È dal 9 agosto scorso che la politica italiana si interroga sul futuro governo, sulle alleanze nuove o “riciclate” e sui punti di convergenza: chi ne propone cinque, chi ne vuole dieci. Il mercato è aperto anche ad agosto. Questo mentre il prossimo anno si dovranno rinnovare, o confermare, le posizioni apicali di gran parte delle aziende pubbliche come Enel, che guida la classifica europea per la capacità installata in rinnovabili e come Eni che, a fronte di una riconosciuta e profonda proiezione nel fossile, sta investendo anche in innovazione energetica da anni nel fotovoltaico con scelte anche innovative, ricordate le finestre solari? E oggi con l’impianto (sull’Adriatico a largo di Ravenna) che converte l’energia motrice prodotta dalle onde del mare in energia elettrica. Citato da Giuseppe Conte nel corso del suo discorso di remissione del mandato lo scorso 20 agosto.

Le scelte energetiche sul tavolo

In questo contesto articolato si inseriscono alcune scelte strategiche sull’energia: Eni in Lucania, Val d’Agri, sta sviluppando il più grande giacimento sulla terraferma in Europa per l’estrazione del petrolio. La concessione scadrà a fine ottobre. Che farà il nuovo esecutivo? Se non sarà prorogata si interromperà lo sviluppo del giacimento con le conseguenze dirette: centinaia di milioni in meno in diritti di sfruttamento per la Basilicata, e indirette: le compensazioni alle popolazioni locali per decine di milioni per investimenti sul territorio.

I presupposti sono nobili e condivisibili. La loro effettiva realizzazione un po’ meno. Iniziando dallo spettacolo dei rifiuti nella Capitale, guidata dai 5 stelle, che dopo uno scambio di accuse violento e infinito con la regione, retta da Zingaretti, che aspettava dal sindaco l’elenco dei siti per il trattamento degli scarti  e il governo centrale, Lega e 5 stelle, che sollecitavano Pisana e Campidoglio a trovare un accordo, si ritrova a dover inviare all’estero i rifiuti: quindi pagando altri perché producano energia con i nostri scarti; continuando con i veti e ripicche su Tav e no Tav, Triv e no Triv, Autostrade sì per salvare Alitalia, no per ricostruire il ponte Morandi a Genova.

Il Governo del futuro

Il Pd, mediante un confronto tra le delegazioni sui tavoli riguardo i punti sopra segnalati, ha manifestato l’inderogabile necessità di agire per “l’investimento su una diversa stagione dello sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale” secondo Nicola Zingaretti, segretario Pd; e la necessità di “mettersi d’accordo su cosa fare” riguardo “ambiente e innovazione tecnologica” per l’ex segretario Matteo Renzi.

L’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel discorso di commiato allo scranno più alto di palazzo Chigi, ha espresso la speranza di vedere, il governo futuro, attento perché “lo sviluppo equo e sostenibile deve spingerci a integrare in modo sistematico, nell’azione di governo, un nuovo modello di crescita, non più economicistico; l’obiettivo da perseguire deve essere un’efficace transizione ecologica in modo da pervenire a un’articolata politica industriale che, senza scadere per carità nel dirigismo economico, possa gradualmente orientare l’intero sistema produttivo verso un’economia circolare che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto”. Queste affermazioni potranno essere confermate se l’ipotesi, a ora la più “quotata”, di un suo nuovo incarico andrà in porto.

Le idee per la transizione energetica sono le medesime, per l’attuazione vedremo se e come ci sarà un seguito.

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Pubblicista dal 2007, scrive per il Gruppo Italia Energia.