“Mancano interventi e politiche focalizzati sugli edifici con residenti in povertà energetica, senza dimenticare scuole e uffici dove i processi sono più lenti”, osserva Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente nel corso della presentazione del report di Civico 5, a cura di Legambiente, che quest’anno ha coinvolto 38 famiglie, di cui 9 in edilizia popolare, nelle città di Torino, Modena, Roma, Napoli e Reggio Calabria.
“Gli immobili considerati ci restituiscono un quadro d’inefficienza a più livelli, che si ripercuote soprattutto sulle famiglie in condizioni di maggiore disagio abitativo, ancor più in tempi di pandemia. Il Superbonus al 110%, che potrebbe giocare un grande ruolo nell’efficientamento degli edifici e dunque nel miglioramento della qualità dell’ambiente e della vita dei cittadini, è utile per far partire i cantieri e dare sollievo al comparto edile, non altrettanto nel ridurre i consumi, dato che per accedervi è richiesto il salto di sole due classi energetiche, e ancor meno nella riduzione dei gas climalteranti e nell’innovazione del settore” spiega la Eroe.
Edilizia popolare: scarsa efficienza energetica degli edifici dovuta a scarsi materiali e poca manutenzione
Nello complesso dal report emerge come l’edilizia popolare edifici sia caratterizzata da: dispersioni termiche, elevati consumi elettrici, scarso ricambio d’aria, umidità, perdite delle reti idriche, sistemi elettrici obsoleti e precari. Tutte caratteristiche che acuiscono le disuguaglianze che l’emergenza sanitaria ha contribuito a ampliare ancora di più. L’età degli edifici non aiuta a renderli realtà più efficienti. Mentre i consumi degli elettrodomestici sono molto variabili rispetto a quelli che vedremo poi per l’edilizia privata e dipendono in parte dall’uso e dalla efficienza degli stessi. In questo caso il forno e notebook sono tra gli elementi più di consumo.
A Modena il report di Civico 5 evidenzia una spesa annua di 2.500 euro per edifici con involucri disperdenti e colabrodo a spese termiche più alte rispetto alla media nazionale per il riscaldamento. A Reggio Calabria il problema delle spese è collegato a costi elettrici più elevati dovuti a vecchi elettrodomestici energivori e anche a danni per la salute dovuti all’elevato inquinamento indoor e acustico con picchi al di sopra dei valori normativi a causa delle pareti senza corretta traspirabilità e fonoassorbenza.
Edilizia privata
Sono 30 gli appartamenti sottoposti ad analisi termografica dai tecnici di Legambiente. Di questi 16 sono edifici realizzati prima del 1974 e mai ristrutturati. Si tratta di edifici in genere non ben coibentati come emerge dai rilevamenti (immagine sotto) termografici da ci emerge come l’uso di diversi materiali agisca sul rilascio di calore. La stessa visione di travi e solai fa emergere l’assorbimento e rilascio di calore dall’interno all’esterno rispetto ad altri elementi della facciata. Dalle analisi emerge anche la traccia termica dei sistemi di riscaldamento il che evidenzia a scarsa coibentazione degli stessi e la considerevole dispersione energetica. In pratica faticano di più e consumano di più per restare a temperatura. Infine si evince che la temperatura nei diversi ambienti non è omogenea. Tutti indici di scarso efficientamento energetico e dispersione di consumi.
I dati di Legambiente segnalano una criticità nella gestione del troppo caldo e troppo freddo patiti dal 20% delle famiglie analizzate. Un dato che comporta un esborso notevole in bolletta per raggiungere un livello di confort. Si tratta di una spesa media di 557 euro l’anno, ma che possono raggiungere anche i 1000 euro per i sistemi di condizionamento secondo i dati di Legambiente.
Un valore che risponde a quanto segnalato dall’Istat che segnala come i consumi elettrici nel 2019 hanno inciso per il 35% sul bilancio energetico familiare. Resta da vedere cosa accadrà con i dati in tempi da pandemia da Covid-19 i cui siamo stati tutti a casa di più.
Elettrodomestici quali sono i più energivori
L’asciugatrice copre oltre 10% dei consumi annui totali ed è l’elettrodomestico più energivoro seguita a passo stretto dalla lavasciuga con 7,4%. Beni in parte più di “lusso” di cui non tutte le famiglie dispongono.
Mentre tra i beni più di consumo troviamo al primo posto il frigorifero (7,2%) segue l’illuminazione con circa il 6,6% dei consumi. Tra le città Roma la meno virtuosa rispetto proprio questa voce di spesa che può crescere fino a 489 kWh/ annui nel caso di tanti apparecchi illuminanti poco efficienti. Torino la città più virtuosa con consumi di 25 kWh/annui, comportamenti virtuosi e illuminazione a basso consumo.
Inquinamento indoor tra cucina e salone
Il report analizza l’inquinamento indoor in 12 casi, da cui ha escluso l’edilizia popolare. Per due settimane sono stati registrati tre parametri in spazi più soggetti a questo elemento come cucina e salone: CO2, particolato (PM2,5) e Composti Organici Volatili (Cov).
Nella media le analisi hanno attestato che questi valori sono rimasti nella media CO2 di 883,79 ppm, di PM2,5 di 16 μg/m3 e di COV di 88,76 ppb, (per l’anidride carbonica è raccomandata una soglia di 2000 ppm nelle 24h) tranne alcuni momenti di picco.
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