- L’aumento dei prezzi del gas e dell’elettricità sta pesando in maniera significativa sui saloni di bellezza.
- Per i parrucchieri italiani, il rincaro medio delle bollette supererà molto presto l’attuale 350 per cento.
- Un dato che emerge dall’indagine condotta nella community Imprenditori della Bellezza, fondata da Lele Canavero.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha elogiato gli operai degli stabilimenti di produzione della ceramica per il loro impegno nel risparmiare energia (e denaro). Il loro è, senza dubbio, un settore fortemente energivoro. Eppure, l’attuale crisi energetica non sta colpendo soltanto le grandi industrie, ma anche le piccole e medie imprese. L’aumento dei prezzi del gas e dell’elettricità, che ha seguito lo sconvolgimento geopolitico scaturito dalla guerra in Ucraina, sta pesando in maniera significativa sui saloni di bellezza, per esempio. Che, come sappiamo, hanno consumi elevati di energia elettrica e di acqua calda.
L’indagine di Lele Canavero nella community Imprenditori della bellezza
Per i parrucchieri italiani, il rincaro medio delle bollette supererà molto presto l’attuale 350 per cento. Un dato che emerge dall’indagine condotta nella community degli Imprenditori della Bellezza, movimento fondato da Lelio “Lele” Canavero che riunisce oltre ottomila titolari di saloni di varie dimensioni da nord a sud Italia.
“Questi costi alle stelle erodono visibilmente i margini. I titolari, di conseguenza, finiscono per rinunciare: rinunciare ad assumere, rinunciare a migliorare gli standard del salone, rinunciare a rendersi visibili, apprezzabili, desiderabili”, spiega Canavero, che è anche l’ideatore del sistema Parrucchiere Pro e che, nel corso di una carriera lunga un quarto di secolo, ha formato più di 50mila parrucchieri. “Solo che così, beffa delle beffe, perderanno la clientela migliore, senza conquistarne di nuova. E inesorabilmente, per uno su tre, la prospettiva di chiudere rischia di farsi più che concreta”.
Un settore già colpito dalla pandemia
Il settore ha già subito grosse perdite a causa della pandemia di Covid-19, sia per via delle chiusure imposte a livello nazionale, sia per i costi dovuti alle misure di prevenzione del contagio. Aumentare i prezzi dei servizi proposti a questo punto appare inevitabile, ma è rischioso visto che si registra parallelamente, a livello dei consumatori, una diffusa riduzione del reddito disponibile.
“Per quanto possa sembrare paradossale, occorre che i parrucchieri investano… che imparino ad investire!”, prosegue Canavero. Prima di tutto, il risparmio dell’energia e l’efficienza energetica sono strade da seguire a prescindere, investendo per esempio in apparecchi di ultima generazione, considerando che l’asciugacapelli e la piastra sono fra gli elettrodomestici più energivori. Dopodiché, ci sono altre strategie da mettere in atto, a partire dal marketing. “Costi imprevisti e rilevanti come quelli delle bollette, non si possono gestire solo attraverso tagli e risparmi. Le cose che vanno fatte (e vanno fatte bene) sono due, occorre intervenire sulla produttività e sulla redditività del salone: uno, diminuire gli intervalli di inattività; due, incrementare la marginalità sulle proposte”, puntualizza Lele Canavero.
La ricerca di soluzioni a basso impatto ambientale
Nel tessuto imprenditoriale italiano, formato per l’86 per cento da microimprese, al 30 giugno 2020 il settore dei servizi alla persona contava 128.865 aziende registrate (conteggiando anche i centri estetici), con una notevole rappresentanza femminile, visto che il 52 per cento dei titolari è donna. I saloni registrano consumi significativi non solo di energia, ma anche di acqua. Un’altra risorsa preziosa che, anche in Italia, scarseggia sempre di più a causa della siccità. L’attenzione però sembra crescente, come conferma il fondatore di Imprenditori della bellezza: “In questi anni, la maggioranza dei parrucchieri ha già imparato ad ottimizzare le risorse. Anche perché viene spesso sollecitata dalla clientela, sempre più attenta all’ambiente”.
Attenzione che si traduce anche nella ricerca di prodotti naturali, privi di sostanze chimiche dannose per la salute dell’ambiente e dei clienti stessi. “Anche qui, chiariamolo: migliore è la qualità dei prodotti che il parrucchiere sceglie, minori sono i costi che dovrà sostenere per esempio al lavatesta o alla poltrona. Il problema è nuovo, la soluzione è vecchia: ‘chi più spende meno spende’. La clientela migliore non regala nulla, va meritata. Proprio per questo, per quanto drammatica e crudele sia questa situazione, alla fine impegnerà tanti parrucchieri a trasformare le difficoltà in opportunità. E come si sa in questo caso i benefici finiscono per riguardare tanto i parrucchieri migliori, quanto la clientela più esigente”, conclude Canavero.
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Per trasformarsi da artigiani a imprenditori, e assicurare tutti questi standard di qualità, ai parrucchieri non bastano aiuti saltuari – strada finora percorsa sia dall’Italia che, nel resto d’Europa, da Paesi come il Regno Unito –. Hanno bisogno di prospettive chiare e durature.
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