Il 15 novembre 2024, nella Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato a Roma, si è tenuto il convegno “La sfida del settore delle costruzioni verso la sostenibilità nel contesto della Direttiva UE sulle Case Green”. L’incontro ha posto l’accento sulla revisione della Direttiva Europea sulla Prestazione Energetica degli Edifici (Energy Performance of Buildings Directive, EPBD), che fa parte del più ampio progetto dell’Unione verso la neutralità climatica entro il 2050 “Fit for 55”.
Gli obiettivi europei da raggiungere sono quelli di una diminuzione del 16% del dispendio di energia annuale a metro quadro nelle abitazioni entro il 2030, e del 22% entro il 2035 per poi continuare omogeneamente a decrescere fino al 2050.
Per farlo l’UE ha fornito anche altre disposizioni rilevanti che il governo dovrà far rispettare, tra cui: il passaggio da NZEB (Nearly Zero Energy Building) a ZEB (Zero Energy Building), l’implementazione di un piano nazionale per la ristrutturazione degli edifici, ulteriori incentivi per l’installazione del fotovoltaico nelle abitazioni, lo stop agli incentivi per le caldaie al fine di promuovere le pompe di calore, il varo di un nuovo APE con soglie più stringenti, e l’introduzione di un “passaporto di ristrutturazione”.
Lo stato del patrimonio edilizio italiano
Si tratta di una visione sfidante per l’Italia in quanto siamo un paese il cui stato degli edifici è prevalentemente vetusto come sottolinea Massimo Cerri, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma. Il 10% degli edifici risale a prima del 1920, mentre per raggiungere gli obiettivi imposti dall’UE sono necessari interventi in almeno il 60% degli immobili italiani. E incalza Luca Chiesi, tesoriere del Collegio dei Geometri, il 58% del patrimonio edilizio nazionale pubblico è precedente al 1977 e quindi “energivoro” oltre che inefficente.
Incalza Andrea Moro, presidente iiSBE Italia ricordando come l’85% del patrimonio edilizio italiano abbia oltre 35 anni, con un tasso di rinnovamento dello 0,75%, inferiore a Francia e Germania (1,7%). Questo è il valore che indica la rapidità con la quale avviene di fatto il processo di transizione. Il focus della direttiva europea, spiega il presidente di iiSBE, è la neutralità climatica degli edifici, fondamentale per la nuova generazione di certificazioni energetiche. Gli indicatori principali permettono un approccio basato sul ciclo di vita dell’edificio, valutandone le prestazioni dalla produzione dei materiali alla dismissione.
Alcuni strumenti di azione
Per Cerri, una “cabina di regia statale”, operante anche attraverso ENEA, è indispensabile per coordinare gli investimenti stimati in 30.000 euro per immobile, e per integrare obiettivi energetici, digitali e sismici. “Il 9,8% del PIL europeo viene dall’edilizia dove lavorano oltre 25 milioni di persone, questo è un settore tuttavia restio ad un cambiamento necessario per un’efficace transizione” conclude.
Il senatore del PD Michele Fina ha quindi evidenziato l’urgenza di migliorare l’efficienza energetica degli edifici italiani sottolineando come l’efficienza energetica sia di fatto la prima fonte di “energia rinnovabile” da valorizzare.
Le tre linee guida del Mase
Enrico Bonacci, segretario del Dipartimento Energia del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica sottolinea come sono state avviate tre linee di attività: miglioramento della conoscenza del parco immobiliare tramite banche dati integrate (ENEA, MEF, SII), identificazione di nuove misure (es. rimodulazione delle detrazioni fiscali) e stima degli impatti delle politiche al fine di raggiungere gli obiettivi imposti. Strumenti come il conto termico, i certificati bianchi e nuove regolazioni mireranno a favorire interventi cost-effective per decarbonizzare i settori civile e non residenziale.
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