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Studiare le tartarughe marine nel Mediterraneo per comprendere quale sia l’impatto del marine litter sulla fauna marina e più in generale sull’intero ecosistema. E’ quello che è stato fatto nell’ambito del progetto europeo INDICIT che coinvolge l’Ispra insieme a partner internazionali di Grecia, Spagna, Canarie, Azzorre, Francia, Tunisia e Turchia. i risultati dell’analisi sono stati diffusi in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente che si tiene oggi. L’iniziativa quest’anno ha, infatti, come tema portante proprio l’inquinamento della plastica in mare.

I risultati

Dalle analisi eseguite nel corso di un anno su 611 tartarughe(187 vive e 424 morte rinvenute sulle spiagge) è emerso che il 53% degli esemplari aveva ingerito plastica. “Tra le tartarughe morte, il 63% aveva plastica nell’apparato digerente, mentre tra quelle vive è stata rinvenuta nelle feci nel 31% dei casi”, spiega una nota. Lo studio mostra inoltre come gli oggetti di plastica si spostino da un mare all’altro anche su grandi distanze per mezzo delle correnti marine. Questo da sì che nello nello stomaco di tartarughe spiaggiate in Italia sia stato rinvenuto l’involucro di uno snack francese, insieme a cannucce, tappi, lenze e ami.

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Le altre iniziative di ISPRA

Il progetto INDICIT è solo una della iniziative di studio sulla plastica in mare promosse da ISPRA. Tra quelle più recenti c’è,  il progetto Plastic Busters MPA che monitora gli effetti, ancora poco noti, delle macro e microplastiche nelle aree marine protette del Mediterraneo.  Medsealitter, un altro progetto, mira invece a individuare i macro-rifiuti galleggianti attraverso l’uso di droni, aerei, osservazioni a bordo di piccole navi e traghetti, al fine di valutare l’efficacia degli strumenti normativi sulla riduzione della plastica.


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