A ridosso dalle festività natalizie in cui si parla di produzione di rifiuti date da carte da regalo e perché non da regali non graditi è interessante sempre guardare con cognizione al riciclo dei rifiuti.
La percentuale di ricorso alla discarica è ancora molto alta in Italia circa il 20%. Il doppio rispetto a quanto prevede l’Europa. Uno dei punti su cui lavorare maggiormente lo sviluppo impiantistico della termovalorizzazione. Cosa accadrebbe se utilizzassimo gli impianti di termovalorizzazione su tutti i rifiuti che non possono essere avviati a recupero di materia. Marco Farina responsabile valutazione e sviluppo progetti A2A AMBIENTE S.P.A. ne ha parlato nel corso della XVI Conferenza nazionale organizzata dagli Amici della Terra a Roma lo scorso dicembre. Lo abbiamo raggiunto per approfondire questo tema.
“Si potrebbe arrivare nel 2035 a trattare circa sette teravattora di energia elettrica che è pari per esempio al circa il tredici per cento dell’importazione di energia elettrica dell’Italia nel duemilaventitré” spiega. Questo sarebbe possibile se si utilizzasse quella percentuale di rifiuti che oggi sono destinati a discarica.
“A volte ci si dimentica che l’economia circolare è una economia e che porta ricchezza e crescita economica quindi il vantaggio di produrre nuovi prodotti da rifiuti è anche un modo per valorizzare risorse”. Un tema delicato su cui in passato “è quasi caduto un governo per un termovalorizzatore ma di dovrebbe trattare di questi argomenti più che in chiave politica in chiave scientifica” rimarca Farina.
La stessa produzione di energia termica ha come altro vantaggio la decarbonizzazione. Lo stesso riuso del calore evita la dispersione dello stesso in ambiente e genera un nuovo valore. “Inoltre un grande impianto e una grande rete di teleriscaldamento è più semplice da controllare”. Un esempio su cui A2A può vantare l’esperienza allora innovativa di una città come Brescia.
End of waste
End of waste, materiali che derivati dai rifiuti non sono più tali e sono recuperabili. Su questo anche la termovalorizzazione ha il suo corso. Ad esempio con la produzione di polveri per uso edile “si tratta di una sabbia artificiale e di sali usabili ad esempio per il manto stradale”
A volte le tempistiche autorizzative sono molto lunghe. “In un progetto abbiamo impiegato quattro anni. Il che anche dal punto di vista tecnologico può essere demotivante“. Su questo è importante lavorare con gli enti locali per cercare di illustrare in modo completo e onesto l’impatto perché con conoscenza e partecipazione è più facile superare i timori.
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