I rifiuti tessili rappresentano un vero e proprio tesoro nascosto nell’armadio. Non a caso Ecomondo ha dedicato un’area alla filiera del recupero e riuso di questo materiale.
Diverse sono le sfide del comparto anche in vista dei nuovi obiettivi europei. Quella del tessile è una filiera di grande interesse anche per il mercato a cui guarda, si tratta di una filiera che ha la possibilità di ottimizzare le raccolte a livello globale.
Considerato l’inquinamento che può produrre la realizzazione tessile e il suo smaltimento, il recupero e riuso di questo prodotto è decisamente strategico per la qualità ambientale globale.
Identikit del rifiuto tessile
Innanzi tutto chiariamo cosa sono i tesori nell’armadio costituiti dai rifiuti tessili. “Parliamo di abbigliamento e di tessili per la casa” chiarisce ai microfoni di Canale Energia Andrea Fluttero, presidente Unirau, Unione Imprese Raccolta Riuso e Riciclo Abbigliamento Usato. “Si tratta di rifiuti urbani prodotti dalle utenze domestiche, dalle scarpe ai cappelli, alle gonne alle cinture e alle borse. Il riciclo è la sfida dei prossimi anni ma è molto difficile. Mentre sul riuso siamo avanti in Italia”. Il nostro Paese vanta una leadership a livello europeo nella selezione e riuso del tessile.
Il riciclo invece rappresenta ancora una sfida tecnologica. Come sottolinea Fluttero bisogna essere in grado di garantire anche la salubrità dei capi a contatto con la pelle.
Una competizione tra second hand e super fast fashion
L’Europa ha come obiettivo l’andare verso prodotti tessili più durevoli, riparabili e riciclabili. In netto contrasto con la produzione scadente del fast fashion. Questo vuol dire agire sul modello di mercato, cambiando quanto viene immesso nella vendita, spiega Fluttero. Altro step è migliorare la raccolta che comunque non è da poco: “Oggi si raccolgono 160mila tonnellate di tessili in Italia”.
Non siamo di fronte a impianti che gestiscono o smaltiscono rifiuti, ma di imprenditori che comprano le raccolte differenziate per fornire la loro rete di clientela. Ci sono selezionatori in ogni paese. “I mercati africani ad esempio comprano molto usato europeo e italiano, in concorrenza con il super fast fashion cinese“. In questi mercati c’è chi “deve poter scegliere tra super fast fashion nuovo e buon usato italiano”.
Una filiera che ha alcune complessità come ad esempio il non poter sostare a lungo nei depositi per evitare il deperimento della materia stessa. Tutte questioni aperte sul tavolo su cui, si augura Fluttero, nell’attuazione della direttiva europea si tenga il dovuto conto.
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