Un’economia realmente circolare per plastiche e bioplastiche

Mentre nel nostro Paese aumenta il riciclo delle bioplastiche, una ricerca internazionale propone un nuovo sistema di valutazione della circolarità.

circolarità plastiche
Lucia Rigamonti, ricercatrice del Politecnico di Milano.

“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. È quello che ci ha insegnato il chimico francese Antoine-Laurent de Lavoisier, ed è anche il principio su cui si basa l’economia circolare, che prevede la riduzione al minimo degli sprechi e il riutilizzo delle risorse.

Per quanto il concetto di circolarità sia divenuto un punto fermo nel dibattito pubblico, la sua accezione è ancora ampia e si rende necessario definirlo con precisione, superando l’uso di parametri e indicatori inadatti o difficilmente misurabili. È la tesi dei ricercatori Lucia Rigamonti (Politecnico di Milano), Ciprian Cimpan (University of Southern Denmark), Eleni Iacovidou (Brunel University di Londra) ed Eggo U. Thoden van Velzen (Wageningen University & Research).

Sette domande per analizzare il ciclo di vita di un prodotto

Nell’articolo pubblicato il 30 maggio sul Journal of Waste Management, i quattro ricercatori propongono una nuova scheda di valutazione della circolarità delle materie plastiche: si basa su sette semplici domande che coprono il ciclo di vita di un prodotto (produzione, utilizzo e fine vita) e che riescono a cogliere gli aspetti capaci di dimostrarne la sostenibilità.

circolarità materie plastiche
La nuova scheda di valutazione della circolarità delle materie plastiche.

“Le azioni attualmente volte alla circolarità rischiano di focalizzarsi eccessivamente su effetti superficiali, perdendo di vista i veri obiettivi dell’economia circolare”, sostengono gli autori dello studio. “Miriamo a dare il via a una discussione scientifica con l’obiettivo di capire come combinare al meglio le conoscenze scientifiche e la ricerca sui flussi di materiali, componenti e prodotti in tutta la società per raggiungere il più ampio obiettivo della sostenibilità, rimanendo al passo con le tempistiche imposte dal ritmo delle decisioni aziendali e politiche”.

I numeri legati al riciclo degli imballaggi in bioplastica

Le bioplastiche compostabili si inseriscono nel dibattito intorno all’impatto ambientale dell’industria della plastica. La quantità di imballaggi riciclati nei circa 155 impianti di trattamento italiani ha raggiunto, nel 2022, quota 60,7 per cento: dieci punti percentuali in più rispetto all’obiettivo fissato per il 2025. A renderlo noto è Biorepack, il consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in bioplastica compostabile, nella sua ultima relazione annuale.

dati Biorepack
La quantità di imballaggi riciclati nei circa 155 impianti di trattamento italiani ha raggiunto, nel 2022, quota 60,7 per cento.

218 le imprese consorziate, 3.777 i Comuni serviti, pari al 64,4 per cento della popolazione nazionale. “Questi numeri, indubbiamente positivi, devono però rappresentare solo un punto di partenza per raggiungere rapidamente ulteriori traguardi”, afferma il presidente di Biorepack, Marco Versari. “Le differenze di copertura regionale sono ancora troppo marcate, nonostante la raccolta differenziata dell’umido urbano (con all’interno le bioplastiche) sia obbligatoria in tutta Italia dal 1° gennaio 2022”. Le performance migliori sono quelle di Valle d’Aosta (100 per cento della popolazione coperta), Emilia-Romagna (99 per cento), Veneto (97 per cento), Toscana (94) e Puglia (93). Tuttavia, la percentuale di Comuni convenzionati con Biorepack oscilla tra l’81 per cento del nord-est e il 23 per cento delle isole.

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Accanto alle campagne di sensibilizzazione, il consorzio ha lanciato un progetto volto a individuare la fattibilità di un marchio di riconoscibilità che, in maniera univoca e immediata, possa comunicare l’esatto riciclo dell’imballaggio in bioplastica compostabile assieme ai rifiuti organici, con l’obiettivo di facilitare la distinzione di tali imballaggi. Infine, la piattaforma sviluppata con Assobioplastiche permette a cittadini e imprese di segnalare eventuali fenomeni illeciti.


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