Il patrimonio edilizio italiano è troppo “vecchio, energivoro, e climalterante”. Questo quanto emerge dalle stime realizzate nell’ultimo Rapporto di Legambiente “Vivere in Classe A”, presentato oggi 27 aprile nell’ambito della campagna Civico 5.0.
A poco sono valsi gli sforzi del superbonus 110%. Difatti dalle ultime stime si vince come su oltre 12 milioni di patrimonio abitativo ne è stato riqualificato, attraverso questo strumento, solo il 3,1%. Un valore che guarda anche a un 3% di frodi evidenziate dalla Guardia di finanza e dal Mef.
La ricetta di Legambiente per efficientare l’edilizia
Secondo Legambiente l’Italia necessita di una riforma in tema di politiche sull’efficienza energetica del settore edilizio stabile e duratura nel tempo. Per farlo serve una pianificazione “almeno al 2030 e con prospettive al 2035″.
I punti evidenziati dall’associazione ambientalista sono i seguenti:
- un nuovo sistema incentivante unico che guardi ai singoli interventi, ma soprattutto alla riqualificazione complessiva degli edifici spingendo soprattutto interventi in classi energetiche elevate;
- raggiungimento classe D come minima per aver accesso agli incentivi;
- un nuovo sistema incentivante che guardi alla prestazione energetica ottenuta dall’intervento, al reddito delle famiglie, alla messa in sicurezza sismica, ma anche all’abbattimento delle barriere architettoniche, al recupero delle acque piovane a all’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili;
- l’eliminazione di ogni tecnologia a fonti fossili dal sistema incentivante e introduzione del blocco alle installazioni dal 2025;
- il ripristino della cessione del credito (che potrebbe essere riservata solo agli interventi di efficientamento energetico e a quelli relativi alla messa in sicurezza sismica) e degli strumenti alternativi.
Per Legambiente questa sarebbe la risposta più efficace alle richieste della Direttiva Case Green, che prevede il passaggio in Classe E al 2030 per tutti gli edifici, ad esclusione di quelli tutelati e protetti e in Classe D al 2033. Proposta che prevede anche di innalzare il livello di efficienza minima degli apparecchi dedicati alla produzione termica del 115%.
“Oggi vivere in classe A – spiega Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente – oltre ad essere un diritto universale, è un’operazione tecnicamente fattibile per tutti, o quasi tutti, i nostri edifici residenziali. Per questo è importante continuare a riqualificare quel patrimonio edilizio che non ha avuto modo di usufruire del superbonus, uno strumento che con tutte le sue imperfezioni ha però permesso di muovere passi importanti verso la decarbonizzazione di questo settore. Da qui ai prossimi anni sarà importante consentire soprattutto alle famiglie in difficoltà un accesso garantito a questi strumenti a costo zero, differenziando percentuali e mantenendo la cessione del credito e lo sconto in fattura per chi non ha capacità di anticipo ed eliminando dai sistemi incentivanti tutte le tecnologie a fonti fossili, come le caldaie a gas, oltre a spingere, nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni, l’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili”.
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente rimarca come “I monitoraggi di Legambiente, attraverso gli Sportelli Energia del progetto Life ClimAction, sono la dimostrazione della necessaria strada da percorrere su cui non sono ammessi più ritardi ed errori come quelli commessi dagli ultimi Governi sul superbonus, che abbiamo più volte criticato indicando quello che a nostro avviso doveva essere migliorato a partire da una modulazione in base al reddito. Con l’ultima decisione del Governo Meloni, ossia lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura, si è stroncata definitivamente l’unica politica di intervento per la riqualificazione edilizia”.
Secondo l’Osservatorio di Nomisma energia, sul Superbonus, il 2% di riqualificazioni del patrimonio ha ridotto in totale le emissioni di CO2 in atmosfera di 1,42 milioni di tonnellate. Di fatto, il risparmio medio in bolletta, considerando anche il periodo straordinario di aumento dei costi dell’energia, è infatti risultato pari a 964 euro all’anno.
Oneri di sistema un rimando che non aiuta nessuno
Anche gli oneri di sistema e il costo dell’energia in bolletta hanno secondo Legambiente svolto un ruolo importante per la riduzione dell’efficienza energetica complessiva. In questo senso, secondo l’associazione, era fondamentale cogliere l’occasione data nel 2022 di rivedere questi meccanismi. Occasione non colta dall’attuale Governo e che secondo l’Associazione potrà portare, a partire da aprile 2023, in assenza di qualsiasi revisione, a un aumento dei costi di almeno 950 euro l’anno.
Povertà energetica in crescita, servono misure mirate a partire dall’efficienza energetica
Altro tema che emerge prepotentemente dall’analisi svolta nel report la crescita del fenomeno della povertà energetica e la necessità di agire sull’efficienza degli edifici per contrastarla.
“Le questioni da affrontare, però, non sono solo tecniche ma anche di natura fiscale, normativa e informativa, soprattutto se le strategie mirano alle riqualificazioni profonde e, in particolare, alla conversione in nearly Zero Energy Building (nZEB)
entro il 2050”, sottolinea il report.
Secondo lo studio condotto dagli istituti mUp Research e Norstat, per conto di Facile.it, emerge come 4,7 milioni di italiani hanno saltato il pagamento di una o più bollette di luce e gas nei primi nove mesi del 2022. 3,3 milioni invece hanno dichiarato l’impossibilità di pagare le utenze energetiche in caso di ulteriori aumenti. Quasi 2 italiani su 3 ammettono di non essere in regola con il pagamento delle fatture per la prima volta.
I risultati di monitoraggio delle dispersioni termiche, consumi elettrici e inquinamento indoor
Come di consueto il report effettua un monitoraggio su 42 famiglie coinvolte tra Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Sardegna e Campania. L’analisi è parte del progetto Life ClimAction, con Enel Foundation come knowledge partner.
Le termografie hanno dimostrato come siano presenti evidenti dispersioni da travi e solai, infissi, impronte termiche dei termosifoni, e dalla mancanza di materiale isolante. Si tratta di elementi disperdenti, non coibentati, che costringono le famiglie a tenere accesi i diversi sistemi di riscaldamento per più tempo, innalzando i costi in bolletta.
In termini di consumi elettrici, dei 18 diversi elettrodomestici monitorati per due settimane, nelle 42 famiglie coinvolte, è emerso come il frigorifero sia quello più energivoro. Incide del 15,2% rispetto a tutti i consumi domestici presi in considerazione.
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