Tavolo sulla moda, transizione ecologica e trasformazione digitale fra le principali sfide

I commenti di Cgil, Filctem e Italian Exhibition Group (Ecomondo)

È stato convocato oggi (6 agosto), dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), un tavolo sulla moda, per discutere della crisi della filiera e delle possibili soluzioni. L’intero settore manifatturiero – il terzo in Italia – manifesta infatti grosse difficoltà, evidenziate da “un ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali (+67,6% nel tessile abbigliamento), sia nel comparto industriale sia in quello artigiano”.

A sottolinearlo sono Cgil e Filctem, secondo le quali “non è più procrastinabile lo sviluppo di politiche industriali che comprendano interventi decisi all’insegna della sostenibilità ambientale, economica e sociale, con interventi mirati al sostegno della riconversione ecologica delle imprese maggiormente impattanti dal punto di vista ambientale”.

L’impronta ecologica dell’industria della moda

A livello globale, infatti, l’industria della moda consuma ogni anno 93 miliardi di metri cubi d’acqua, è responsabile del 20 per cento dell’inquinamento delle acque potabili della Terra e del 10 per cento delle emissioni di CO2. Meno dell’1 per cento dei rifiuti tessili viene riciclato, a fronte di una produzione massiccia: solo in Italia, nel 2022, ne sono state prodotte 160mila tonnellate, stando all’Ispra.

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A ricordarlo sono gli organizzatori di Ecomondo, manifestazione di riferimento nell’ambito dell’economia circolare che, quest’anno, si terrà dal 5 all’8 novembre. Le aziende di moda sono invitate a partecipare per confrontarsi sulle prossime sfide che dovranno affrontare, dall’introduzione dei Regimi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) per i prodotti tessili nell’UE, all’obbligo di raccolta differenziata per i prodotti tessili dal 2025. Un possibile incentivo alla circolarità del settore potrebbe derivare dall’introduzione di regimi minimi di fibre riciclate in tutti i nuovi prodotti, secondo Italian Exhibition Group.

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L’importanza della formazione e della valorizzazione della forza lavoro

“Sono necessari investimenti specifici sulla filiera e sui distretti che favoriscano anche l’aggregazione di impresa, progetti di valorizzazione energetica e, in maniera netta, interventi in tema di contrasto all’illegalità, al lavoro nero, al dumping contrattuale, ai fenomeni di sfruttamento e alla gravissima piaga della contraffazione a favore della buona e piena occupazione, a partire dalla salute e sicurezza sul lavoro”, aggiungono Cgil e Filctem, riportando l’attenzione sul tema della sostenibilità sociale. Altre tematiche importanti, secondo le organizzazioni, sono la trasformazione digitale del settore e la formazione delle necessarie figure professionali.

“Riteniamo inoltre che sia giunto il momento di rinnovare i contratti collettivi nazionali ancora aperti, al fine di tutelare il potere d’acquisto alle lavoratrici e ai lavoratori interessati. Al Governo abbiamo chiesto e continueremo a chiedere: acquisizione per i lavoratori delle idonee abilità per svolgere mansioni diverse o per migliorare quelle già utilizzate; ulteriori agevolazioni per la crescita delle imprese dal punto di vista dimensionale; soluzioni utili a far rientrare quelle imprese che hanno delocalizzato all’estero; applicazione delle più moderne tecnologie, utili a certificare il prodotto di settore e la buona e sicura occupazione; promozione della riconversione green delle filiere e sviluppo di piattaforme nazionali per il riciclo, riuso e smaltimento dei prodotti tessili; agevolazioni nell’acquisto di prodotti sostenibili”, concludono Filctem Cigl, Femca Cisl, Uiltec Uil in una nota congiunta, commentando quanto emerso durante l’incontro al MIMIT.


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