulla deforestazione” ha spiegato Beghini.
Un impegno che interessa la tutela non solo di migliaia di imprese, ma anche filiere vitali per l’economia italiana, come l’automotive e l’alimentare chiarisce in una nota l’associazione. Difatti nonostante le difficoltà congiunturali, la federazione Gomma plastica conta 120 nuove aziende, raggiungendo un totale di circa 50.000 lavoratori nelle 500 aziende associate.
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