Trascorso un anno ormai dall’estensione dell’obbligo del rispetto dei requisiti nZeb agli edifici privati, ci si chiede quale sia lo stato dell’arte e perché i riflettori sull’argomento si siano spenti.
Le criticità e le potenzialità dell’attuazione in ambito nazionale delle previsioni normative sono sta già discusse nell’articolo “Direttiva europea nZeb e obbligo in Italia dal 1° gennaio 2021 per edifici sostenibili”.
Si ricorda, a tal proposito, la definizione di edificio nZeb, tratta dall’art. 2 comma 2 della Direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (Epbd): “Edificio ad altissima prestazione energetica, determinata conformemente all’allegato I. Il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo dovrebbe essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, compresa l’energia da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze”.

Analisi dello stato dell’arte e delle cause

La flessione del mercato in favore della diffusione degli edifici nZeb non è, ancora oggi, avvenuta e l’ambita espansione è ancora un miraggio.
Nonostante l’Enea abbia pubblicato un testo ricognitivo della situazione nazionale al 2018 e cerchi di mantenere viva l’attenzione sull’argomento, a stento si riesce ad ottenere indicazioni precise e dati aggiornati sullo stato di attuazione.
Ciò che è certo è che ci si trova dal 1° gennaio 2021 con l’obbligo normativo secondo il quale realizzare e ristrutturare (solo per alcuni casi) edifici rispettosi dei requisiti nZeb; e che la condizione di nZeb costituisce un potenziale di miglioramento importante.

Una delle possibili spiegazioni dell’attenuazione degli interessi verso l’opportunità nZeb risiede nel fatto che l’obbligo secondo la Epbd è per i soli edifici nuovi e tale è la previsione anche del D.Lgs.192/2005 e ss.mm.ii (recepimento della Epbd). L’estensione dei requisiti per gli edifici sottoposti a “ristrutturazione importante di primo livello” è una prerogativa del DM 26.06.2015 che accomuna, in un certo senso, i requisiti per i due casi.

Considerato il contesto generale dell’edilizia nazionale volto al “recupero del patrimonio edilizio esistente”, beneficiario di diverse agevolazioni sia fiscali/economiche che autorizzative, non ultimo il Superbonus 110%, è altamente probabile, poiché naturale, che l’interesse generale agli edifici nZeb abbia lasciato il passo a quello per gli interventi sull’edificato esistente. Ne è prova il risveglio dell’intera classe di progettisti nei riguardi delle tematiche di efficientamento energetico degli edifici, proprio per le opportunità di agevolazione di cui godono.

Uno sguardo al quadro europeo

Per trovare conforto anche alle ipotesi precedenti, è interessante rivolgersi ad osservazioni di ambito superiore; il confronto con i recepimenti della Direttiva nell’ambito europeo consente, inoltre, di comprenderne le criticità trasversali.

standard nZEB
Figura 1 – Riepilogo dei requisiti di energia rinnovabile all’interno degli standard nZEB. Fonte BPIE

Ciò che emerge dal quadro europeo è un ampio grado di disparità tra gli Stati Membri in termini di attuazione delle disposizioni dell’art. 9 della Epbd. Le differenze, in particolare, riguardano:

  • la disponibilità e la chiarezza delle informazioni relative ai requisiti nZEB sui siti Web governativi;
  • le definizioni e i metodi di misura utilizzati nella determinazione degli nZEB nazionali;
  • la tempistica di attuazione dei requisiti dell’art. 9 (alcuni Stati membri sono in ritardo mentre altri hanno introdotto i requisiti prima delle scadenze):
edifici
Figura 2 – Deadline per tutti gli edifici. Fonte Bpie giugno 2021
  • la misura in cui il fabbisogno energetico residuo debba essere coperto da energia rinnovabile;
  • le metodologie di calcolo e i livelli di prestazione energetica che i nuovi edifici devono raggiungere per soddisfare lo stato nZeb.

Per fare un esempio, alcuni Stati Membri specificano che il requisito debba essere inteso come valore o range di prestazione energetica (per es. in kWh/m2/a); altri Stati, come l’Italia, hanno un approccio basato sul confronto con edifici di riferimento, mediante valori di trasmittanza, geometria, regione climatica ed altri fattori.

È evidente, in conclusione, come tali differenze costituiscano considerazioni rilevanti per i governi dell’UE (soprattutto in prospettiva della revisione della Epbd), anche in considerazione del potenziale contributo degli edifici nZEB al raggiungimento degli obiettivi comunitari, cioè di un parco immobiliare energeticamente altamente efficiente e decarbonizzato entro il 2050.


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Libero professionista in possesso di plurime certificazioni delle competenze in ambito italiano (Ege, Esperto in energetica) ed europeo (Energy auditor, Training provider, etc.), riveste il ruolo di Energy manager per PA, imprese a forte consumo energetico e società di servizi energetici in tutta Italia. Componente di tavoli tecnici permanenti e membro di Comitati tecnici di Certificazione presso Organismo internazionale di certificazione per Ege, AE, Lead Auditors ed Energy Management Systems ISO50001.