Il patrimonio immobiliare delle diocesi italiane è variegato e distribuito in modo capillare sul territorio per questo fare efficienza permette di ottenere grande risultati, non solo sotto l’aspetto economico ma anche sociale. Il nome “Energie per la casa comune” del progetto chiarisce già molto della mission del progetto che ha visto la Conferenza Episcopale italiana agire con l’Enea e Renael per coniugare sostenibilità economica e ambientale, come evidenzia Alessandro Caffi, dirigente per la Gestione delle Risorse Finanziarie e Progetti Speciali della Conferenza Episcopale Italiana nel corso della presentazione dei risultati del progetto che si è svolta oggi 18 febbraio a Roma.
In apertura lavori il titolare del ministero dell’Ambiente e Sicurezza energetica. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin evidenzia come si tratti di “Un progetto che esprime quello che possono diventare le comunità diocesane nel dare il loro contributo all’obiettivo ambientale”. Il Ministro non manca di fare un riferimento alla direttiva EPBD e al suo impatto sul patrimonio immobiliare italiano che è caratterizzato da strutture storiche e a volte complesse da efficientare e ricorda l’impegno per migliorare il decreto sulle Comunità energetiche rinnovabili in corso, per cui il lavoro è “sopperire con meccanismi giuridici a questa assenza di fiducia” individuando nelle stesse Diocesi delle figure intermediarie che possono superare le diffidenze che si istaurano nella istituzione di Cer.
Stiamo cercando di modificare il #DecretoCer su cui emerge una difficoltà nella fiducia del rapporto tra famiglie.Stiamo cercando un meccanismo giuridico. Diffidenze che possono essere superate anche da interventi di figure come #Diocesi @GPichetto @MASE_IT pic.twitter.com/UXr9YmSPyj
— canaleenergia (@canaleenergia) February 18, 2025
Il valore del progetto e strumenti di analisi
In questa iniziativa per la Chiesa il successo “non è solo da un punto di vista numerico ma anche in una trasformazione culturale” ricorda Caffi che evidenzia come “La Chiesa è composta da cittadini immersi nella realtà e come tali possono portare un contributo positivo”. Per questo misurare i consumi, la produzione di energia rinnovabile, i gruppi di acquisto che rendono la spesa più efficiente e economica sono dei tasselli fondamentali che nelle intenzioni del progetto devono diventare termini e azioni comuni a livello capillare sul territorio.
Non a caso sottolinea Ilaria Bertini direttore del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica Enea: “Il primo passo del progetto è stato fare la diagnosi energetica e l’Ape. Si tratta di strumenti di facile gestione in mano al cittadino senza i quali è impossibile poter pensare di approcciare un percorso di efficientamento“. D’altronde sottolinea la Bertini “il cambiamento comportamentale è una parola che in passato era poco nota“, e per quanto ora lo sia di più si tratta di “un passaggio fondamentale” che rappresenta “la chiave di volta per la transizione energetica”.
“Tutte le sfide che oggi abbiamo sull’efficienza energetica vedono che l’applicabilità nell’ultimo miglio di tutto quello di cui si parla è la parte più difficile” evidenzia Benedetta Brighenti DG Renael “ed è quella che vede agire Renael“. Un ruolo che spinge ad aprirsi e a coinvolgere i partner più qualificati per superare le sfide di questa transizione.
“Importante un principio di collaborazione a monte”. sottolinea Giorgio Graditi DG Enea “Un quadro che vede nella formazione e conduzione delle persone sui territori il successo forse maggiore dell’iniziativa”.
Strumenti per fare efficienza nelle diocesi
“La componente umana è fondamentale per agire nel cambiamento”. Torna su questo Antonio Disi responsabile Laboratorio Strumenti per la promozione dell’Efficienza Energetica Enea “Da qui abbiamo lavorato sulla scelta di fare cultura della comunità e di rete. Siamo quindi partiti da una piattaforma che consente alle parrocchie di fare un’attività per capire la prestazione energetica. Oltre questo abbiamo dato strumenti per il cambiamento così da semplificare questa azione. La comunità è stata composta da tanti soggetti sia scientifici sia di attori che hanno collaborato nella messa a punto del progetto”.
Nel complesso sono stati analizzati 34 edifici in 8 regioni italiane con 9 agenzie associate Renael e ha visto nel complesso 10 diocesi coinvolte, spiega Stefano Ranuzzini, responsabile area Innovazione AESS. Dall’analisi sono state valutate le implementazioni che vedono interventi di efficienza energetica come cappotti, impianti fotovoltaici, ma anche solare termico. Il tutto con una riduzione dei consumi che ha visto come dato aggregatola riduzione del 25 % dei costi energetici e 30% di emissioni ridotte.
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