In Cile il 99% della popolazione ha accesso all’energia. Nonostante questo gli interventi di efficienza energetica non stanno seguendo lo stesso iter europeo. La maggior parte degli interventi di efficientamento nasce dall’esigenza di ridurre l’impatto inquinante delle fonti fossili utilizzate per scaldare e cucinare e per ridurre la povertà energetica, spiega nel corso dell’evento Making decarbonization fair, Alejandra Cortes, dell’universidad de Chile. Nel sud del Paese, invece, gli interventi di efficienza energetica sono mirati alla sostituzione della legna come fonte energetica per riscaldamento e cottura al fine di ridurne l’impatto inquinante.
La povertà energetica in Cile
Il problema della povertà energetica in Cile non è riferito solo alle persone in evidente disagio economico ma interessa anche la classe media.
Uno dei motivi è che il costo dell’energia nel Paese è molto alto, prossimo al costo dell’energia in Spagna ma con un salario medio che è circa un terzo di quello spagnolo. Un trend che non accenna a diminuire. Una spesa che per la maggior parte interessa azioni quotidiane come cucinare e il riscaldare, e si svolge soprattutto con la combustione di legname o gas.
Altro elemento critico è la struttura delle case. Si tratta soprattutto di edilizia popolare che è spesso poco efficiente e molto dispendiosa sotto il profilo energetico. Speso si tratta di case che si riscaldano solo grazie alla stufa alla legna.
Il caso di Coyhaique city
Coyhaique city è una città dalla caratteristica geografica che la rende isolata e la cui maggior fonte di inquinamento è data dalle abitazioni. L’utilizzo di legname come fonte energetica prevalente ha reso la città nel 2012 zona a saturazione di PM10. Una scelta che nasce dal basso costo e dalla facile reperibilità di questa risorsa energetica. Inoltre anche a causa di reticenze culturali il legno viene considerato da molti abitanti come più performante di altre fonti energetiche.
Per contrastare queste abitudini e credenze il Governo cileno ha avviato una campagna di sensibilizzazione al fine di educare la popolazione e un’azione mirata per migliorare l’efficienza termica delle abitazioni nell’area.
Nel 2013 inizia un piano di decontaminazione dell’aria che nel 2016 si dovrà scontrare anche con la saturazione di PM2.5.
Gli effetti del piano messo in atto dal ministero dell’Ambiente e dell’Urbanistica è stato evidente a livello di impatto ambientale, vedi slide, ma non ha eseguito un’indagine sull’efficacia dell’impatto sulla qualità della vita delle persone e culturale.
Un’azione top down che ha dato i suoi frutti, ma che rischia di fallire nel lungo periodo, se non tiene conto anche degli aspetti culturali della popolazione e dell’uso che viene fatto delle risorse energetiche nel corso della vita domestica della popolazione.
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