E’ un trend positivo di “solida crescita” quello che ha caratterizzato il settore dell’efficienza energetica nel 2017. Nello specifico gli investimenti sono arrivati a quota 6,7 miliardi di euro, un risultato in continua crescita negli ultimi anni. L’aumento è infatti del 10% rispetto al 2016, “un incremento a doppia cifra dopo il “boom” del 2014, e un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’12%”. Questo scenario promettente sembra, inoltre, corroborato dai numeri del primo semestre del 2018. A tracciare la fotografia del settore è l’Energy Efficiency Report 2018 realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.
Efficienza, un settore in “piena maturità”
“Non mancano le difficoltà e sono ancora molte le incertezze, a partire da quelle del quadro regolatorio – spiega in una nota Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy&Strategy Group – eppure appare chiaro come il settore dell’efficienza energetica, per un periodo non piccolo considerato il ‘fratello minore’ delle rinnovabili, si sia definitivamente emancipato e abbia raggiungo la piena maturità. Il 2017 infatti ha visto un fiorire di acquisizioni e operazioni di partnership strategiche che hanno ridisegnato il perimetro di attività delle grandi utilities e cambiato decisamente il panorama italiano delle ESCo: quelle certificate sono aumentate del 30% e si è sfiorata quota 10.000 addetti (+34%). Complessivamente i numeri delle ESCo nel corso dell’ultimo anno sono cresciuti più che nell’intero periodo 2012-2016: segno inequivocabile di un cambio di marcia”.
Le diverse tecnologie
Sono diverse le tecnologie su cui si è investito. Tra le soluzioni più richieste ci sono state le pompe di calore (il 21% del mercato), seguite da sistemi di illuminazione efficiente (18% degli investimenti), superfici opache (16% del mercato) e impianti di cogenerazione, che pesano per il 9% con l’installazione di circa 450-500 MW. Il tasso di crescita più alto è quello di pompe di calore e sistemi di illuminazione, che registrano investimenti al di sopra della media di mercato (10%). Trend negativo, invece, per motori elettrici e inverter (-17% e -30%), solare termico (-8%) e interventi nel campo della refrigerazione (-29%). Questa situazione sembrerebbe mostrare “un crescente interesse verso gli interventi che coinvolgono l’involucro e i sistemi di condizionamento estivo e invernale a dispetto dei fattori di risparmio del vettore elettrico”.
Le soluzioni più diffuse nel comparto industriale
Analizzando in particolare il settore industriale, emerge come le soluzioni di efficienza energetica più diffuse nel 2017 siano state la cogenerazione e i sistemi di combustione efficienti, con un investimento che si è attestato rispettivamente a 582 e 493 milioni di euro, più del 50% del totale del settore. In crescita anche gli interventi sull’illuminazione degli edifici e per la sostituzione di motori elettrici e inverter (-19%).
ESCo in crescita del 30%
Anche le ESCo registrano un quadro positivo. Nel 2017, infatti, quelle certificate sono cresciute di circa il 30% (75 in più) rispetto al 2016, con una conseguente crescita di dipendenti che hanno raggiunto quota 9.819 (+2.476, pari al 34%), cioè in media 28 per impresa. L’aumento è maggiore rispetto a quello registrato tra il 2012 e il 2016. Si tratta di un segno che mostra come il comparto abbia “cambiato marcia nell’ultimo anno”.
Inoltre tra le 347 ESCo certificate a fine 2017, il 47% vede nella consulenza tecnico-gestionale in ambito energetico il proprio core business. Il 28% è nato come soggetto installatore di impianti elettrici e successivamente si è specializzato nell’efficienza energetica, mentre il resto si divide tra fornitori di tecnologie e utility.
Per quanto riguarda, invece, i ricavi rispetto al 2016 c’è stata una crescita di oltre il 10%. Si è passati dai 3 miliardi del 2016 ai 3,4 del 2017. il fatturato medio di quelle già certificate a fine 2016 è pari a 11,8 milioni di euro, mentre quello delle 75 ESCo “nuove” è intorno ai 7 milioni.
La survey sui manager FIRE
l’Energy&Strategy Group ha inoltre diffuso, tra gennaio e maggio 2018, un questionario tra gli oltre 700 energy manager dichiarati dalla Federazione italiana per l’uso Razionale dell’Energia (FIRE) . “La survey – spiega una nota – ha permesso di mappare più di 100 milioni di euro di investimenti in efficienza energetica compiuti nel 2017 e realizzati da più dell’80% del campione (nel 2016 era stato il 70%). Il dato è confermato dall’analisi dei trend di investimento: ben il 56% delle imprese intervistate ha dichiarato di aver investito di più nell’ultimo anno, il 39% si è mantenuto costante e solo il 5% ha diminuito (era il 13% l’anno precedente); per il 77% si è trattato di implementare una tecnologia alla volta, non di fare un unico intervento sistemico e integrato. E ancora, il 70% ha realizzato gli interventi internamente e il 54% ha preferito far leva sulle proprie competenze per la gestione degli incentivi correlati, così come è prevalsa la volontà di gestire internamente il finanziamento necessario, attraverso mezzi quali il capitale proprio e/o il prestito bancario”.
Detrazioni fiscali
Dal report emerge inoltre come nel triennio 2014-2016 siano stati realizzati circa un milione di interventi. Oltre la metà di questi sono legati alla sostituzione di serramenti, mentre il 20% riguarda gli impianti di climatizzazione invernale, per un totale di 9,5 miliardi di spesa a cui corrisponde una detrazione fiscale (al 65%) di 5,6 miliardi nei 10 anni seguenti.
“Le tecnologie in efficienza energetica che hanno goduto del beneficio delle detrazioni fiscali nel 2016 hanno comportato un investimento di 3 miliardi di euro, con un costo per lo Stato di circa 1,8 miliardi, soprattutto per la sostituzione di serramenti e l’installazione di pannelli solari termici. Tali costi hanno tuttavia permesso alla filiera di sviluppare un certo dinamismo, benché dalla prospettiva del mercato gli interventi più proficui sianorelativi a schermature e impianti di climatizzazione invernale, cioè quelli che meno pesano a livello di bilancio complessivo per lo Stato”, spiega la nota del Politecnico.
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