Perito meccanico dal 1976, Fulvio Nolli ha lavorato in proprio per venticinque anni presso una piccola azienda di serramenti. Dal 2012 ha conosciuto il mondo delle energie rinnovaibli e ha iniziato a collaborare con la realtà ESCo. Oggi lavora come consulente energetico.
Nella sua esperienza di consulente esterno quali sono i vantaggi derivanti dall’attuazione di interventi di efficientamento energetico?
Premetto che mi sto occupando soprattutto del mercato retail e, in particolare, di realtà commerciali come supermercati e alberghi. Sono settori specifici che, pur nella loro complessità, rappresentano un mondo decisamente più “semplice” rispetto, per esempio, al settore manifatturiero. In nessun caso fare efficienza energetica può ridursi alla semplice applicazione di una tecnologia o alla sostituzione di un’apparecchiatura, ma è sempre un mix di interventi che porta ad un risultato valido e che vaia in base alla situazione. I vantaggi che si riescono a conseguire sono molteplici e lo sono nella misura in cui si è saputo intervenire su tutti gli aspetti di criticità del sistema energivoro preso in esame. In un supermercato i fattori di maggiore criticità sono sicuramente la climatizzazione e l’illuminazione: se l’edificio stesso è stato concepito in modo antiquato risulterà più difficile ottenere, a parità di costi, lo stesso risultato che su una struttura nuova e meglio concepita.
Ci sarebbe poi da prendere in considerazione – lo fanno in pochi – l’aspetto direi filosofico del problema: quando ci si riferisce ai vantaggi di un’operazione di efficientamento bisognerebbe anche individuare i soggetti destinatari di questi vantaggi. Se ci si riferisce al soggetto impresa è ovvio che questa tenda a considerare tutto in termini di risparmio economico, di ritorno dell’investimento e, al massimo, di consolidamento del proprio marchio. Se invece si osserva la questione dal punto di vista della collettività è lecito pensare che la sensibilità sia diversa e che il rapporto costi benefici appaia meno vincolante. Sempre più persone sono sensibili ai temi ambientali e sono disposte a modificare anche i propri stili di vita pur di contribuire in qualche misura alla riduzione dell’impatto ambientale delle nostre attività.
Quale impatto economico hanno avuto sul bilancio queste attività?
Dipende tutto dal livello di profondità che si vuole raggiungere quando si decide di realizzare un programma di efficienza energetica e dalla capacità di incidere sui veri centri di costo energetico della struttura e dell’attività. Un’analisi ben fatta, che metta in luce le vere criticità, può portare ad investimenti importanti, ma nella misura in cui risolve il problema garantisce rientri accettabili dell’investimento.
Una gelateria o un laboratorio di pasticceria in possesso di apparecchiature e macchinari obsoleti e datati che decidessero di intervenire sostituendoli tutti otterrebbero risparmi rilevanti, ma i tempi di rientro potrebbero essere lunghi. In alternativa potrebbero intervenire operando sui consumi delle vecchie apparecchiature introducendo sistemi intelligenti di controllo della corrente elettrica, con un investimento decisamente inferiore ed ottenendo un 15/20% di riduzione dei costi sulla vecchia bolletta. Reinvestendo il risparmio ottenuto potrebbero poi sostituire a rotazione le vecchie macchine con altre più perfomanti. Cambia l’approccio, cambiano i termini di valutazione e quindi anche i rientri. Le valutazioni vanno fatte ad operazione conclusa, tenendo conto anche degli oneri finanziari. È certo che restare nella situazione di partenza è pericoloso perché i costi dell’energia sono sempre più determinanti per le aziende con forte incidenza dei consumi elettrici.
Nelle realtà in cui mi trovo ad operare (piccole/medie imprese commerciali o artigianali) un rientro dell’investimento in 3/6 anni mi sembra un ottimo risultato.
Crede che le aziende con le quali ha collaborato svilupperanno nuove opportunità di investimento in termini di efficienza?
