Secondo una ricerca del Global Carbon Project, le emissioni globali di CO₂ nel 2024 hanno raggiunto un livello record: 37,4 miliardi di tonnellate, in aumento dello 0,8% rispetto al 2023. E se prendiamo come riferimento il digitale, questo da solo è responsabile di circa 1,4 miliardi di tonnellate di emissioni di CO₂, un dato che supera persino quello dell’intero settore dell’aviazione. Ogni attività digitale, anche un sito web, infatti, lascia un’impronta: una singola ricerca su Google può generare più di 2 grammi di CO₂ e, considerando che nel mondo vengono effettuate circa 3,5 miliardi di ricerche al giorno, il risultato è un impatto quotidiano di oltre 7.000 tonnellate di emissioni.
In un’epoca in cui la transizione ecologica è al centro delle strategie globali, la necessità di ridurre l’impatto ambientale del digitale diventa sempre più cruciale. Il traffico dati, la qualità degli elementi multimediali e l’efficienza del codice di un sito web sono infatti tutti fattori che concorrono a determinare la quantità di emissioni prodotte. Nello specifico, i principali fattori che contribuiscono all’impronta di CO₂ di un sito web includono l’hosting, il design del sito, l’ottimizzazione dei contenuti e l’efficienza del codice. Ad esempio, la quantità di dati, composta soprattutto da contenuti come video e immagini ad alta risoluzione, influisce significativamente sul consumo energetico. Maggiore è la dimensione di un sito, maggiore è l’energia consumata per trasmettere questi dati sulla rete e, di conseguenza, le emissioni di CO₂.
Ne abbiamo parlato con Andrea Stecconi, CEO di Execus S.p.A., MarTech company quotata su Euronext Growth Milan.
Come le aziende possono ridurre l’impatto ambientale dei propri siti web senza comprometterne le prestazioni?
Rendere un sito web più sostenibile non significa necessariamente sacrificarne le prestazioni. Anzi, ottimizzarlo in chiave green può migliorare l’esperienza utente e ridurre i costi di gestione. Una delle soluzioni più efficace è la scelta di hosting green, ovvero di provider che utilizzano energia rinnovabile per alimentare i propri server. Anche l’ottimizzazione del codice gioca un ruolo chiave: eliminare elementi superflui e minimizzare il numero di richieste al server consente di diminuire il consumo di banda e, di conseguenza, l’energia necessaria per il caricamento delle pagine. Un altro aspetto fondamentale è la gestione dei contenuti multimediali. Video e immagini ad alta risoluzione hanno un impatto significativo sulle emissioni di CO₂ di un sito. Utilizzare il lazy loading, che carica i contenuti solo quando necessario, e adottare formati di compressione efficienti può ridurre notevolmente il dispendio energetico. Le stime di Green Software Foundation ci dicono che un design efficiente può ridurre il consumo energetico fino al 30%. Ad esempio, l’ottimizzazione delle immagini può portare a una riduzione delle dimensioni della pagina fino al 30-40%, traducendosi in un’analoga riduzione del consumo energetico e delle emissioni di CO₂. Non solo, l’uso del caching e delle reti di distribuzione dei contenuti (CDN) riduce il numero di richieste ai server centrali, diminuendo il consumo energetico. Infine, strumenti innovativi permettono alle aziende di monitorare in tempo reale l’impatto del proprio sito e di adottare strategie mirate per migliorarne la sostenibilità senza comprometterne le performance.
Quali sono le soluzioni tecnologiche più avanzate per rendere un sito web più sostenibile?
