Tra i diversi strumenti a disposizione per compiere la transizione energetica, certamente vi è l’efficientamento degli edifici. In questo, un ruolo sempre più importante avrà l’intelligenza artificiale che potrà agevolare la gestione delle performance energetiche di un edificio senza eccessivi sforzi. Non solo, potranno giovarne anche le città, grazie al suo impiego nella smart mobility.
Per meglio comprenderne il ruolo e le prospettive future, Canale Energia ha intervistato l’ing. Ernesto Santini, vicepresidente di Smart Buildings Alliance Italia.
Alla luce del caro-energia e del fatto che ridurre e ottimizzare i consumi sia una delle possibili soluzioni per farvi fronte, qual è attualmente il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nell’efficientamento degli edifici?
Distinguiamo: il potenziale dell’IA nell’edificio può essere elevato, un sistema di controllo dotato di deep learning, ad esempio, può mettere a punto strategie molto sofisticate di risparmio energetico; la realtà è molto diversa, la mancanza di buoni dati, di connessione ad alta velocità e di edge computing rendono questo obiettivo ancora un sogno per la maggior parte delle case italiane.
Quali sono i principali sistemi impiegati per monitorare e gestire in modo semplice ed efficiente le performance energetiche di un edificio?
Lo stato attuale dell’arte è rappresentato dalle soluzioni proprietarie di grandi aziende o di integratori di sistema. L’offerta è ampia ma frammentata, manca ancora uno standard di interfacciamento che consenta di avere prodotti generalizzati e quindi a basso costo, nonché una certificazione comune.
Questi edifici intelligenti che diventeranno sempre più delle comunità connesse anche con la rete elettrica, che impatto avranno sulle emissioni di CO2, riusciranno a ridurle al punto da riuscire a diventare carbon neutral?
Per realizzare le comunità di prosumer, è indispensabile che l’edificio sia connesso in quanto tale al network digitale ad alta velocità, e non attraverso gli abbonamenti internet delle singole famiglie, vedasi il caso dei condomini, che ospitano il 70% degli italiani.
Ricordiamo che, senza uno scambio molto veloce di dati tra produttori e consumatori, è impossibile ottenere un bilanciamento dei carichi e della produzione tra membri della comunità, scambio che avviene usando la grid pubblica.
Se i tempi sono superiori a quelli di intervento dei dispositivi di protezione degli impianti, si rischia di creare un disservizio invece che un beneficio.
Quanto all’emissione di CO2, rammentiamo che gran parte dell’energia elettrica italiana è ottenuta bruciando combustibili fossili. Vista la lentezza e i vincoli urbani che richiedono le installazioni fotovoltaiche, che ad oggi sono l’unica soluzione quasi CO2 free, se escludiamo il nucleare, ci vorranno decenni per effettuare una transizione verso un impatto energetico nullo. A meno di un poco auspicabile declino industriale e sociale, andiamo verso un aumento dei consumi energetici, e non verso una riduzione.
In un’ottica non solo di smart building, ma anche di smart cities che comprendano una mobilità sostenibile, quale è il connubio tra IoT e nuove forme di mobilità, che necessariamente implicheranno la trasformazione digitale dell’infrastruttura stradale?
Domanda complessa che richiederebbe una risposta complessa. Il primo requisito per trovare una soluzione richiede avere bene in mente un obiettivo strategico e aver definito una corretta architettura sociale e tecnologica, e ci sembra che oggi entrambi manchino nei decisori italiani.
La connessione di un dispositivo IoT è un dettaglio inutile, se non so come posso utilizzare questa connessione in un’architettura integrata e generale. Come Sba stiamo lavorando alacremente, con i nostri maggiori esperti italiani, per definire una soluzione pragmatica e attuale da offrire alla società italiana.
Cosa è necessario introdurre nelle nostre città per gestire la nuova mobilità, ad esempio, i sistemi di illuminazione stradale possono essere integrati con dei sensori? Quali sono i costi e gli ostacoli all’implementazione della smart mobility?
La nuova mobilità passa sempre attraverso lo scambio veloce di informazioni digitali, all’interno di un’architettura aperta, ma sicura. Senza di essa, le informazioni raccolte dagli elementi connessi, ad esempio i sensori installati sui lampioni, non trovano un utilizzo pratico accessibile a tutti. Questa condivisione e standardizzazione è la chiave per la creazione di nuovi servizi per il cittadino e per la società nel suo insieme. Vanno ovviamente risolti anche problemi contingenti di natura tecnologica, come l’adeguamento alla mobilità elettrica della rete di distribuzione dell’energia e della capacità produttiva, che dovrà aumentare significativamente per compensare l’energia consumata oggi dai veicoli endotermici.
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