Per realizzare una riqualificazione energetica efficace del patrimonio immobiliare pubblico italiano non residenziale, e superare la crisi causata dal Covid, è necessario un vero e proprio Green new deal del settore. Che favorisca ingenti investimenti e sappia valorizzare al meglio l’effetto moltiplicativo di questa iniezione di risorse finanziarie nel settore. A lanciare questa proposta è lo studio realizzato della società di studi economici Nomisma per Rekeep, realtà attiva nell’integrated facility management.
Una ricerca che approfondisce gli importanti risultati in termini di generazione di valore che potrebbero essere conseguiti dal nostro Paese attraverso interventi di riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare non residenziale. In particolare uffici comunali e scuole territoriali.
Green new deal del patrimonio immobiliare pubblico, necessari 39 mld di euro
L’investimento necessario per raggiungere questi risultati, secondo le stime della ricerca, è pari a circa 39 miliardi di euro. Cifra da investire su un orizzonte pluriennale. “Si tratta di impegno di spesa sicuramente ingente ma senz’altro sostenibile”, spiega una nota. “Sia perché, in un momento come quello attuale, tra debito pubblico, Recovery fund o Next generation e Fondi strutturali 2021-2027 saranno disponibili importanti risorse pubbliche. Sia perché parte degli investimenti, in particolare quelli legati alla gestione dell’energia, potrebbero essere finanziati direttamente dalle imprese private. Attraverso la formula del Partenariato pubblico privato”.
Importanti effetti positivi sul piano economico, ambientale e sociale
“Un intervento come quello proposto – prosegue la nota – sarebbe, inoltre, in grado di generare importanti effetti positivi dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Oltre a costituire un formidabile bacino di valore per rilanciare nel breve termine investimenti pubblici e privati. E attuare un’efficace strategia “anti-virus””.
Patrimonio immobiliare pubblico e investimenti: l’effetto moltiplicativo sul Pil
Entrando più in dettaglio, l’analisi evidenzia come, da un punto di vista economico, “una tale immissione di liquidità “avrebbe un effetto moltiplicativo sul Prodotto Interno Lordo italiano pari a 3,6 volte la somma investita”. Nello specifico i 39 miliardi di euro impiegati per la riqualificazione del patrimonio porterebbero generare effetti diretti e indiretti pari a 91,7 miliardi di euro di produzione. Nonché 50,1 miliardi di indotto, per un impatto complessivo quantificabile in 141,8 miliardi di euro.
Creazione di nuovi posti di lavoro
In una situazione complessa quale quella attuale, il progetto sarebbe in grado di creare 380 mila nuovi posti di lavoro nei settori destinatari degli interventi e 490 mila negli altri settori. Per un numero complessivo di 870 mila nuovi occupati.
Rivalutazione del valore degli immobili, risparmi di manutenzione ed energetici
La riqualificazione del patrimonio pubblico consentirebbe alle amministrazioni locali di disporre di immobili con una rivalutazione di valore fino a oltre il 30%. La riqualificazione degli edifici rappresenterebbe per gli enti locali anche un risparmio in termini di manutenzione ordinaria e straordinaria. Una voce di spesa che nel tempo può assumere un peso rilevante nei costi di gestione. Infine, i risparmi energetici generati dagli interventi di riqualificazione sarebbero quantificabili in 450 milioni di euro all’anno.
I vantaggi ambientali
Passando invece ai vantaggi ambientali, lo studio sottolinea come gli investimenti in riqualificazione genererebbero una serie di benefici. Si va dal contenimento degli impatti energetici, con una riduzione delle emissioni atmosferiche stimata in 934 mila tonnellate annue di CO2, all’attivazione di una economia circolare. Il tutto con una riduzione degli impatti sui cambiamenti climatici, alla tutela del suolo.
L’impatto ambientale del settore edilizio
Il settore edilizio, infatti, è uno dei maggiori responsabili dell’impatto delle attività umane sul clima e sull’ambiente. Edifici e abitazioni sono responsabili del 39% di tutte le emissioni globali di CO2 nel mondo. E pesano per il 36% dell’intero consumo energetico globale, per il 50% delle estrazioni di materie prime e per un terzo del consumo di acqua potabile. Gli investimenti potrebbero quindi ridurre emissioni e consumi fino al 50%.
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