- Stando a uno studio pubblicato il due marzo da Pro Carton, l’impronta ecologica dell’industria europea del cartone risulta oggi pari a 148 kg di CO2 in un ciclo cradle-to-gate.
- Un risultato dipeso fortemente dall’uso di energia pulita e dall’efficienza energetica.
L’impronta di carbonio dell’industria europea del cartone e del cartoncino si è ridotta del 24 per cento dal 2018, arrivando a 249 kg di CO2 in un ciclo di vita cradle-to-grave e a 148 kg di CO2 in un ciclo cradle-to-gate per tonnellata di imballaggi in cartone. A rivelarlo è una ricerca condotta da RISE (Research Institutes of Sweden) per conto di Pro Carton, l’Associazione europea dei produttori di cartone e cartoncino.
FER ed efficienza energetica
I risultati dello studio, che ha preso in considerazione sia le emissioni fossili sia quelle biogeniche, sono stati pubblicati il due marzo. E svelano che una simile riduzione dell’impronta di carbonio è stata possibile grazie all’utilizzo più efficiente delle risorse e grazie all’impiego di fonti energetiche rinnovabili presso le cartiere e gli stabilimenti di trasformazione, unitamente a interventi di efficientamento energetico.
Il packaging in cartone, dunque, non è solo biologico e capace di soddisfare i requisiti dell’economia circolare, ma svolge anche un ruolo chiave nella transizione a un modello di sviluppo low-carbon.
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Dal cartone a un’economia circolare e low-carbon
“Il valore cradle-to-gate di 148 kg di CO2 è un miglioramento notevole nel nostro cammino verso un’economia a base biologica e a basso tenore di carbonio, o persino a impatto zero, e rispecchia i miglioramenti dei processi e gli investimenti attuati dall’industria”, commenta Horst Bittermann, direttore generale di Pro Carton. “Naturalmente, l’industria non può avere successo singolarmente. La raccolta dei rifiuti domestici è nelle mani dei Comuni e noi possiamo riciclare solo ciò che viene raccolto”.
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