WasteIl waste management è “un settore molto importante per l’economia italiana, con un valore di produzione che nel 2019 è arrivato a 11,7 miliardi di euro per le maggiori 230 aziende del comparto”. Numeri in crescita sono stati registrati anche in termini di quantità di rifiuti gestiti, che, per le maggiori 120 imprese del gruppo analizzato, si è attestata 26,5 mln di tonnellate, con un aumento del 6,4% rispetto all’anno precedente. A scattare questa fotografia  è il ceo di Althesys Alessandro Marangoni, che ieri, ha illustrato, via web, i dati del rapporto annuale di Was – Waste strategy, il think tank dell’industria dei rifiuti e del riciclo di Althesys.

Waste management, un settore in evoluzione

Dalla ricerca è emerso come questo ambito industriale sia al centro di una fase di “profonda evoluzione“, che vede come elementi chiave “l’innovazione tecnologica” e la “convergenza settoriale” legata a filiere circolari.

Waste management, investimenti in crescita del 4,1%

Anche sul fronte degli investimenti, ha spiegato Marangoni, le top 120 del comparto registrano “segnali positivi, con un aumento del 4,1% nel 2019 rispetto all’anno precedente, pari 535 mln di euro”. Queste imprese hanno investito il 5,7% del loro valore di produzione, in aumento di mezzo punto percentuale rispetto al 2018. Questo dato sale invece al 12,5% per le aziende del segmento trattamento e smaltimento dei rifiuti. In generale il 60% di questi investimenti è stato impiegato per la realizzazione di nuovi impianti e per il miglioramento di quelli esistenti.

Il riciclo dei pannelli fotovoltaici

Altro tema chiave affrontato nel report è quello del riciclo dei pannelli fotovoltaici. In Italia c’è stata una diffusione fortissima dei pannelli fotovoltaici. “Abbiamo più di 800 mila impianti, di cui molti sono di piccole dimensioni”, ha spiegato Marangoni. “Il parco è relativamente anziano. L’installazione di una quantità rilevante di questi impianti è cominciata a partire dal 2008-2009. (…). Al 2019 risultavano attivi 16 consorzi che si occupavano di pannelli fv di cui però solo quattro specializzati in moduli professionali. Oggi parliamo ancora di una dimensione relativamente contenuta di questo settore, ma noi pensiamo che in futuro  le cose cambieranno radicalmente”. Lo studio ha elaborato su questa questione delle previsioni. “In base agli impianti installati negli anni scorsi e in base a un possibile scenario di crescita fissato dal Pniec – ha detto il ceo di Althesys è ragionevole pensare che dopo il 2030 ci sarà un picco di dismissioni estrementante rilevante. Anche se il mercato comincerà a crescere già prima”.

“Un tema sempre più importante”

Il tema è stato toccato anche da Paolo Arrigoni, membro della commissione Ambiente del Senato. Il mercato della gestione dei moduli a fine vita, ha detto, “esploderà” nel 2030, nonostante oggi sia ancora “contenuto”. Il Pniec, ha aggiunto, prevede infatti l’installazione di 30 gigawatt di nuovi impianti fotovoltaici, un obiettivo che subirà ulteriori incrementi alla luce dell’innalzamento dei target di riduzione di CO2 al 2030, su cui nelle prossime settimane le istituzioni UE dovranno trovare un accordo. In questo contesto si comprende come arriveremo ad avere “tonnellate di pannelli fotovoltaici che dovranno essere recuperati già tra 12-13 anni”. Si tratta di un tema che “avrà sempre maggior importanza” e su cui molte imprese si stanno già attrezzando attraverso la nascita di consorzi.

Verso una dimensione industriale

Tante le questioni emerse nel corso della mattinata. A rimarcare l’evoluzione del settore del waste management verso una “vera e propria dimensione industriale”  è stato Alessandro Bratti, direttore generale di Ispra. “Stanno entrando all’interno del settore dei rifiuti players di una certa dimensione e di un certo volume d’affari”, ha detto. L’arrivo di questi soggetti, ma anche il crescente numero di aggregazioni in un momento di difficoltà come quello attuale “deve essere visto con un grandissimo interesse, anche da un punto di vista ambientale”.

Rifiuti e energia

In questo contesto, ha inoltre sottolineato Bratti, un elemento “molto interessante” è il fatto  che si stia andando verso una fusione tra impiantistica inerente la chiusura totale e parziale del ciclo dei rifiuti e filiere industriali che riguardano sempre la produzione energetica molto stretta”.

Costruire condizioni di consenso

Il tema della dotazione impiantistica per la gestione dei rifiuti è stato affrontato anche da Chiara Braga, membro della commissione Ambiente della Camera. Su questo fronte, ha spiegato, è necessario adottare “soluzioni concrete”, affrontando la questione senza limitarsi alle criticità sull’autorizzazione degli impianti. Un aspetto importante è quello legato al “consenso locale e territoriale”. Nello specifico, credo che “costruire condizioni di consenso e conoscenza” sulla validità delle scelte tecnologiche relative a investimenti sugli impianti, evidenziando i benefici sia da un punto di vista economico, sia in termini di efficienza di servizio e di benefici ambientali, “debba essere un aspetto delle politiche di investimento delle aziende che operano nel settore“.

Un approccio concreto all’economia circolare

A parlare dell’importanza di un approccio concreto al settore del waste management è stato anche il sottosegretario al ministero dell’Ambiente Morassut. Un elemento chiave, ha spiegato è “proceduralizzare” la partecipazione ai grandi progetti. E’ necessario infatti, “tradurre in fatti” azioni che concretizzino i paradigmi dell’economia circolare. Il tutto attraverso “un’adeguata procedura di dibattito pubblico”. In assenza di questo passaggio si rischia di “fallire l’obiettivo”. Morassut ha inoltre parlato di end of waste, sottolineando, tra i tanti temi, anche come il decreto sul settore della carta sarà pubblicato presto in Gazzetta ufficiale.

Una visione integrata

A chiudere l’evento è stato l’intervento del presidente di Arera Stefano Besseghini che, tra i tanti temi, ha sottolineato anche l’importanza della ricerca nel settore della gestione dei rifiuti. “Io sono convinto – ha detto –  che sia un settore in cui abbia senso occuparsi ancora di ricerca, un elemento che non coincide esattamente con l’innovazione”. In quest’ottica è fondamentale promuovere un'”alleanza” tra  tutti i soggetti che operano nel settore dell’economia circolare. Il tutto nell’ambito di una “visione integrata”.

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Giornalista professionista e videomaker con esperienze in diverse agenzie di stampa e testate web. Laurea specialistica in Filosofia, master in giornalismo multimediale.