L’accesso dei temi sull’efficienza energetica nelle professioni progettuali e gestionali è ormai inevitabile. I livelli di efficienza costituiscono oggi un indice di valore dell’azienda e descrivono la capacità innovativa e di adattamento alle sollecitazioni esterne e del mercato. Nel campo delle medie e grandi aziende rimane, tuttavia, la prestazione energetica rappresenta un’articolata materia il cui approfondimento è condotto da pochi esperti del settore.

Il livello di prestazione energetica è valore per l’azienda

Le organizzazioni con ampio consumo o complessi sistemi energetici, a differenza di quelle più piccole e meno appesantite da costi energetici, sono spesso capaci di riconoscere l’utilità del raggiungimento di superiori livelli di prestazione energetica e del continuo miglioramento della stessa; riescono ad individuare nella giusta misura la validità delle scelte che impattano sulla prestazione.

Di contro piccole organizzazioni, non rinvenendo grandi risparmi nella potenziale programmazione e nella organizzazione energetica, tendono a ricercare soluzioni estranee al loro core business e a diversificare le attività, dunque ad “arrotondare” puntando ad attività complementari.

Le organizzazioni importanti e le imprese cosiddette energivore, che intravedono nella strutturazione della gestione energetica e nella messa a sistema una soluzione di miglioramento, necessitano, pertanto, di professionisti con elevate competenze operative, capacità trasversali e abili nel processare sistemi energetici complessi.

In tali organizzazioni, per esempio, le analisi energetiche richiedono ampie procedure di valutazione e stadi di monitoraggio delle relative efficienze, sia per le attività principali che per i “servizi ausiliari” e “generali”. Richiedono altresì opportuni bilanci tra fabbisogni e potenziali energetici per la corretta definizione delle azioni correttive e migliorative.

La prestazione energetica che ne deriva è un insieme articolato di risultati misurabili relativi a obiettivi e target prestabiliti.

L’esempio di trasporti e industria

Il settore dei trasporti, per esempio, richiede indicatori energetici complessi, che non possono essere semplici rapporti quantitativi ma devono considerare le variabili temporali e attribuirne la dovuta rilevanza. Si consideri che i sistemi energetici del vettore del trasporto terrestre, marittimo o aereo sono fortemente influenzati dai regimi di velocità, a loro volta strettamente connessi con le condizioni al contorno non sempre integralmente prevedibili, come la domanda di mercato o le variabilità meteorologiche. Alle variabili temporali sono legate, conseguentemente, le misure di miglioramento sia in termini gestionali/comportamentali che tecnologici.

Nell’ambito industriale questa stessa peculiarità è presente laddove è complesso il sistema logistico ed è in stretta relazione con la tipologia di attività economica. Per le attività manifatturiere, per esempio, il prodotto finale può essere variegato e la misura e il monitoraggio degli stadi di efficienza possono richiedere una molteplicità di indicatori specifici adattati alle singole varianti.

In entrambe le categorie citate, in base al tipo e all’entità delle attività, accade che le aziende debbano rispettare livelli massimi di emissione di gas a effetto serra o climalteranti. Devono fare i conti con direttive europee, standard e regolamenti internazionali che rispettano nobili valori di tutela ambientale, ma che talvolta possono trascurare le condizioni locali di economia e mercato e non favorire la flessibilità.


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Libero professionista in possesso di plurime certificazioni delle competenze in ambito italiano (Ege, Esperto in energetica) ed europeo (Energy auditor, Training provider, etc.), riveste il ruolo di Energy manager per PA, imprese a forte consumo energetico e società di servizi energetici in tutta Italia. Componente di tavoli tecnici permanenti e membro di Comitati tecnici di Certificazione presso Organismo internazionale di certificazione per Ege, AE, Lead Auditors ed Energy Management Systems ISO50001.