La “direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia” fa paura, ancora prima di essere stata varata. Molti anche gli articoli giornalistici che ne mettono in guardia accusandola di attentare al patrimonio edilizio. Di fatto l’obiettivo della direttiva è migliorare l’efficienza energetica degli edifici il che vuole dire risparmi in bolletta e lotta alla crisi climatica.
“Un gran fumo di confusione e di travisamento è stato fatto in buona o cattiva fede sulla direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia” spiega in una nota stampa l’on. Patrizia Toia, vicepresidente Commissione Industria, ricerca ed energia al Parlamento europeo. “Il contenuto della Direttiva indica gli obiettivi da raggiungere, in termini di classi energetiche (da G a A), da parte degli edifici entro il 2030 e il 2033”.
Una volta che il Parlamento avrà definito la propria posizione cominceranno le negoziazioni tra le tre istituzioni per definire un testo concordato della Direttiva.
Vendita o affitto case a seguito della Direttiva sulla “prestazione energetica nell’edilizia”
Tra i rumors che stanno attanagliando la stampa e il web è il presunto limite della direttiva alla vendita o all’affitto di case non efficienti. Rumors del tutto infondati come ricorda la stessa Toia nella nota e anzi sottolinea: “Voglio dire in modo netto che non c’è e non c’è mai stato un divieto a vendere o fittare le case che non rispettino gli obiettivi fissati. Certamente, e questo è il caso già oggi, una casa che non abbia un certificato di prestazione energetica a norma potrà diminuire di valore, perché il compratore saprà di dover affrontare un investimento dopo l’acquisto e dunque negozierà un prezzo diverso. Questo non è imputabile alla Direttiva, ma alle regole del mercato”.
“Discuteremo ancora ma dobbiamo essere sicuri che il testo sarà una tappa utile per ridurre l’uso dell’energia, per pagare meno in futuro sulle nostre bollette e per incentivare il lavoro e le tecnologie più avanzate”.
Lo stato dell’arte della direttiva
La Direttiva, che fa paura per parafrasare il titolo dell’opera del drammaturgo statunitense Edward Albee (Chi ha paura di Virginia Woolf? 1962), è attualmente in discussione nella Commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo. Il voto al momento è stato rinviato al 9 febbraio, mentre “in Consiglio, un accordo è stato già trovato il 25 ottobre 2022 alla presenza, per l’Italia, del Ministro Pichetto Fratin”, come sottolinea nella nota l’on. Toia.
Al momento il Consiglio (testo già adottato) e il Parlamento (testo ancora in discussione) hanno ipotizzato livelli di prestazione energetica per gli edifici residenziali in classe D anziché della meno performante classe E, al 2033 proposta dalla Commissione.
“Addirittura il relatore (dei Verdi) in Parlamento partiva da posizioni più ambiziose (cioè classe D al 2030, classe C al 2033), né prevedeva alcun tipo di deroga, anzi restringeva quelle proposte dalla Commissione europea” spiega la Vicepresidente Commissione Industria, ricerca ed energia al Parlamento europeo.
Un emendamento che consente agli stati di inserire proroghe
“Noi l’abbiamo invece indirizzata in altro modo e anch’io ho dato il mio contributo a rendere il testo più misurato” rimarca l’europarlamentare. “Ad oggi si è arrivati a un accordo parziale per quanto attiene alle prestazioni energetiche e in più c’è il contenuto di un mio emendamento che introduce il principio, prima assente, di concedere agli Stati membri la possibilità di prorogare le date di cui tanto si discute per motivi di fattibilità economica e tecnica nonché per la mancanza di forza lavoro qualificata sufficiente“.
I punti salienti della Direttiva in discussione
Per efficientare la proposta di Direttiva stabilisce diversi strumenti come ripercorre l’On. Toia nel suo comunicato. Gli Stati membri dovranno predisporre strumenti finanziari per stimolare gli investimenti necessari nelle ristrutturazioni energetiche anche con misure di sostegno e altri strumenti consoni per affrontare le barriere di mercato.
Altra attenzione dovrà essere posta a rimuovere gli ostacoli di natura non economica per la ristrutturazione degli edifici. Tanto da proporre per gli edifici con più di un’unità immobiliare, “l’eliminazione dei requisiti dell’unanimità nelle strutture di comproprietà o la possibilità per le strutture di comproprietà di beneficiare direttamente del sostegno finanziario”.
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