WCEF 2024: economia circolare impossibile senza uno sforzo collettivo

Come rendere indipendente la crescita economica dallo sfruttamento delle risorse naturali

La scienza parla chiaro: la produzione e il consumo eccessivo di materiali sono alla base della crisi climatica globale. Nel panel di apertura del World Circular Economy Forum (WCEF) 2024, realizzato in collaborazione con il Programma ambientale dell’ONU e l’International Resource Panel (IRP), ricercatori e leader mondiali hanno discusso su come riuscire a costruire un’economia futura equa e circolare.

L’estrazione e la lavorazione delle risorse naturali si traduce in effetti concreti sulla vita del nostro Pianta: in particolare, ha un impatto del 60% sul cambiamento climatico, del 40% sull’inquinamento ed è responsabile del 90% delle situazioni di stress idrico.

“I trend attuali mostrano che, se continuiamo così, entro il 2060 il consumo di materiali aumenterà del 60% rispetto ai livelli registrati nel 2020”, ha spiegato Janez Potočnik, co-presidente dell’IRP.

IRP WCEF 2024
Janez Potočnik, co-presidente dell’IRP

“L’utilizzo di risorse naturali pro-capite dei Paesi ad alto reddito è sei volte tanto di quello dei Paesi in via di sviluppo – ha continuato Potočnik –. Il loro impatto sulla crisi climatica è dieci volte maggiore dei Paesi a basso reddito”. In questo scenario, l’economia circolare dovrebbe essere impiegata come uno strumento per rendere indipendente la crescita economica dall’uso massiccio di risorse naturali.

Cinque consigli per una transizione sostenibile

Il modo migliore per lavorare sulla transizione a uno scenario più sostenibile è concentrarsi su cinque aspetti, ha spiegato Potočnik:

  • definire a livello nazionale e globale le modalità di utilizzo delle risorse naturali, all’interno del quadro della transizione green;
  • investire economicamente nell’uso responsabile delle risorse naturali;
  • il commercio deve diventare il motore che spinge i paesi ad un utilizzo più responsabile delle proprie risorse;
  • sensibilizzare sul consumo sostenibile;
  • definire dei modelli economici circolari, efficienti e a basso impatto ambientale.

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Un cambiamento che riguarda tutti

“Senza un’azione collettiva: queste sono solo belle parole messe su carta – ha dichiarato Ivonne Bojoh, CEO di Circle Economy –. Abbiamo bisogno di una significativa collaborazione internazionale”. Nel Circularity Gap Report 2024, si legge che l’economia circolare sta acquistando popolarità, ma ancora non riesce a raggiungere risultati concreti. Per farlo, suggerisce Bojoh, occorre creare delle norme apposite, reindirizzare l’economia verso un approccio sostenibile e, soprattutto, fare informazione sul tema.

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“Diffondere la conoscenza in materia, e formare degli esperti è fondamentale per implementare i processi di economia circolare”, ha aggiunto Vivianne Heijnen, Ministra olandese dell’Ambiente. I Paesi Bassi sono tra gli Stati che prima di tutti hanno cercato di orientare la loro economia in questo senso e che puntano a diventare completamente circolari entro il 2025. Tuttavia, “non possiamo farlo se restiamo isolati: abbiamo bisogno di lavorare in sinergia globale”, ha commento Heijnen.

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Ivonne Bojoh, Vivianne Heijnen, Al-Hamndou Dorsouma, Ambroise Fayolle

E non è soltanto in Olanda, ma anche in Africa, che i modelli di economia circolare stanno diventando sempre più diffusi: lo ha spiegato Al-Hamndou Dorsouma, Divison Manager della Banca africana per lo sviluppo. “Per di più, le banche sono incentivate a investire in questi modelli, perché anche loro fanno parte della comunità globale e, come tutti, sono esposte ai rischi del cambiamento climatico”.

Anche l’Unione europea si sta adeguando. “Puntiamo a far diventare la Banca europea per gli investimenti (BEI) una vera e propria Banca del clima”, ha aggiunto il vice-presidente della BEI Ambroise Fayolle. “L’innovazione è la chiave dell’economia circolare – ha concluso –. Dobbiamo avere fiducia e continuare a premere per il cambiamento”.


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Nata a Roma, laureata in relazioni internazionali e giornalista professionista. Interessata all’ambiente, alla transizione ecologica e al mondo che cambia, sempre con un occhio ai social network.