Il servizio idrico tra risanamento ed efficientamento energetico

La presentazione di uno studio Iatt, Ref Ricerche, Università Politecnica delle Marche alla fiera di Bologna Accadueo

Le trenchless technology sono soluzioni tecnologiche con cui si può intervenire nel sottosuolo per la posa o la riparazione di qualsiasi tipo di rete, servizio idrico incluso, senza (o con un limitato) ricorso agli scavi tradizionali a cielo aperto.

Un momento del convegno
Foto di Antonio Jr Ruggiero.

Una sorta di “micro chirurgia del sottosuolo non invasiva”, come descritto dal presidente dell’Italian Association for Trenchless technology (Iatt), Paolo Trombetti, che rispetto a normali cantieri riduce i consumi energetici (-45% di media), gli incidenti sul lavoro (-70%) e i tempi di esecuzione, “rispettando l’uomo e l’ambiente”.

Per questo motivo e per aggiungere dati ulteriori sull’impego di queste soluzioni, Iatt ha commissionato a Ref Ricerche lo studio “Trenchless Technology e Certificati Bianchi: quali opportunità per il servizio idrico in Italia?”.

Una proposta di policy

Le prime risultanze di questa analisi, condotta in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, sono state illustrate nel corso di un evento alla fiera AccadueO di Bologna e sulla base di queste informazioni è stata lanciata una precisa proposta di policy: rendere eleggibili allo strumento dei Titoli di efficienza energetica (o certificati bianchi) gli interventi effettuati sulle infrastrutture idriche mediante il ricorso alle tecnologie trenchless, ampliando il perimetro di riconoscimento dei Tee per le utility.

Idrico e no dig

In apertura dei lavori di Bologna è intervenuto il presidente Trombetti, che ha ricordato come il settore idrico nazionale soffra “di una cronica necessità di investimenti, sono ormai sin troppo evidenti le criticità che lo caratterizzano: obsolescenza delle infrastrutture del patrimonio idrico nazionale, elevati livelli delle perdite idriche nelle reti, carenze negli standard di qualità dell’acqua destinata al consumo umano, deficit di raccolta e successivo inadeguato trattamento dei reflui urbani”.

Queste problematiche “generano sovente situazioni di vera e propria emergenza con notevoli disagi per la popolazione servita e una sensibile lievitazione dei costi per il ripristino del servizio”. Non solo, prosegue Trombetti, “l’attesa realizzazione di ingenti interventi sulle reti idriche implica l’inevitabile apertura di innumerevoli cantieri. Noto che le reti acquedottistiche e fognarie, di servizio primario, si sviluppano nel sottosuolo cittadino, diventa ineludibile la necessità di perseguire obiettivi di sostenibilità integrale (economica, ambientale e sociale), tanto più in un contesto nazionale urbano di grande valore paesaggistico, storico e monumentale”.

Altro aspetto da considerare “è la circolazione veicolare nelle città italiane, rilevante criticità di sempre maggiore portata. Ecco che, in un tale contesto, diventa importante ottimizzare, per ciascun intervento sulle reti, le modalità di esecuzione in termini di velocità, invasività e soprattutto di economicità dello stesso, attraverso una scelta intelligente e oculata della tecnologia più idonea da impiegare. Un contesto in cui le tecnologie trenchless (denominate anche ‘no dig’ o ‘a basso impatto ambientale’ dalla normativa italiana che ne ha voluto evidenziare la caratteristica peculiare) dovranno diventare predominanti”.

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Nato ad Avellino, giornalista professionista, laurea in comunicazione di massa e master in giornalismo conseguito all’Università di Torino. È direttore della rivista CH4 edita da Gruppo Italia Energia. In precedenza ha lavorato nel settore delle relazioni istituzionali e ufficio stampa, oltre ad aver collaborato con diversi media nazionali e locali sia nel campo dell’energia sia della politica. È vincitore di numerosi premi giornalistici nazionali e internazionali.