Bioeconomia: un settore da oltre 437 miliardi di euro

Italia leader di innovazione nella filiera agroalimentare

È stato presentato il 20 giugno a Ravenna il rapporto “La bioeconomia in Europa”, redatto dal Research Department di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster SPRING e Assobiotec – Federchimica. A questa edizione del rapporto ha contribuito anche Cosmetica Italia.

Il report fornisce un’analisi dei settori che utilizzano materie prime di origine biologica rinnovabile e spunti di riflessione verso modelli di produzione e consumo più sostenibili.

I numeri della bioeconomia

Nel 2023 l’insieme delle attività connesse alla bioeconomia in Italia ha generato un valore di produzione pari a 437,5 miliardi di euro, ovvero 9,3 miliardi in più rispetto al 2022, occupando circa due milioni di persone. Nel complesso, nei quattro Paesi europei più grandi (Francia, Germania, Spagna e Italia), questo settore vale 1.751 miliardi di euro.

Dopo il recente boom, attribuibile al forte incremento dei prezzi indotto dal conflitto russo-ucraino, nel 2023 è proseguita la crescita della bioeconomia, su ritmi però più contenuti. In confronto al 2021, Francia e Italia evidenziano le migliori performance, con un incremento superiore al 20% del valore della produzione.

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La bioeconomia nella filiera agroalimentare

La vitalità di questo settore in Italia è testimoniata da 808 startup innovative, in cui la filiera agroalimentare riveste un ruolo chiave, con un peso del 63%. La tecnologia rappresenta un fattore fondamentale anche in questo settore: le imprese italiane dell’alimentare, nettamente più piccole rispetto ai concorrenti europei, spiccano per la quota elevata di innovazioni di prodotto (20%, contro una media UE27 del 12%) e di processo, dove l’Italia (36%) stacca i principali competitor di oltre quindici punti percentuali.

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Rilevante è anche l’attività brevettuale dedicata alla filiera agroalimentare, dove l’Italia figura come settimo brevettatore a livello mondiale, con una quota e un grado di specializzazione in netto rafforzamento negli ultimi anni. Ciò è possibile grazie alla presenza di un sistema innovativo ampio e diversificato che include imprese di altri settori, in primis la meccanica ma anche la farmaceutica e la chimica. Le imprese italiane dell’alimentare spiccano anche, nel confronto con le imprese tedesche, francesi e spagnole, per l’attenzione rivolta alle innovazioni per la sostenibilità: riduzione dei consumi di materiali e idrici (20% delle rispondenti), recupero di scarti e di acqua (circa il 21%), sostituzione di materiali inquinanti o pericolosi (25%) e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo o acustico (20,8%).

La filiera agroalimentare è fortemente esposta al cambiamento climatico e allo stress idrico. Il settore agricolo è il più grande utilizzatore di acqua ed è quindi uno dei primi settori a essere colpiti dalla siccità. L’efficientamento dei consumi e il riutilizzo di risorse sono quindi centrali per la sostenibilità del comparto: l’adozione di tecnologie innovative potrà giocare un ruolo fondamentale. Nell’industria alimentare sono necessari 3,3 litri di acqua per euro di produzione. Il 43% delle imprese alimentari italiane ha adottato azioni volte a contenere i prelievi e i consumi di acqua; all’interno dei distretti agroalimentari risulta esserci maggior sensibilità verso il riciclo e riutilizzo dell’acqua rispetto alle aree non distrettuali.

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Il boom dei cosmetici

Tra i settori della bioeconomia più dinamici negli ultimi anni spicca la cosmetica in cui l’Italia ha acquisito una crescente specializzazione, affermandosi come terzo esportatore europeo dopo Francia e Germania. In ambito italiano rivestono un peso sempre più rilevante i cosmetici a connotazione naturale/biologica: a fine 2023 questi prodotti in Italia rappresentano il 10,4% del mercato cosmetico, pari a oltre 1,3 miliardi di euro, con una crescita del 7,1% rispetto all’anno precedente.

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“Secondo la FAO sono 21 i paesi, che rappresentano il 65% della PIL mondiale, dotati di una strategia ad hoc per lo sviluppo sostenibile delle filiere bio-based, e l’Italia è fra questi. Le politiche pubbliche sono fondamentali per sostenere e valorizzare gli investimenti delle imprese, sempre più orientati alla transizione verso modelli di produzione e consumo più attenti all’ambiente”, ha commentato Stefania Trenti, Head of Industry and Local Economies Research di Intesa Sanpaolo.


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