La tecnologia a LED, di cui molto si parla in questo periodo, è relativamente collaudata ma in continua evoluzione: generalmente, infatti, permette risparmi molto significativi rispetto alle tecnologie tradizionali. Grazie al led, infatti, in linea di principio possiamo avere una prestazione illuminotecnica soddisfacente impegnando un minor numero di kW. Menopotenza installata in kW significa meno energia consumata in kWh, e quindi meno euro spesi a fine anno.
Tuttavia, la convenienza economica di un investimento in sistemi a led è tutt’altro che scontata, e legata a due fattori chiave: il risparmio effettivamente conseguibile e il relativo investimento necessario.
Valutare se investire
In linea di principio, a pari condizioni di sfruttamento l’utilizzo del led può portare a risparmi fino al 50% (e oltre) rispetto alle tecnologie tradizionali. Vanno però considerati tre fattori chiave:
a) La prestazione. La resa illuminotecnica deve aderire alle nostre esigenze, in termini di capacità illuminante, caratteristiche della luce, direzione del fascio luminoso. Se il risultato porta a una prestazione inferiore, il passaggio a led potrebbe non essere conveniente o addirittura controproducente.Di fatto, al limite,si potrebbe ottenere lo stesso risultato riducendo il numero di punti luce (a soluzione tradizionale) già presenti.
b)La tecnologia attualmente in uso.La soluzione attualmente installata, anche se non a led, potrebbe essere comunque già molto efficiente da rendere poco significativol’ulteriore risparmio conseguibile passando ai led.
c)Le ore di utilizzo.In generale, conviene intervenire sull’illuminazione se la relativa voce ha un peso significativo nella nostra bolletta energetica. Il fatto di avere pochi punti luce, o di averne molti ma utilizzarli per poche ore all’anno, può rendere l’investimento non conveniente. Questo è un aspetto critico da valutare – per esempio – nel terziario o nelle realtà produttive che lavorano su turno singolo.
L’Investimento
Per valutare l’investimento, bisogna prima di tutto distinguere il caso di installazione di led “necessaria” (se nuova costruzione, o se si devono sostituire sistemi di illuminazione non più funzionanti o a fine vita) dal caso di installazione “sostitutiva” (ad esempio, ristrutturazioni che richiedono la sostituzione di impianti vecchi anche se ancora funzionanti).
Nel primo caso, necessario, l’investimento da considerare non sarà il costo di un intero impianto di illuminazione (come nel secondo caso sostituivo), ma solo il maggior costo del sistema led rispetto a quello tradizionale (visto che comunque la spesa avrebbe dovuto essere sostenuta). Nel secondo caso, sostitutivo, va invece valutato l’intero ammontare dell’investimento ex novo. Da tener presente, però, che molto spesso il costo non è limitato all’elemento led illuminante (la “lampada”), ma anche ai sistemi di alimentazione o all’intero corpo illuminante (compreso, per esempio, il portalampada). Da non scordare inoltre i costi di installazione del sistema (ed eventualmente rimozione e smaltimento del vecchio). Per progettare con criterio l’investimento, è buona norma ricordare che i fornitori di sistemi a led – ad oggi – prevedono una vita utile di 50.000 ore, e comunque non superiore ai 5-7 anni.
Finanziare l’investimento
Finanziare un investimento in efficienza è tema comunque complesso, per il quale non sono stati ancora definiti strumenti finanziari ad hoc. Normalmente quindi si procede con mezzi propri. Al di là di questo, nel campo specifico dell’illuminazione a led, si stanno comunque affermando due modalità alternative, specie per gli interventi in ambito terziario/PMI.
a)Il noleggio a lungo termine, normalmente fornito da un istituto di credito o altro soggetto finanziario. Si tratta di un servizio chiavi-in-mano, dove il noleggiatore provvede in toto all’installazione e manutenzione per 5-7 anni in cambio di un canone fisso annuo, normalmente senza maxi-rata iniziale e con diritto di riscatto a fine periodo. Naturalmente, in questo caso, il canone deve essere inferiore al risparmio annuo, di modo che l’utente ne abbia comunque un beneficio.
b)Il contratto di rendimento energetico con un soggetto privato (tipicamente una ESCo, ma non solo), che si basa sempre su una condivisione dei benefici di risparmio tra utente e finanziatore, ma può avere termini anche molto differenti. Normalmente questo tipo di contratto si applica nell’ambito di una più ampiaserie di interventi di efficienza energetica, non limitata quindi alla sola illuminazione, e con investimenti complessivi di più ampia portata.
Due parole infine sulla possibilità di beneficiare di incentivi pubblici. Lo strumento principale è quello dei TEE, o certificati bianchi, per i quali è stata definita una scheda standard che si applica però solo a interventi nella Pubblica Amministrazione. Dettagli su http://www.nextville.it/repository/reteambiente/normativa/17740_scheda46e.pdf
a cura di www.energie-rinnovabili.net
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