Il prezzo di mercato dell’energia elettrica in Italia è molto superiore rispetto a quello degli altri paesi europei.
Secondo uno studio della Fondazione Think Tank Nord Est, realizzato in collaborazione con Associazione Reseller e Trader dell’Energia (A.R.T.E), nell’ultimo anno, nel nostro paese, il prezzo dell’energia elettrica è sceso di circa il 10%. Ma la diminuzione è stata maggiore in Germania (-18%), e soprattutto in Spagna (-59%) e in Francia (-65%). Di conseguenza, le imprese italiane devono sostenere costi energetici maggiori, mettendo a rischio la propria competitività a livello internazionale.
“Il differenziale di prezzo dell’energia elettrica tra l’Italia e il resto d’Europa è un grande problema per il nostro Paese, perché mette a rischio la competitività delle aziende. Dobbiamo investire con convinzione sulle fonti rinnovabili, semplificando le autorizzazioni, e al tempo stesso dobbiamo rivedere le nostre regole di mercato, perché il prezzo di vendita dell’energia rinnovabile è troppo alto”, ha detto Diego Pellegrino, portavoce di A.R.T.E.
Tutto ciò si verifica in un momento storico contraddistinto dalla forte crescita delle fonti energetiche rinnovabili. Secondo l’ultimo rapporto di Terna, ad aprile 2024, oltre la metà del fabbisogno di elettricità in Italia è stato coperto da fonti di questo tipo. Grazie alle abbondanti piogge è raddoppiato il contributo dell’energia idroelettrica (+109% nei primi 4 mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2023), ma è cresciuta anche la produzione fotovoltaica (+10,7%), eolica (+8,8%), geotermica (+1,8%) e da biomasse (+2,4%).
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