Le nuove tecnologie offrono soluzioni sempre più avanzate per ridurre l’impatto ambientale del web, come ad esempio l’uso di Content Delivery Network (CDN), che ottimizza la distribuzione dei dati riducendo la necessità di trasferimenti a lunga distanza, e strumenti di compressione avanzata per minimizzare il peso delle pagine. Inoltre, l’adozione di pratiche di green web design, come l’uso di framework leggeri e l’evitare librerie pesanti, contribuisce a ridurre il consumo energetico. La compressione di CSS e JavaScript e l’ottimizzazione delle immagini sono ulteriori misure che migliorano l’efficienza del sito. Infine, sono essenziali quelle soluzioni in grado di analizzare in tempo reale la sostenibilità digitale di un sito. Green Web Meter, la piattaforma lanciata da Zero Carbon Audit – pioniera nella misurazione della sostenibilità dei siti web e asset digitali, ne è un esempio. Grazie all’intelligenza artificiale e alla blockchain, questo strumento monitora il consumo energetico e le emissioni di CO₂ di una piattaforma online, offrendo alle aziende un quadro chiaro del proprio impatto ambientale. L’innovazione di Green Web Meter risiede anche nel suo sistema di certificazione: attraverso un badge ESG in formato NFT registrato sulla blockchain Arbitrum, le aziende possono attestare il proprio impegno verso la sostenibilità digitale in modo trasparente e verificabile.
Esistono certificazioni o standard di sostenibilità per i siti web? Come fa un’azienda ad ottenerli?
Negli ultimi anni sono emersi diversi standard per misurare e certificare la sostenibilità dei siti web. Tra queste, quella della Green Web Foundation, che attesta l’utilizzo di energia rinnovabile da parte dei provider di hosting. A livello internazionale, la ISO 14001 e ISO 50001 definiscono i requisiti per un sistema di gestione ambientale, applicabile anche alle infrastrutture digitali.
In Italia, Green Web Meter ha allineato la sua metodologia di misurazione della sostenibilità digitale alle linee guida UNI/PdR 147:2023, basate su 58 indicatori di performance derivati dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG). Questa metodologia mira a integrare la sostenibilità digitale in tutte le fasi del ciclo di vita delle tecnologie digitali. L’obiettivo è fornire alle aziende uno strumento scientificamente validato per migliorare la propria compliance ambientale. Ottenere queste certificazioni non è solo un valore aggiunto in termini di immagine, ma rappresenta un vantaggio competitivo concreto, poiché sempre più consumatori e investitori premiano le aziende che dimostrano un impegno reale nella sostenibilità.
Per ottenere tali certificazioni, le aziende devono innanzitutto valutare l’impatto ambientale del proprio sito web utilizzando i giusti strumenti di misurazione delle emissioni di CO₂ generate dal proprio sito. Successivamente, implementare misure di riduzione per diminuire l’impronta carbonica del sito e compensare le emissioni residue partecipando a programmi di compensazione, come la piantumazione di alberi, per bilanciare le emissioni non eliminabili. Infine, dopo aver implementato le misure necessarie, possono richiedere la certificazione presso l’ente prescelto.
Il futuro del web sarà davvero più green? Quali trend dobbiamo aspettarci nei prossimi anni?
La digitalizzazione sostenibile non è più un’opzione, ma una necessità. Le normative sempre più stringenti e la crescente attenzione da parte dei consumatori stanno spingendo le aziende verso un cambiamento strutturale. Nel settore digitale, l’integrazione di tecnologie come l’intelligenza artificiale (AI), l’Internet of Things (IoT) e l’analisi dei Big Data sta giocando un ruolo cruciale nella promozione della sostenibilità. Queste tecnologie consentono una gestione più efficiente delle risorse, migliorando l’efficienza energetica e riducendo l’impatto ambientale delle operazioni. Nei prossimi anni, strumenti come Green Web Meter diventeranno sempre più centrali per le aziende che vogliono monitorare e migliorare le proprie performance di sostenibilità. Non solo, la blockchain giocherà un ruolo chiave nella certificazione trasparente delle emissioni digitali, mentre nuove tecnologie di compressione e gestione dati contribuiranno a ridurre il peso del traffico web.
Il futuro del web si prospetta sempre più green, con l’adozione di tecnologie e pratiche sostenibili che mirano a ridurre l’impatto ambientale del settore digitale. Questi trend non solo contribuiscono alla salvaguardia dell’ambiente, ma offrono anche vantaggi in termini di efficienza operativa e competitività per le aziende che li adottano. La sfida più grande sarà sensibilizzare utenti e imprese su questi temi, affinché la transizione verso un web più sostenibile non sia solo un trend, ma un cambiamento duraturo e concreto.
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