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Un momento dell’evento

Il recepimento in Italia della direttiva europea sull’economia circolare potrà dare nuovo slancio al sistema consortile italiano, segnato da frammentazioni e disomogeneità? “Dal riordino della disciplina italiana possono derivare una serie di opportunità”, ha spiegato ieri a Roma Ilde Gaudiello, dirigente della Divisione III – Pianificazione, tracciabilità e vigilanza sulla gestione dei rifiuti al ministero dell’Ambiente, in occasione della prima giornata dell’Ecoforum di Legambiente “Rifiuti zero impianti mille”. Secondo il dirigente, “la disciplina italiana è nata con una visione sullo smaltimento e non sul recupero” ed tutt’ora segnata dalla mancanza di chiarezza per gli operatori e di sostegno alle imprese. Per la Gaudiello, la fase da migliorare con più urgenza nel ciclo dei rifiuti è quella del trattamento: “Stiamo cercando di riordinare i principi e le definizioni sull’end of waste”.

Un forte disorientamento sembra circolare, oltre che tra gli addetti ai lavori, anche all’interno della politica in merito all’emendamento approvato di recente circa la responsabilità sull’end of waste. “Potrebbe creare problemi a impianti che vedranno scadere l’autorizzazione all’esercizio”, ha sottolineato Chiara Braga (PD) della Commissione Ambiente alla Camera. La deputata ha parlato di una mancanza di coerenza della maggioranza, di una “politica instabile” incapace di dare “contezza di quanto sta procedendo” in Parlamento, ad esempio dei lavori sui tavoli tecnici attivati per lavorare al recepimento della direttiva sull’economia circolare. Il Parlamento, ha proseguito la Braga, era un luogo di dialogo e di discussione ma ora permette solo di marcare una forte distanza tra “chi scrive le regole e chi le deve applicare”.

L’Italia dei buoni esempi

Il settore sta crescendo nonostante l’incertezza politica e legislativa. “Il Cdc Raee è una best practice citata dalla Comunità europea”, ha ricordato il presidente, Giorgio Arienti. D’altro canto, però, “si è diffusa l’idea che c’è una miniera urbana e si è scatenata una caccia ai Raee da parte di operatori interessate alle materie prime”. Una “economia circolare incurante dell’ambiente”, come l’ha definita Arienti, “dannosissima”. Inoltre “abbiamo bisogno di norme fatte bene”, tra tutte il presidente cita “l’uno contro l’uno, scritto male con inutili adempimenti burocratici che di fatto frenano la raccolta” e “la legge di delegazione ferma da sei mesi al Senato”.

Altro esempio virtuoso portato in sala è quello di Ersu, società pubblica al 100 per cento che serve 112.000 abitanti della Versilia e dell’alta Toscana, presentata dal direttore generale Walter Bresciani Gatti. Un modello basato sul “risanamento dei rapporti con i consorzi della filiera” e sugli investimenti sul territorio. Si va dall’impianto di trattamento meccanico-biologico Tmb a quello per la valorizzazione di carta e vetro, dalla struttura per la valorizzazione di sfasci e potature a quella per i rifiuti spiaggiati: “Fino al 2014 non c’era l’end of waste e la sabbia per i rifiuti abbandonati andava nell’indifferenziato. Ora torna sulle spiagge”.

Dal 2016 la Cosmari, società pubblica che serve i comuni attorno a Macerata, nelle Marche, si è concentrata sul recupero dei rifiuti del terremoto. “Il tasso della differenziata è calata perché la maggior parte dei comuni serviti erano nell’area terremotata. Però la differenziata è stata utile per portare le persone alla quotidianità”. Nel parlare della strategia d’azione, Comari ha parlato dello spegnimento del termovalorizzatore e dell’apertura di impianti per il recupero e il trattamento dei rifiuti, incluso quello meccanico biologico. ”Questo impianto moderno è andato a fuoco, chissà come mai”, ha commentato il direttore generale Giuseppe Giampoli. “Siamo dovuti ripartire, ne costruiremo uno più grande che ci permetterà di selezionare il multimateriale: plastica, carta, cartone, acciaio e alluminio”. Anche la Cosmari è proprietaria di altri impianti: per lo stoccaggio degli oli vegetali esausti o delle batterie e per la produzione di compostaggio.

Alberto Ferro, presidente del consiglio di amministrazione Eco-Ricicli Veritas, attivo nell’area di Venezia, ha parlato dell’importanza di saper gestire la raccolta “per non interromperla” anche a fronte dei ritardi dei consorzi. Della raccolta e avvio a smaltimento degli oli vegetali esausti si occupano anche Itelyum e Conou come hanno spiegato, rispettivamente, l’ad Antonio Lazzarinetti e il vicepresidente Riccardo Piunti. Quelt’ultimo ha rimarcato la capacità del consorzio di “promuovere non solo crescita, ma anche cultura”.

Progetti futuri

Federico Poli, direttore generale di La Filippa, ha annunciato la realizzazione ad Alessandria di un progetto di discarica sostenibile: aerobica, con una bassa percentuale di  produzione di metano, sostenibile nel lungo periodo e integrata nel territorio. A conferma, come dichiarato a più riprese dagli altri relatori, che il buon modello di gestione dei rifiuti è composto dalla complementarietà di diversi sistemi.


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