LAquestione degli elevati prezzi dell’energia è attualmente uno dei temi principali nell’agenda politica nazionale e dell’UE. Particolare attenzione è rivolta ai mercati del gas naturale poiché le recenti impennate hanno influenzato l’intero comparto energetico, con ricadute negative su famiglie e imprese. Circa tre quarti degli Stati membri dell’UE hanno attivato meccanismi di sostegno ai clienti vulnerabili ma il dibattito politico va ben oltre.

In ballo ci sono gli schemi esistenti dell’intero mercato dell’energia, incluse la gestione delle infrastrutture energetiche transeuropee e la stessa governance continentale in materia di rinnovabili e decarbonizzazione per il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030 e al 2050. Una riflessione a 360° sulle prospettive del gas fossile e sul ruolo della transizione energetica negli scenari futuri è stata promossa da Ecco, il think tank che opera sui temi del cambiamento climatico con la missione di accelerare l’azione per il clima in Italia. Alla diretta streaming del 28 gennaio sono intervenuti esperti del settore che si sono confrontati con l’energy programme lead di Ecco, Michele Governatori.

Gas e settore energetico: gli scenari integrati

La domanda di gas e di energia elettrica deve rientrare in scenari integrati e trasparenti. È il punto di vista di Clara Poletti, membro del board di Arera, secondo cui un elemento da migliorare è rappresentato dall’alternativa esistente tra soluzioni di sviluppo infrastrutturale e altre di efficienza energetica. Sarebbe questo il primo strumento da individuare nello sviluppo dei piani congiunti: “La pianificazione infrastrutturale da sola non basta, occorre che la regolazione sia costruita in maniera da incentivare la realizzazione di output certi e performance attese, indipendentemente dagli investimenti in capitale. La strada è difficile da applicare ma gli strumenti devono muoversi in questo senso”, ha sottolineato nel corso del dibattito.

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Da sinistra, Michele Governatori (Ecco) e Clara Poletti (Arera).

Sul percorso tracciato per migliorare le scelte di sviluppo infrastrutturale lo strumento sul quale puntare è quello dell’integrazione dei piani di sviluppo, il cosiddetto sector integration: prevedere cioè la definizione di piani congiunti che considerino le infrastrutture tra loro potenzialmente in concorrenza. Come ha evidenziato Poletti, si tratta di una richiesta contenuta nella recente proposta della Commissione EU che, per i piani di sviluppo decennale, prevede anche l’inclusione delle infrastrutture per idrogeno, teleriscaldamento e stoccaggio: “Il phasing out dal gas si traduce nella necessità di includere e pianificare anche le dismissioni, oltre alle costruzioni. Siamo in una fase in cui quest’elemento va reso trasparente perché può avere effetti cross border. Le tempistiche di dismissione devono essere condivise e le informazioni rese pubbliche”, ha sottolineato.

Tutela dei consumatori ed esternalità ambientali

Il tema della corretta comunicazione e comprensione del costo dell’energia da parte dei consumatori è un problema rilevante e sul quale ancora “siamo molto lontani”, ha osservato Poletti. Un messaggio importante da trasmettere è quello del cambiamento nei comportamenti di consumo e come questo si può riflettere direttamente in bolletta. A livello generale, è fondamentale “il coinvolgimento stesso dei cittadini nella consultazione ai trend di cambiamento”, ha dichiarato.

Trattando la questione degli impatti ambientali, “la pianificazione richiede di misurare le esternalità dei diversi investimenti e delle diverse tecnologie. La regolazione ha strumenti di misurazione diversi dalla tassonomia ma che puntano a valutare ex ante gli impatti di medio e lungo termine. Questa possibile dicotomia deve essere risolta attraverso sistemi regolatori incentivanti, in cui ognuno fa la sua parte, capaci di allineare gli interessi nella direzione giusta”, ha specificato Poletti.

Gas e nucleare nella tassonomia verde?

La tassonomia dell’UE guida e mobilita gli investimenti. Il mix energetico esistente in Europa oggi varia da uno Stato membro all’altro. Alcune economie sono ancora fortemente basate sul carbone ad alte emissioni di carbonio. La tassonomia prevede quindi attività energetiche che consentono agli Stati membri di muoversi verso la neutralità climatica da posizioni diverse.

La Commissione EU ritiene che il gas naturale e il nucleare possano svolgere un ruolo per facilitare la transizione verso un futuro prevalentemente basato sulle rinnovabili. Ciò significherebbe classificare queste fonti energetiche in condizioni chiare e rigorose. Su questo punto è intervenuto il segretario generale del Forum per la finanza sostenibile, Francesco Bicciato, rilevando a suo parere “un problema di comparabilità di dati qualitativamente e quantitativamente affidabili. Questa circostanza apre uno spazio di eccessiva libertà nel definire cos’è green e cosa non lo è”.

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Da sinistra, Michele Governatori (Ecco) e Francesco Bicciato (Forum per la finanza sostenibile).

Secondo Bicciato la propensione agli investimenti green è forte e generalizzata. A sostegno di questo allineamento da parte dei risparmiatori sulla finanza sostenibile, ha rilanciato alcuni dati di tendenza divulgati dal Boston Consulting Group:

  • solo un investitore su quattro pensa che il settore oil & gas giocherà un ruolo crescente nel proprio portafoglio;
  • solo uno su tre considera investire in gas più interessante che in fonti rinnovabili;
  • l’86% ritiene che gli investimenti clean energy siano un ambito di riposizionamento fondamentale per le compagnie oil & gas.

Finanza sostenibile e investimenti green

Dal punto di vista della redditività degli investimenti a medio e lungo termine, si rileva inoltre una preferenza economica finanziaria a puntare sul mercato delle rinnovabili come quello più promettente: “C’è però un certo disorientamento da parte della rete retail”, ammette Bicciato. “In questo momento si rileva una lieve flessione anche dal punto di vista della propensione dell’offerta di prodotti che escludano fonti fossili nella composizione del portafoglio. Questa tendenza è frutto della confusione sulle informazioni che vengono veicolate relativamente al gas e al nucleare. La cosa importante è rispondere a questa tendenza, non dal punto di vista ideologico, ma da quello dell’opportunità economico finanziaria che rappresenta il mercato delle rinnovabili”.

Sarebbe questa, per Bicciato, la vera rivoluzione della finanzia sostenibile. Chi continuerà a investire in tecnologia obsoleta sarà chiamato a un diverso approccio: “Il rischio dell’economia fossile è quello di portare avanti negli anni investimenti che difficilmente avranno la stessa produttività del passato. C’è bisogno di uno sforzo della classe politica e dei regolatori nell’orientare decisamente verso la conversione energetica”, ha concluso.


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Freelance nel campo della comunicazione, dell’editoria e videomaker, si occupa di temi legati all’innovazione sostenibile, alla tutela ambientale e alla green economy. Ha collaborato e collabora, a vario titolo, con organizzazioni, emittenti televisive, web–magazine, case editrici e riviste. È autore di saggi e pubblicazioni.