Un Fashion Act per rendere la sostenibilità più che una moda

Atteso in primavera da New York il documento definito del Fashion Sustainability and Social Accountability Act. Francesca Rulli, Ceo di Process Factory, ideatrice di 4sustainability e autrice del libro Fashionisti consapevoli, ci spiega che impatto avrà sulle piazze della moda di tutto il mondo, a partire dall'Italia

La filiera della moda sta per affrontare un cambiamento radicale. È in arrivo da New York State il Fashion Sustainability and Social Accountability Act. Un regolamento che dalla piazza della moda americana avrà un impatto su tutti gli operatori di filiera.

“Aspettavamo da tempo che la normativa percepisse quella che è stata una spinta del mondo della moda già da dieci anni” spiega la con Francesca Rulli, Ceo di Process Factory, ideatrice di 4sustainability e autrice del libro Fashionisti consapevoli, a Canale Energia “soprattutto dei grandi brand. L’Act dovrebbe essere confermato in primavera e diventare operativo dal prossimo anno. Si tratta di una misura che calcola l‘impatto ambientale e sociale delle filiere produttive per renderle trasparenti”. In questo Act spiega la Rulli si valuta la ricaduta su tutta la filiera e sui fornitori delle scelte ambientali e sociali del business. “Tracciare l’impatto ambientale e sociale vuol dire mettere in evidenza come realizzo quel profitto e dare evidenza del comportamento di mercato degli operatori”. Una misura che fa viaggiare di pari passo la preservazione del nostro pianeta insieme alla dignità umana. “Veniamo da una storia molto orientata al profit” rimarca la Rulli “ma ora consumatori, istituzioni e finanza stanno cominciando a chiedere agli operatori di mercato di avere un’attenzione diversa alle altre due P: People e Planet. Non solo Profit.

Acqua, energia, sicurezza e salute dei lavoratori diventeranno sempre più presenti e tracciati.

In Italia siamo un paese avanzato con delle normative che ci portano a farci molte domande, ma è comunque necessario agire su formazione e cambio di mentalità anche in un paese come il nostro”.

Il Fashion Act conviene al sistema moda

Dobbiamo agire su fonti rinnovabili, scegliere dei macchinari a meno impatto ambientale, valutare processi ottimizzati invece che ripetuti” spiega la Rulli che sottolinea come l’Italia parte come l’Europa “ben predisposta” mentre in altri paesi “sicuramente c’è da fare un investimento più pesante da un punto di vista di imprenditoria privata”.

Nel medio lungo periodo la sostenibilità ambientale paga

Investire in sostenibilità ambientale significa se ben strutturato assicurarsi un ritorno su diversi parametri sia nella riduzione dei consumi e processi sia nella produttività delle persone. Inoltre, ricorda la Rulli le stesse fondi di finanziamento che siano bancarie che di partecipazione a bandi sono impegnate nel dimostrare di poter investire in progetti sostenibili. Senza contare che nelle valutazioni di ottimizzazione delle performance “dimostrano migliori risultati le aziende che sono rivolte a questa trasformazione”. Questo perché le aziende sostenibili risultano avere una “maggior resilienza e maggiori performance rispetto al mercato di cui il mercato ha interesse”.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.