Il benessere in un’economia a emissioni zero

Perché il PIL non basta a misurare la salute di un Paese

Un nuovo indice di benessere, che tiene conto delle dimensioni legate alla salute e alla sostenibilità ambientale, è stato sviluppato da un team interazionale di scienziati.

Il risultato è stato recentemente pubblicato nel report “Multidimensional welfare indices and the IPCC 6th Assessment Report scenarios”, nell’ambito del progetto CAPABLE, coordinato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC).

Lo studio prende ad esame gli scenari climatici degli ultimi rapporti dell’IPCC, confrontandoli alla luce di diversi fattori che compongono un indice di benessere multidimensionale, tra cui energia, uso del suolo, PIL e inquinamento atmosferico.

Oltre al PIL c’è di più

Il PIL rimane il principale parametro del successo economico di un paese; tuttavia, metriche alternative stanno diventando sempre più diffuse. Oltre al Prodotto interno lordo, infatti, i ricercatori hanno incluso diversi fattori: temperatura, emissioni di ossidi di azoto e zolfo, disponibilità di cibo, produzione di elettricità e copertura forestale.

Gli studiosi hanno rilevato che, in molti scenari, il benessere aumenta con una temperatura globale più bassa. “Mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 o 2 gradi centigradi porta a risultati ancora migliori in termini dei nostri indici di benessere multidimensionali”, ha spiegato il ricercatore Johannes Emmerling.

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© Emmerling et al., Science Direct

Bilanciare la mitigazione del clima con la crescita economica

Raggiungere target climatici rigorosi incrementa il benessere umano a medio e lungo termine, anche quando la mitigazione del cambiamento climatico ostacola lo sviluppo di altre dimensioni del benessere, come la disponibilità di cibo. La difesa dell’ambiente è infatti spesso associata alla riforestazione e alle colture dedicate alla bioenergia, che possono sottrarre terreno alle coltivazioni destinate all’uso alimentare.

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Un’altra argomentazione utilizzata a sfavore delle politiche climatiche è la decrescita economica che deriverebbe dalla rinuncia ai combustibili fossili a basso costo. Tuttavia, i ricercatori hanno dimostrato come la diminuzione del PIL risulterebbe limitata, qualora alla definizione di benessere economico si aggiungessero gli altri indicatori. “Se consideriamo, oltre al PIL, altre dimensioni del benessere, mantenere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi risulta la scelta migliore”, ha concluso Emmerling.


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