C’è il rischio che la transizione energetica resti una “lettera morta”, per di più alla luce del “tentativo di imporre un Green Deal totalmente ideologico e svincolato dalla realtà” che ha “evidenziato tutti i suoi limiti”. Ad affermarlo con forza è Coldiretti al Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’alimentazione, appuntamento centrale per il settore agroalimentare italiano, che si è svolto a Roma, organizzato dalla stessa associazione di rappresentanza degli agricoltori in collaborazione con Ambrosetti.
“Nucleare pulito utile per alimentare intelligenza artificiale”
Il messaggio lanciato da Coldiretti guarda verso una “vera transizione green” che si potrà realizzare “solo puntando sull’energia nucleare pulita”, quella a fusione, combinata allo sviluppo delle rinnovabili, dal biogas all’agrivoltaico. Una richiesta fondata sul bisogno di “garantire il fabbisogno energetico legato alle esigenze del tessuto produttivo ma anche allo sviluppo delle innovazioni” si legge nella nota stampa.
La percentuale di italiani che considera il nucleare una fonte energetica prioritaria su cui puntare è quadruplicata nello spazio di cinque anni, passando dal 4,8% al 21,6%. Lo rivela l’indagine Ixe’ rilanciata da Coldiretti: a un nuovo eventuale referendum sulla reintroduzione delle centrali nucleari voterebbe sì il 46,8%, contro un 47,9% contrario (il 5,3% non esprime un’opinione). Un’eventuale reintroduzione del nucleare rappresenterebbe “una risposta anche al problema del fabbisogno energetico necessario ad alimentare l’intelligenza artificiale”, in merito alla quale il Forum ha dedicato uno specifico un panel.
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Coldiretti: imprese agricole protagoniste della transizione energetica
L’associazione agricola rileva che il costante aumento del costo dell’energia sta mettendo in serio rischio non solo le imprese agricole italiane, ma l’intero settore manifatturiero europeo. Ecco perché, di fronte a questo scenario, “il nucleare pulito rappresenta un’opzione importante” si sottolinea nella nota, ricordando però che “non si può prescindere dall’apporto delle energie rinnovabili”. Il giusto modello di transizione, vede le imprese agricole protagoniste attraverso progetti di comunità energetiche, impianti solari sui tetti e agrivoltaico sostenibile e sospeso da terra. Si tratta di formule che consentono di “integrare il reddito degli agricoltori con la produzione energetica rinnovabile, con una ricaduta positiva sulle colture e sul territorio”.
Per di più, come chiarisce Coldiretti, il 16% dell’energia rinnovabile consumata in Italia “nasce dai campi e dalle stalle offrendo un contributo strategico al fabbisogno nazionale”, grazie all’impiego di biomasse, biogas, bioliquidi e fotovoltaico. Fonti che sono in grado di raddoppiare il potenziale produttivo al servizio del Paese, per contribuire a raggiungere gli obiettivi fissati al 2030. Secondo lo studio realizzato da Coldiretti Giovani Impresa, solo utilizzando i tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole sarebbe possibile recuperare una superficie utile di 155 milioni di metri quadri di pannelli con la produzione di 28.400 GW/h di energia solare, pari al consumo energetico complessivo annuo di una regione come il Veneto.
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