Quando un’ azienda entra nell’ottica dell’efficienza energetica e ne tocca con mano i risultati positivi credo sia giocoforza che continui sulla stessa strada. In primo luogo perché il percorso che conduce all’efficienza en
ergetica è complesso e costoso e, quindi, quasi sempre si è portati ad operare per step successivi. In secondo luogo perché i costi dell’energia rappresentano, per moltissime realtà economiche, l’unico centro di costo su cui è ancora possibile intervenire dopo aver limato tutto il resto. La competitività delle aziende passa, ormai, anche per l’efficienza dei consumi e quelli energetici non fanno eccezione. Anche qui gioca un fattore determinante la disponibilità economica dell’azienda in rapporto alle aspettative di risultato: abbiamo visto che, a suo tempo, gli incentivi hanno giocato un ruolo importante e politiche future in quella direzione (come strumenti in grado di facilitare l’accesso a finanziamenti pubblici regionali ed europei) aiuterebbero sicuramente le aziende piccole e piccolissime.
Talvolta gli incentivi diventano uno strumento speculativo e si trasformano nell’unico vantaggio, almeno percepito, cui l’azienda tende nella realizzazione di un progetto. Il Sistema Paese ha invece bisogno di puntare all’efficienza per l’efficienza, e non di lucrare vantaggi economici immediati.
Con quali fondi sono stati realizzati questi progetti?
La ESCO con cui collaboro, e che opera a livello nazionale e in tutte le realtà economiche, mette a disposizione una discreta gamma di strumenti finanziari: dai più tradizionali fino alla possibilità di ottenere il noleggio operativo per determinate tecnologie particolarmente efficaci ed innovative. IIl finanziamento attraverso il tradizionale sistema bancario è ancora, per i miei clienti, la via più naturale ed immediata. Purtroppo le banche sono orientate a valutazioni esclusivamente basate sulla capacità economica del soggetto e, mai e poi mai, sulla validità del progetto. Questo però è un problema, almeno per il momento assolutamente insolubile.
Come può un EGE consulente esterno inserirsi nella pianificazione di queste misure per l’efficienza?
Alla base ci deve essere sempre, ma non solo, un rapporto di fiducia fra le parti: aziende molto grandi dispongono di responsabili interni che si occupano di energia ed è ovvio che possiedono una visione più diretta sugli obbiettivi e sulle problematiche di processo e di prodotto. All’interno di realtà più piccole spesso ci si confronta direttamente con la proprietà, ma neanche qui le dinamiche sono semplici: l’unico modo per ottenere risultati è capire bene quello che il cliente si aspetta di ottenere e quanto è disposto ad investire, cercando di focalizzare bene le priorità e le criticità.
Il quadro normativo in tema di efficienza energetica risulta chiaro e completo?
Le norme ci sono e in diversi casi non sono nemmeno troppo complesse. Sono gli enti incaricati, a cui ci si deve necessariamente rivolgere, che poi complicano tutto con ritardi inammissibili e regolamenti interni assurdi e spesso contraddittori.
Studiare da EGE: quanto conta la formazione?
Studiare è indispensabile e chi vuole diventare EGE deve formarsi in modo accurato e acquisire molta esperienza. Sono però contrario agli albi professionali per ogni figura, piuttosto penserei ad un sistema graduale in cui suddividere i professionisti in base ai titoli di merito acquisiti per lavori effettuati.
La scheda rappresenta l’intervento effettuato in un ristorante (non di proprietà) con consumi elettrici veramente significativi in quanto tutte le apparecchiature erano elettriche. Siamo intervenuti inserendo a valle dei quadri elettrici due apparecchiature elettroniche, trasformatori elettromagnetici dotati di un microprocessore, che operano ad altissima frequenza su ogni singola fase e mai contemporaneamente. Abbiamo ottenuto un discreto decremento della tensione, una sua stabilizzazione e un miglioramento del fattore di potenza. Il risparmio, verificabile istante per istante tramite un software dedicato, in termini percentuali è stato intorno al 15%, con un investimento di poco più di 36.000,00 euro e un ritorno sull’investimento di poco meno di 3 anni.
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