Ero uno studente di ingegneria quando sono state emesse le prime normative per il risparmio energetico. Sono trascorsi quasi 50 anni della emissione della legge 373. Un lasso di tempo in cui si sostituiscono per vetustà impianti di riscaldamento e anche parti edilizie.
Ridefinire il contesto di riferimento ritengo sia un utile in questo periodo anche per superare gli slogan che circolano in questo periodo. Rigettare l’ipotesi europea per i costi da sostenere senza avere censimenti realistici dello stato dell’arte del patrimonio edilizio è una visione miope.
Focalizziamo il ragionamento solo sugli ultimi decenni in cui sono stati attive le deduzioni fiscali al 50% (che in alcuni casi hanno riguardato parti edilizie per coibentazione interna, specie di tetti e/o rinnovo di impianti di riscaldamento) e al 65% (per serramenti, generatori di calore a condensazione valvole termostatiche, ecc.). Azioni più volte rinnovate, per arrivare ai recenti interventi “Facciate” e “Superbonus 110%”. Alla luce di tutte queste attività presso ENEA dovrebbe esserci un censimento disponibile che va valutato, così da capire realmente quanti edifici sono stati interessati e quali azioni sono state attuate. Occorre certificare le azioni di efficientamento fatte.
Non dimentichiamo che:
- Il patrimonio edilizio è uno dei maggiori consumatori di energia europei, quindi non c’è da stupirsi che si debba rinnovare. Quante volte in questi ultimi 50 anni abbiamo cambiato auto, un bene con vita utile molto più bassa di un edificio e spesso di un impianto, anche con costi elevati personali. Non mi pare si siano alzate proteste come quelle che caratterizzano il dibattito in argomento. Dimenticando che l’auto è forse un bene meno prioritario della casa in cui viviamo
- In periodi di crisi energetica e/o di interventi di ristrutturazione/efficientamento un’ azione largamente insufficiente è stata quella del sostegno bancario con mutui/finanziamenti ai proprietari a tassi agevolati.
- Il regime tariffario energetico mondiale, per quanto migliorerà nel breve, ad oggi nel medio periodo, anche solo rispetto a domanda/offerta, non potrà tornare facilmente a valori ante 2020, in cui l’energia era a un costo troppo basso costo e non ne abbiamo approfittato. Un elemento che nel nostro contesto è, e aggiungerei un purtroppo… un dato molto positivo, perché riduce i tempi di ammortamento. Questo perché i tempi di ammortamento degli interventi di efficientamento energetico e di inserimento di FER, un indubbio sostegno indiretto ai piani europei di miglioramento di efficienza energetica.
Come e cosa migliorare per vincere la sfida dell’efficientamento edilizio:
Mi sembra indispensabile che ogni contributo al dibattito sia basato sui dati e non sull’emotività. La mia visione da energy manager ed EGE esperto mi porta a proporre è:
- obbligare ogni proprietario di immobile che ha usufruito dei bonus di cui sopra (o eventualmente chi cmq lo voglia fare volontariamente perché ha fatto interventi a sue spese) a redigere una APE aggiornata dello stato edilizio, o usare quella ancora valida, e trasmetterla a ENEA entro fine 2023. Per la spesa, da regolamentare per evitare speculazioni per eccesso domanda o per stesura di APE a tavolino, si potrebbe prevedere lo scarico sui IRPEF 2023. Preciso che come EGE non ho mai ritenuto l’APE un riferimento per la stima dei consumi energetici reali, ma questo è il modello di riferimento normativo e questo dobbiamo valorizzare.
Si tratterebbe di un’azione che oltre a creare lavoro per molti professionisti, si tratta di un esercito numeroso, metterebbe a disposizione entro fine 2023 un censimento aggiornato dello stato del patrimonio edilizio nazionale. Penso inoltre che si scoprirebbe che molti edifici non sono più in classi energetiche basse. Ricordiamo che solo serramenti e generatori di calore fanno passare a classi di maggiore efficienza.
- Fare un accordo con ABI per istituire un prodotto bancario specifico di finanziamento a tassi agevolati per proprietari o imprese di ristrutturazione/ESCO. Un finanziamento destinato a sostenere interventi dedicati a opere di miglioramento di efficienza energetica, ma con durata del finanziamento di almeno 20 anni. Questo perchè molti degli interventi in argomento hanno tempi di ammortamento molto lunghi se si guarda solo gli aspetti energetici, ad esempio serramenti e cappotti nel centro sud. Per cui finanziamenti bancari a 8 anni sono ridicoli.
Un dibattito e scelte basato su dati certi e non su slogan
Quando a fine 2023 avremo quanto sopra, che è sicuramente fattibile se c’è la volontà politica, si potrà fare un dibattito serio basato su dati oggettivi e non su slogan per definire le scelte più opportune. D’altronde l’efficienza energetica ce lo insegna, dalla quantificazione si inizia migliorare le prestazioni.
In ogni caso un processo irreversibile come quello dell’efficientamento energetico e di introduzione delle FER negli edifici va colto come un’occasione di sviluppo e di nuovo lavoro. Situazione di cui bisogna coinvolgere l’Europa rispetto gli oneri relativi. Azione per cui si rende ancora più necessario un censimento aggiornato come sopra indicato. E’ necessario anche coinvolgere i proprietari e spingerli a guardare oltre una mera visione di costi. Loro stessi se un giorno vorranno vendere casa avranno bisogno che questa valga qualcosa sul mercato. Perché, ricordiamoci, è il mercato che fa le regole, indipendentemente da Europa, governo, partiti, ecc. Ricordate il paragone delle auto? E’ sempre valido…
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