Nei prossimi anni il mercato delle pompe di calore è stimato crescere notevolmente a livello europeo, quasi triplicando il numero di unità installate rispetto al 2023 fino a raggiungere 63 milioni di pompe di calore al 2030. Con l’obiettivo di accelerare la decarbonizzazione del settore degli edifici, numerosi Paesi UE hanno stabilito target ambiziosi di crescita per il mercato. La previsione a livello nazionale stima 8,6 milioni di pompe di calore installate al 2030, fino a raggiungere 11,6 milioni di unità installate (+287% a confronto con il 2023). A tracciare lo scenario è lo studio Il ruolo delle pompe di calore in Italia, commissionato da Assoclima a The European House – Ambrosetti (Teha), presentato a Roma il 22 gennaio.
In base al report, nell’ultimo biennio (2023-24) si è registrato un forte rallentamento del mercato. Dopo un decennio di crescita costante del settore a livello europeo, con il numero di unità installate annualmente che è aumentato da 750 mila unità (2014) a 2,8 milioni (2022), nel 2023 si è registrato un primo segnale di riduzione. Le quote di mercato, infatti, hanno subito una contrazione del 3,6% del numero di unità installate rispetto al 2022.
Pompe di calore: il caso italiano
Germania e Regno Unito prevedono ogni anno l’installazione di oltre 500.000 unità, per Polonia e Spagna il consumo finale di energia da parte delle pompe di calore è previsto crescere rispettivamente di tre e sei volte nel prossimo decennio. Eppure i dati sulle vendite nel primo semestre 2024 evidenziano segnali preoccupanti. L’andamento della domanda europea registra una contrazione del 47% rispetto allo stesso periodo del 2023.
In Italia si registra una netta contrazione delle vendite nella prima metà del 2024, diminuite del 46% rispetto al primo semestre 2023. L’analisi rileva che il calo delle vendite in Europa è spiegato in larga parte dal caso italiano, dove già nel 2023 si era registrata una riduzione del -33% del numero di unità installate, rispetto al -4% a livello europeo. “Tali dinamiche del mercato italiano sono state condizionate soprattutto dall’instabilità ed incertezza degli incentivi che ne hanno supportato lo sviluppo fino al 2022 e che oggi mettono a serio rischio il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030” si legge nel documento.
Ministro Fratin: “Opportunità per target al 2030 e obiettivi di scenario al 2050 del Pniec”
La necessità di valorizzare le catene del valore delle tecnologie green è percepita da tutte le principali economie mondiali. In questo contesto, la filiera delle pompe di calore italiana ed europea si dimostra solida. L’incidenza della produzione italiana per le principali componenti è pari al 59%, quota che sale all’87% considerando un perimetro più grande, ossia quello europeo.
Diventa quindi evidente, come evidenzia lo studio, “la necessità di supportare questo settore non solo attraverso meccanismi incentivanti ma soprattutto un framework normativo stabile nel breve-medio termine” che garantisca le condizioni ottimali per supportare la pianificazione industriale e gli investimenti della filiera italiana. Requisiti fondamentali per “salvaguardare la competitività e la sicurezza energetica di un settore chiave per la decarbonizzazione”. Su questo punto, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, nel suo intervento, ha ribadito che “l’uso delle pompe di calore rappresenta una delle opportunità principali al fine del raggiungimento dei target al 2030 e degli obiettivi di scenario al 2050 del Pniec”. Aggiungendo che un maggiore utilizzo delle pompe di calore deve essere sostenuto da un importante intervento pubblico su due fronti: l’accompagnamento alla domanda e la costruzione dell’offerta, per stimolare una ripresa del mercato e il mantenimento dell’alto livello di capacità produttiva del sistema industriale.
Segmento delle pompe di calore con potenza <18 kW: inferiore al 30%
Tra le criticità, la dipendenza della manifattura italiana risulta particolarmente alta sui compressori, per la maggior parte importati da Paesi esteri. Un ulteriore punto di attenzione riguarda il mercato delle pompe di calore con potenza inferiore a 18 kW. Questo segmento è molto rilevante in quanto nel prossimo futuro è prevista una notevole crescita dell’impiego nel settore residenziale, in sostituzione delle caldaie più inquinanti. Lo studio illustra che “scomponendo infatti l’incidenza della produzione italiana sul totale delle vendite di pompe di calore in base alla loro potenza, emerge chiaramente come, per gli apparecchi con potenza inferiore a 18 kW, questo valore risulti mediamente inferiore al 30%”.
Dalla survey somministrata alle aziende del settore, emerge la sempre maggiore volontà del comparto di ampliare la propria capacità produttiva. Nel prossimo triennio (2025-2027), circa il 42% (era l’8% nel 2024) delle aziende manifatturiere di pompe di calore prevede di aumentare la propria capacità produttiva di oltre il 20%. L’espansione andrà di pari passo con un significativo aumento degli investimenti a essa dedicati. Non a caso, 4 aziende su 10 prevedono un aumento superiore al 30% degli investimenti finalizzati ad aumentare la capacità produttiva durante nel triennio 2025-2027. In conclusione, l’espansione della capacità produttiva, che dovrà interessare i principali player del mercato europeo, richiede investimenti delle aziende e un necessario supporto delle politiche governative per dispiegarli: “Qualora ciò non venisse attuato, sarebbero a rischio le quote di mercato e la competitività delle imprese europee a favore di aziende extra europee (es. cinesi), che possono contare su prezzi più competitivi grazie ad economie di scala” osserva lo studio.
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