Uno dei settori chiave in cui intervenire per contrastare l’inquinamento indoor è quello dell’edilizia. Il comparto è sempre più attento alle sfide poste dalla progettazione sostenibile e dispone di soluzioni all’avanguardia per coniugare in modo proficuo efficienza energetica e salubrità degli ambienti. Di questi temi si è parlato questa mattina nel corso del webinar dell’Enea: “Benessere indoor ed efficienza energetica. L’edilizia dei prossimi anni”.
Inquinamento indoor, edilizia ed efficienza: serve un approccio trasversale
L’incontro ha visto la partecipazione di Patrizia Aversa, tecnico del dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali dell’Enea di Brindisi. Secondo l’esperta, una delle carte vincenti per contrastare l’inquinamento degli ambienti chiusi, ancora non abbastanza noto, è l’adozione di un approccio trasversale alla questione, che coinvolga in modo sinergico gli utenti finali, la comunità scientifica e il tessuto imprenditoriale.
Inquinamento indoor ed edilizia, una sfida multidisciplinare
“Per lavorare sul tema dell’inquinamento indoor, che rappresenta sicuramente una delle sfide del governo italiano e una priorità della politica europea, serve puntare sulla multidisciplinarietà”, ha spiegato Aversa.
“Abbiamo bisogno dell’utente finale, della comunità scientifica e del tessuto imprenditoriale per avere monitoraggi efficaci, efficienti e attendibili, ma anche metodologie uniformate. Elementi al momento un po’ latenti”, ha aggiunto.
Un tema chiave in UE
A livello europeo l’attenzione sul tema è alta. “Già dalla fine degli anni 90 la comunità europea ha posto l’attenzione sull’importanza della prevenzione dell’inquinamento indoor. Tra i paesi più virtuosi c’è la Francia che ha introdotto già dal 2015 l’obbligo di abbinare una certificazione sull’inquinamento indoor a quella sulla prestazione energetica dell’edificio”.
Le norme in Italia sull’inquinamento indoor
“In Italia, invece, non esiste l’obbligo di certificazione del livello di qualità dell’aria indoor, ma una serie di leggi, già dalla fine degli anni 70, affrontano il tema del rischio chimico indoor. Nel 2017 viene poi introdotto nei Cam, per quanto riguarda agli appalti verdi, soprattutto gli appalti pubblici del settore edilizio, l’obbligo di presentare la certificazione secondo la Iso 16000 delle emissioni dei Voc (composti organici volatili), causate dai materiali usati per costruire gli arredi e le finiture superficiali”.
Decreto Madia
“Con il decreto Madia del 2017 si pone invece attenzione al rischio biologico degli ambienti indoor con l’obbligo di verificare la corretta messa in opera di interventi attraverso la verifica dell’assenza di ponti termici e di muffe e funghi”, ha spiegato l’esperta dell’Enea.
Piano di prevenzione nazionale
“Inoltre il ministero della Salute ha istituito, già dal 2014, un piano di prevenzione nazionale in cui c’è obbligo di formazione per i dipendenti di ambienti lavorativi non industriali per la prevenzione del rischio chimico indoor, sia per la formazione di lavoratori e sia per quella dei tecnici”, ha aggiunto.
Inquinamento indoor e scuola
Tra gli ambiti a cui prestare particolare attenzione c’è la scuola. In questo settore, che coinvolge circa 70 mln di individui tra alunni e lavoratori, “abbiamo chiaramente un problema”, ha detto Aversa.
Il progetto nella scuola media di Brindisi
Il comparto è stato in particolare al centro di un progetto dell’Enea di Brindisi. Un’iniziativa incentrata sull’analisi dell’edilizia scolastica soggetta a interventi di riqualificazione energetica. “In particolare questo percorso di ricerca, che ha coinvolto gli alunni e i professori di una scuola media, ha posto al centro due elementi: l’analisi dei dati relativi alla qualità dell’aria all’interno dell’edifico scolastico e la promozione di una maggiore consapevolezza dei ragazzi sul tema dell’inquinamento indoor”.
Cambiare abitudini per contrastare l’inquinamento indoor
“Il cambiamento delle abitudini nella gestione dell’aula ha migliorato il confort temoigrometrico. Un fattore che influiva sulla qualità dell’apprendimento”, ha spiegato Aversa. Nel successo riscontrato nel miglioramento della qualità dell’aria degli ambienti interni alla scuola un ruolo chiave è stato giocato dalla “maggiore sensibilizzazione degli alunni“. Così si è intervenuti in modo mirato sulla gestione dell’ambiente. Il tutto favorendo dei comportamenti che hanno ridotto la concentrazione eccessiva di sostanze nocive come anidride carbonica o voc.
Il ruolo chiave della comunicazione
In questo senso ben si comprende come gli aspetti legati alla formazione siano centrali, anche per rendere i ragazzi veicoli di conoscenza sul tema. “Il ruolo della comunicazione è fondamentale perché è un motore per favorire maggiore attenzione sull’inquinamento indoor, ma anche perché la tecnologia da sola non può garantire l’efficienza, la salubrità e il benessere comune”, ha spiegato il tecnico dell’Enea.
Un patto generazionale
In quest’ottica “è importante creare un patto generazionale per la sostenibilità basato su un linguaggio comune interattivo e intergenerazionale“. Il tutto con l’obiettivo di rendere i ragazzi “moltiplicatori di buone pratiche a salvaguardia del benessere comune”.
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