Il Cic, Consorzio italiano compostatori compie trent’anni, un periodo lungo durante il quale si è reso protagonista delle politiche di valorizzazione dei rifiuti organici, sempre più strategici per tenere testa alla crisi delle materie prime. Tra i risultati ottenuti in questi primi 30 anni: oltre 100 milioni le tonnellate di rifiuti organici raccolte, trasformate in 35 milioni di tonnellate di compost, il che significa 65 milioni di tonnellate di CO2 equivalente evitate.
Come dichiarato in nota stampa da Filippo Brandolini, vicepresidente di Utilitalia: “La corretta gestione dei rifiuti organici è centrale per lo sviluppo dell’economia circolare nel percorso verso la transizione energetica e può contribuire a ridurre la dipendenza dall’estero e a fronteggiare la crisi di approvvigionamento delle materie prime”.
“Il Cic, ha continuato Brandolini, ha contribuito in maniera decisiva allo sviluppo e alla crescita del settore, con la quale Utilitalia e le imprese associate portano avanti da anni un rapporto di proficua collaborazione”.
I target europei prevedono il raggiungimento del 65% di riciclo al 2035 e l’utilizzo della discarica per una quota inferiore al 10%.
“Alla luce dell’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti organici entrato in vigore all’inizio di quest’anno, l’ulteriore sviluppo dell’intera filiera anche dal punto di vista impiantistico sarà fondamentale per consentire al Paese di centrare quegli obiettivi”.
Un futuro, come ha evidenziato il vicepresidente di Utilitalia, che continuerà a vedere la produzione contestuale di energia (biogas e biometano) e compost come elementi complementari: “Si tratta, d’altronde, di un valore aggiunto recentemente confermato dalla proposta di Programma nazionale per la gestione dei rifiuti, nonché dalla Tassonomia europea”.
Sfruttando appieno il potenziale di produzione di biometano da rifiuti organici, si potrebbero ridurre di oltre il 3% le importazioni di gas dalla Russia e soddisfare le necessità energetiche di circa 950mila famiglie. Inoltre, il compost prodotto dagli impianti è fondamentale per l’agricoltura, perché in grado di restituire sostanze organiche ai terreni.
“Si tratta, conclude Brandolini, di un prodotto nazionale e rinnovabile, che aumenta la fertilità dei suoli, sicuro e certificato, di qualità confrontabile a quella dei prodotti di importazione di origine fossile o sintetica, come dimostrato da vari autorevoli studi e, ancora più utile in una fase di crisi di approvvigionamento aggravata dal conflitto in Ucraina, e rispetto al quale il Consorzio italiano compostatori svolge una fondamentale funzione di garanzia”.
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